Il manoscritto inesistente. I «Protocolli dei savi di Sion»
- Autore: Cesare G. De Michelis
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
L’antisemitismo è sempre stato un tema scottante, ma oggi come oggi è tornato più che mai prepotentemente alla ribalta a causa del precipitare della situazione in Palestina. La considerazione degli ebrei da parte degli altri popoli è al minimo storico: basta farsi un giro sui social per averne l’esatta misura. Al di là della situazione politica e del comportamento spesso scellerato dei governi, dovrebbe essere chiaro il concetto che “l’uomo della strada” spesso non è assolutamente d’accordo con le scelte dei governanti: perché, quindi, questo razzismo così radicato e duro a morire verso un popolo che, fra l’altro, ha attraversato la più spaventosa tragedia che la storia ricordi?
Volendo approfondire la questione e cercare di dare una risposta a tale domanda, è impossibile prescindere dai cosiddetti “Protocolli dei savi di Sion”. Si tratta di un documento scaturito da una serie di riunioni segrete, tenutesi a Basilea nel 1897 in occasione di un congresso sionista. In esso viene riassunto il piano degli ebrei per arrivare alla dominazione del mondo, attraverso l’utilizzo dell’alta finanza e degli attentati terroristici. Ce n’è abbastanza per scatenare l’opinione pubblica contro gli ebrei senza se e senza ma… In realtà, però, in questa storia c’è effettivamene un enorme “ma”: questi protocolli non sono altro che il più clamoroso falso storico mai esistito.
Ancora oggi le sue origini sono incerte: si ritiene sia stato creato dall’Ochrana, la polizia segreta zarista, con il preciso scopo di diffondere l’odio antisemita. Pare che la prima stesura sia opera di Sergej Aleksandrovič Nilus, sedicente mistico e cortigiano dello Zar Nicola II, che utilizzò il testo come parte di un complotto di corte. In realtà, la fonte principale era uno scritto del 1864 di Maurice Joly: una pesante critica di Napoleone III. Oltre a ciò, vi sono evidenti plagi di altre opere letterarie assolutamete non correlate in alcun modo al popolo ebraico. Già nel 1921 il “Times” di Londra aveva smascherato il falso; nonostante ciò, i protocolli continuarono a circolare e a essere considerati degni di fede, in uno stato di cose che persiste anche al giorno d’oggi. Perché succede questo?
Un’idea che è stata più volte ribadita è che i protocolli siano, sì, falsi, ma verosimili: vi è chi ritiene che gli ebrei, anche se non materialmente autori del documento, ne condividano comunque il contenuto. Vero è che, leggendoli, si può rimanere colpiti dalle analogie delle minacce in essi contenute con la situazione mondiale odierna, ma un bravo scrittore distopico, non necessariamente ebreo, avrebbe potuto facilmente comporre un testo del genere, talmente esagerato da suonare falso anche a una lettura superficiale. E perché mai, ha fatto notare Umberto Eco in tempi più recenti, un popolo dovrebbe parlare di sé stesso in termini tanto dispregiativi? Solo una voce esterna potrebbe farlo. Eppure, ancora oggi la propaganda antisemita fa circolare questi protocolli e li contrabbanda come autentici. Facciamoci qualche domanda, ogni tanto.
Il manoscritto inesistente. I «Protocolli dei savi di Sion» di Cesare G. De Michelis, pubblicato da Marsilio nel 1998, non è facile da leggere, in quanto non rappresenta una spiegazione o una critica del testo ma cerca, per quanto possibile, di rispondere al quesito sulla sua origine. L’autore ricostruisce le varie versioni ed edizioni dei protocolli, cercando di tirare le fila di una rete estremamente complicata di invenzioni e bugie che si collegano fra di loro e si smentiscono a vicenda. Si tratta di un testo di approfondimento indirizzato a chi è veramente interessato ad andare a fondo della questione. Il testo dei protocolli, ovviamente, si trova in appendice.
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A chi sia veramente, profondamente interessato alla materia e disposto a leggere un saggio molto impegnativo.
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