Il primogenito dei Ferchaux
- Autore: Georges Simenon
- Casa editrice: Adelphi
Prima di leggere questo romanzo, il lettore si troverà dinanzi a una cosa rara in tutti gli altri libri di Simenon: un’introduzione dell’autore che, in un breve racconto di stampo giornalistico (Simenon era stato cronista in gioventù, a Liegi), ci mette a giorno di un caso di cronaca avvenuto durante gli anni ’30, quando la Parigi del mondo finanziario viene travolta dallo scandalo che coinvolge la ditta dei fratelli Ferchaux, giunti in Africa verso la fine dell’800 da clandestini e nel corso degli anni divenuti, non si sa esattamente come, uomini influentissimi. Dei due quello che frequenta il bel mondo è il minore, Emile, da molti anni ormai rientrato in Francia mentre il maggiore, Dieudonné, rientrato da poco e perseguito per l’uccisione di tre uomini di colore in Africa, si è ritirato in Normandia. E pressappoco da questo momento che entra in scena il vero protagonista della storia, Michel Maudet, un giovane uomo senza alcuna qualità in particolare ma che nutre grandi ambizioni per raggiungere le quali, non bada molto al sottile. Michel diventa il segretario di Dieudonné Ferchaux, un uomo duro, poco incline al rapporto con gli altri e, in un primo momento, venuto a conoscenza dell’identità del suo padrone, alimenterà nei suoi confronti una soggezione e stima fortissime, tanto da spingerlo a mentire circa l’esistenza di Lina, la sua giovane moglie che lo attende di nascosto in una pensione nei paraggi della villa in cui il primogenito dei Ferchaux si è esiliato, al fine di costruire con lui un rapporto esclusivo. Ma lo scandalo imperversa e Dieudonné rischia seriamente di essere condannato; scoperta l’esistenza di Lina i tre si rifugeranno a Dunkerque, da dove con le sue rivelazioni Ferchaux mette a dura prova i suoi nemici di Parigi i quali riusciranno a spuntarla e a chiederne l’arresto, costringendolo a fuggire dalla Francia. Michel lo segue, decidendo su due piedi di abbandonare Lina alla sua sorte per seguire quella che ritiene essere la sua fortuna: il vecchio Ferchaux. I due trovano dopo molte vicissitudini riparo a Panama. Qui i rapporti si invertono: è Dieudonné ad avere un disperato bisogno del suo segretario che per contro, prende coscienza del suo potere e stanco di condurre un’esistenza che ritiene non essere alla sua altezza, deciderà di prendersi ciò che gli spetta.
Tutto il romanzo è, forse per la prima volta, incentrato sul rapporto tra due uomini, le donne sono qui nulla più che un contorno e, a differenza di altri casi, in totale balia degli uomini, non ne causano né la rovina, né il successo. Il legame che unisce Dieudonné e Michel è una sfida fin dal primo momento, una sfida che Dieudonné, profondo conoscitore della natura umana, sa dal primo momento che perderà. Egli sa che Michel, per lo più privo di qualità, capace sì di dedizione ma al tempo stesso animato da una profonda crudeltà, al momento venuto non avrà scrupoli e così durante l’ultimo periodo della vita Dieudonné, che ha vissuto nella giungla per tanto, senza bisogno di compagnia, si affiderà del tutto a quello che diverrà il suo carnefice, mettendo il lettore nella condizione di provare pietà per quest’uomo che nella sua vita, pure è stato crudele.
Il primogenito dei Ferchaux (Biblioteca Adelphi Vol. 427)
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