I sotterranei del Majestic
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: Adelphi
“Plebeo fino all’osso, anzi fino al midollo, Maigret provava ostilità verso tutto ciò che lo circondava lì al Majestic …” (Pag. 92)
Un commissario di polizia di Parigi è costretto a indagare in qualsiasi punto della città. Potremmo pensare a una polizia abituata alle periferie, a delitti compiuti in posti infimi.
L’Hotel Majestic, nel centro di Parigi, è uno dei luoghi più raffinati e borghesi ma altrettanto snob e boriosi, in cui lo scrittore Georges Simenon ha obbligato il Commissario Maigret a investigare: I sotterranei del Majestic (Adelphi, Milano, marzo 2012.)
Come spesso accade nei racconti di Maigret, Simenon utilizza una funzione metaforica all’ambientazione. L’assassinio non accade, infatti, in una bella suite dell’hotel ma nel sotterraneo, dove centinaia di dipendenti lavorano, in un locale spartano, per lo sfarzo dei piani superiori.
La storia è divisa da due mondi:
- uno nel seminterrato, formato da cuochi, camerieri, baristi.
- l’altro è composto da gente ricca, in viaggio con famiglia e un seguito di maggiordomi, domestici e vive in eleganti stanze.
Maigret è frastornato da tanta opulenza e manifesta un disagio profondo. Preferisce gli scantinati pieni di persone umili.
La dicotomia di Maigret è contenuta nei suoi scatti d’ira, rapidi ma istintivi. Non riesce a comprendere le falsità di un mondo basato sull’esteriorità, al cui estremo, come calpestata, vive rintanata una città di poveretti.
Simenon ci conforta con un linguaggio ricco di lentezza e precisione, soprattutto nella descrizione dei personaggi e degli ambienti. Tanta pacatezza è sinonimo di tensione: è come l’uso del ralenti nel cinema per aumentare la sensazione della velocità.
Se all’interno dell’albergo le due realtà sociali si confrontano, all’esterno nella sua Parigi Simenon mette, con le sue doti di scrittore meteorologico, il commissario a suo agio.
Lo scrittore rappresenta il freddo, la nebbia come essere umani, come parte integrante essenziale della vita della città, senza la quale Parigi non esisterebbe:
“Sulla porta fu investito … da una folata d’aria fredda e umida. Sebbene non avesse piovuto, in certi punti la strada era bagnata; ma chi stava dormendo dietro le persiane chiuse probabilmente avrebbe conosciuto soltanto una tiepida giornata di sole.” (Pag. 12)
La conclusione morale di Maigret è precisa e determinata. Egli non consente discriminazioni.
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