Il nemico in casa
- Autore: Martin Nemo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Una potente Marina, tradita dal doppio gioco di ufficiali venduti al nemico: è una tesi disonorevole, che negli anni ’50 e ‘60 ebbe tantissimo spazio nella cronaca giornalistica e nella saggistica. Raramente ha costituito però la trama di un romanzo di storia, d’azione e di spionaggio, come quello che un autore che si firma Martin Nemo ha pubblicato per la casa editrice romana IBN, nella collana Pagine Militari.
“Il nemico in casa. 1942: la vittoria mancata” (ottobre 2018, 292 pagine, 16 euro) è un testo narrativo e come tale risulta una proposta di contenuto insolito per l’Istituto Bibliografico Napoleone, specializzato in manuali di tecnica e navigazione aeronautica o di modellistica, oltre che in volumi di storia militare, attenta in particolare a temi delle due grandi guerre del ‘900.
È il secondo conflitto mondiale lo scenario del romanzo di Nemo, guerra in mare, condotta dalla nostra flotta, considerata fino allo scoppio delle ostilità una temibile potenza navale, soprattutto per la numerosa componente sommergibilistica, ma presto ridimensionata, fin dai primi mesi di attività nel Mediterraneo, dall’aggressività britannica, dalla superiore capacità operativa e disponibilità di riserve dell’avversario, quello sì davvero possente. La Home Fleet era accorsa in forze nel Mare Nostrum, dove poteva vantare il controllo di tre formidabili punti d’appoggio: lo stretto di Gibilterra, l’isola di Malta al centro e il porto di Alessandria d’Egitto.
L’autore premette che le vicende raccontate sono ispirate dalla vulgata del sabotaggio dello sforzo bellico italiano da parte di alti ufficiali al vertice delle forze armate. Per quanto riguarda la Marina, tanti sospetti di collaborazione col nemico sono venuti meno quando alla fine degli anni ‘70 è caduto l’inaccessibile segreto militare mantenuto dagli inglesi sul Sistema Ultra, che aveva consentito di decrittare tutti i messaggi che i comandi tedeschi si scambiavano con una macchina cifratrice, Enigma, che ritenevano inattaccabile. Era stata presto violata e così Londra conosceva in chiaro tutte le comunicazioni germaniche che in modo pignolo puntualizzavano anche gli spostamenti delle unità della nostra Marina, perfino le coordinate degli appostamenti di sommergibili.
Per i britannici, arrivare e colpire era come andare ad un appuntamento.
Nel romanzo, trama e personaggi sono di pura fantasia e non fanno riferimento a persone realmente esistite. Gli eventi storici sono quelli autentici invece e nell’esatta sequenza cronologica. È come leggere un libro di storia del 1942, con l’eccezione di due licenze narrative: l’agguato di sommergibili italiani al largo di Gibilterra (fantascienza, visto il totale controllo di quelle acque da parte della flotta inglese) e uno scontro aeronavale nel Tirreno. Inventati anche i nomi dei sommergibili Ferrarin, X5, X7, X8 e le loro imprese.
Sull’Arturo Ferrarin, un battello oceanico molto moderno, è imbarcato un giovane ufficiale fresco di nomina, Giulio Balestrier, un guardiamarina alla prima missione, motivato a fare per intero il suo dovere, senza alcuna riserva.
È la fine del 1941, gli Stati Uniti d’America sono appena entrati nel conflitto contro l’Asse e tutti nella Regia Marina sanno che se le cose dovessero andare per le lunghe l’Italia non potrà mai arrivare al successo contro quella potenza industriale. C’è un’altra considerazione che angustia Giulio: nel Mediterraneo la Marina italiana arrancava, mentre avrebbe dovuto schiacciare l’avversario con la sua superiorità numerica tanto in superficie che subacquea. Avrebbe dovuto avere la meglio in pochi mesi, non stare a contare perdite pesanti giorno dopo giorno e a registrare gli esiti inconcludenti o negativi di pochi scontri navali. È una considerazione imbarazzante per i componenti di quella che veniva classificata come la quarta forza navale nel mondo.
Non ne parliamo del fronte russo, dove il fante Antonio Rodon deve stringersi nel suo equipaggiamento insufficiente contro i rigori dell’inverno e misurarsi con l’ostinazione dei soldati sovietici e l’efficienza dei veloci carri armati T34 con la stella rossa.
Tornando a Balestrier, è il modello dell’ufficiale subalterno di Marina: bel giovane, bella divisa, un fascino irresistibile che attira le donne, considerato lo sciame di spie profumatissime, al servizio di tanti Paesi, che ronzano intorno a stellette e galloni. Fatto sta che nell’oceano il Ferrarin viene affondato dai britannici e il guardiamarina è tra i superstiti. La mamma è inglese, lui conosce bene la lingua, è il soggetto giusto per certe proposte da parte dello spionaggio avversario. La convinzione del giovane è che se l’Italia è destinata a perdere che lo faccia con onore e non sfugge a chi lo interroga a Gibilterra. Gli propongono il trasferimento in Inghilterra, per essere addestrato ad aiutare i britannici a gestire la rete di agenti in Italia. La collaborazione verrebbe adeguatamente compensata alla fine della guerra, e si tratterebbe di aiutare l’Italia ad uscire dignitosamente di scena. Ma Balestrier obietta che gli chiedono di tradire il suo Paese.
Nel complesso, Martin Nemo offre il suo romanzesco punto di vista sulle trame e le dinamiche del buono o cattivo gioco - secondo i punti di vista - dello spionaggio a danno dell’Italia fascista.
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