La fattoria del Coup de Vague
- Autore: Georges Simenon
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2021
La fattoria del Coup de Vague (Adelphi, 2021, titolo originale Le Coup de Vague, traduzione di Simona Mambrini) di Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989), scritto nel 1938 a Beynac, in Dordogna, e apparso dapprima a puntate sul settimanale “Marianne”, poi in volume nel febbraio del 1939, fu pubblicato per la prima volta in Italia negli Oscar Mondadori nel 1969, con il titolo Le zie, tradotto da Francesco Rigamonti.
“Tutto funzionava all’unisono come un meccanismo ben congegnato. La striscia chiara di cielo si allargava e il mare si ritirava lentamente, scoprendo aree sempre più ampie di melma, di sabbia rossastra e di rocce”.
Erano le ostriche e le cozze a sfamare Jean, un ragazzone alto e robusto di quasi trent’anni e le due zie, Hortense ed Émilie. La fattoria del Coup de Vague, dove zie e nipote vivevano, era quasi irreale, una casa rosa, di un rosa troppo intenso, con un filo di fumo che prolungava il comignolo al di sopra della spiaggia di ciottoli, dove di lì a poco i carretti avrebbero ripreso contatto con la terraferma. Mare, terra e cielo, erano le tre perfette coordinate che regolavano la vita tranquilla e abitudinaria degli abitanti della fattoria. Due donne anziane un po’ tiranne e dispotiche, i cui frutti di mare da loro coltivati arrivavano fino in Algeria, e un uomo ormai adulto, che non si decideva a crescere, che Fellini avrebbe definito “vitellone”, perso dietro la propria motocicletta, le partite a biliardo con gli amici e le giovani donne da conquistare. Intanto il mare seguiva il suo percorso, ritirandosi placidamente al largo per poi tornare indietro, senza fretta, orlato da una frangia di schiuma bianca, che gorgogliava come un ruscello. Ma, come la natura insegna, un “coup de vague”, un colpo d’onda, poteva essere sempre in agguato. Marthe Sarlat, figlia di Justin Sarlat, ex sindaco, definito da zia Émilie come un buono a nulla, che passava le giornate al caffè a giocare a carte, aspettava un bambino da Jean. C’era il forte rischio che Jean dovesse sposarsi, sempre se le provvide zie non avessero pensato a regolare la faccenda a modo loro.
“L’hai costretta ad abortire, è così?”
Fanghiglia a Honfleur (1917) di Félix Vallotton è il suggestivo olio su tela scelto per la copertina del volume Adelphi. E fango in questo romanzo ce n’è a iosa, non solo accanto all’ostrica che vive sui fondali costieri, fino a una profondità di 40 metri, appoggiata sul fango o attaccata alle rocce. Una fanghiglia composta da menzogne, ricatti, rancori mai sopiti e sottili ferocie. In una crudele vicenda come quella raccontata dal maestro belga, con protagonista la falsa rispettabilità piccolo-borghese di provincia, vicino a La Rochelle, c’è sempre il capro espiatorio, la persona che paga per tutti. Perché quando il colpo d’onda si ritira, è così rassicurante tornare ad ammirare il mare calmo, all’ombra di “due autentiche megere”.
La fattoria del Coup de Vague
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