Il rogo di Bergljot Hobaek Haff

Bergljot Hobaek Haff, autrice del romanzo "Il rogo" (Iperborea, 1999), è una delle scrittrici norvegesi più acclamate e premiate, nonché molto amata in patria.
La trama di questo libro straordinario è presto detta: in un paesino di poche anime nascosto alla fine di una strada di montagna, in una vallata isolata, arriva uno straniero che si insedia silenziosamente e svolge il suo mestiere di calzolaio, affascinando i bambini del luogo che prendono l’abitudine, dopo scuola, di trascorrere la giornata nella sua bottega. La maestra del villaggio, presso la cui abitazione i bambini trascorrevano prima il loro tempo libero, viene colta da sentimenti di curiosità e di astio nei riguardi del calzolaio e decide di ingaggiarlo per la preparazione di una "palestra" adiacente al locale della scuola.
Non si parla mai espressamente di amore tra i due, perchè la differenza è troppo evidente tra la maestra, che a volte sembra così bella, e il calzolaio, che è un nano; tuttavia, con quel suo linguaggio trasognato e visionario, l’autrice fa capire che si tratti realmente di un sentimento forte, dilaniato tra rabbia, rancore e dispetto.
Su questo scenario che apparentemente sembra immutabile, interviene il Male, incarnato da un personaggio descritto in modo così straordinario, con una tale ricchezza di attenzione e di cura, da risultare insultante: è l’"altro", quello che è capace di incantare i semplici, quello che sa fomentare le malelingue, quello che insinua e poi sorridendo si nega, quello che affascina perchè risponde ad un bisogno di offendere e di ferire gli altri, senza motivo.
Inutile qui raccontare come andrà a finire la storia, sottolineo però la forza, l’esaltante semplicità delle parole che l’autrice usa per descrivere questi moti dell’anima che sembrano poi sempre senza ragione e così istintivi da non incuterci nemmeno un briciolo di vero rimorso.