Pioggia nera
- Autore: Georges Simenon
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
Georges Simenon, autore non solo di gialli e di noir che hanno segnato un’epoca, ma anche di straordinari romanzi di atmosfera, scrisse “Pioggia nera” nel 1939, alle soglie del luttuoso evento bellico: di quell’epoca tragica e oscura rimangono in questo racconto il senso opprimente di un grigiore non solo atmosferico, ma anche politico, sociale, familiare. Come sempre maestro nella descrizione di ambienti e personaggi, Georges Simenon tratteggia qui una storia circoscritta nell’ambito ristretto di un nucleo parentale, letta attraverso gli occhi di un bambino di sette anni, Jérôme Lecoeur, figlio di piccoli commercianti di tessuti, proprietari di un negozio di stoffe in una cittadina della Normandia.
Jérôme vive nel soppalco dell’appartamento dei genitori, osservando dalla finestra con ostinata curiosità la pioggia sporca che batte sulla tettoia di zinco sottostante, la piazzetta del mercato animata da personaggi folcloristici o patetici, e soprattutto il piccolo dirimpettaio Albert, silenzioso e malaticcio, con cui scambia sguardi di muta solidarietà.
Improvvisamente, la sua tranquilla esistenza di figlio unico, affettuosamente protetta dai due genitori indaffarati nel loro lavoro ma premurosi e attenti, viene sconvolta dall’arrivo della settantaquattrenne zia del padre, una megera strabordante di cattiveria e adipe, baffuta, ansimante e sporca, che impone la sua ingombrante presenza in cambio dell’aleatoria promessa di un futuro lascito ereditario. Zia Valérie tormenta il nipotino con sadismo, costringendolo ad ascoltare le sue lamentele e i suoi negativi apprezzamenti su ogni accadimento esterno ed interno alla famiglia:
“Lei odiava me e io detestavo lei… Per certi aspetti aveva la mia stessa età. Quando litigavamo, per esempio, lei non litigava con me come un adulto con un bambino, ma come un bambino con un altro bambino. E anche a tavola sbirciava il mio piatto per assicurarsi che mia madre non mi avesse servito un pezzo migliore del suo!”.
Il rapporto tra la “vecchia foca” e Jérôme si nutre di dispetti e sadismi reciproci, sfociando addirittura in una insofferenza ideologica, quando il bambino prende istintivamente le parti dei compaesani più umili, costretti a vivere di piccoli espedienti, o dei rivoltosi che con le loro proteste e gli scioperi reclamano una maggiore giustizia sociale. Il contrasto tra la mamma, dolce e laboriosa, continuamente umiliata dalle pretese domestiche della zia e dai suoi maligni commenti sulla cucina e sull’arredamento della casa, si acuisce quando tutto il quartiere rimane coinvolto nella spietata caccia a un terrorista anarchico da parte della polizia. L’intimorito sentimento di pietà umana di Jérôme e dei genitori per il fuggiasco si scontra con il crudele rigore dell’anziana Valérie, ferocemente ostile a qualsiasi rivendicazione politica, al punto da esibire la sua trionfante soddisfazione per la cattura dell’uomo, e per la sua futura decapitazione.
“Non provavo né tristezza né collera, le mie lacrime erano l’espressione tiepida e liquida di un grande vuoto, di un immenso avvilimento… Mia madre smise di mangiare e mi guardò anche lei: poi il suo sguardo si posò su zia Valérie e io capii che era finita, che quella schifosa se ne sarebbe andata”.
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