Il problema della cella n. 13 di Jacques Futrelle

Non ha scritto molto, Jacques Futrelle. Morì nell’affondamento del Titanic il 15 aprile del 1912 a soli 37 anni e viene da chiederci quanto avrebbe potuto contribuire ancora alla letteratura crime.
Questo racconto, Il problema della cella n. 13 (Polillo Editore, 2002, trad. Giovanni Viganò), uscì a puntate nelle colonne del giornale in cui il giornalista e scrittore statunitense lavorava, e l’invenzione di questo personaggio stravagante fece la sua fortuna.

Il Professor Van Dusen è soprannominato “la Macchina Pensante” per la sua capacità di trattare qualsiasi problema in modo logico e risolverlo con un’equazione matematica. È uno scienziato esile e pallido, spalle ricurve, con occhiali dalle lenti spesse che nascondono due occhi azzurri acquosi, una fronte spaziosa e una capigliatura giallastra.
È arrogante, presuntuoso, indisponente. Ma è un personaggio singolare soprattutto per la sua genialità. L’ostentazione della sua intelligenza lo porterà a sfidare due suoi colleghi: come uscire da una cella di un carcere di massima sicurezza usando solo il cervello? Solide sbarre alle finestre, spesse mura di pietra, sorveglianza continua, perquisizioni e nessun contatto con l’esterno.
La cella n. 13 è quella destinata ai condannati a morte ed è protetta da sette porte. Una sola settimana per uscire. Il professore accetta di farsi rinchiudere quella sera stessa ed è talmente presuntuoso da dare indicazioni ai domestici di organizzare una cena per il venerdì successivo. Il lettore è invitato a cogliere indizi in ogni gesto, richiesta o stranezza dello scienziato che, ovviamente, saranno funzionali alla sua fuga.

Jacques Futrelle ebbe una vita breve, ma movimentata. Lavorò come giornalista per diverse testate tra New York, Boston e Atlanta prima di decidere di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.
Era in Europa con la moglie per promuovere le sue opere quando decisero di approfittare del viaggio inaugurale del Titanic per fare rientro in America dai figli.
La moglie May lo ricorderà sul ponte della nave già inclinata a fumare una sigaretta dopo averla spinta su una scialuppa di salvataggio. La “Macchina Pensante” è protagonista di due antologie di racconti The Thinking Machine e The Thinking Machine on the Case.
Da ricordare anche La casa fantasma (I Bassotti, 2008) scritto insieme alla moglie. Il romanzo si compone di due racconti. Il primo, scritto da May, tocca i limiti del paranormale presentando un mistero apparentemente irrisolvibile; nel secondo, La Macchina Pensante fornirà al lettore la spiegazione logica e razionale al mistero.