Il secolo armato
- Autore: Enzo Traverso
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2012
Esaustivo bilancio critico delle maggiori tendenze storiografiche del Novecento, Il secolo armato di Enzo Traverso (Feltrinelli, 2012) è un saggio denso e policentrico che fa il punto sulle questioni principali affrontate dagli storici dell’età contemporanea.
Il saggio si articola in otto capitoli (la fine del Novecento, le rivoluzioni, i fascismi, il nazismo, la Shoah e i totalitarismi, l’esilio, il biopotere e la memoria), dove emergono gli orientamenti più recenti della scienza storica, tra richiami a singoli autori e analisi di ulteriori e più specifiche categorie. Ne risulta una storia dei concetti del Novecento che non solo fornisce le chiavi di lettura necessarie per comprendere il secolo scorso ma rende il lettore consapevole di quegli stessi concetti, offrendo una decostruzione dei termini con la quale la storia stessa si svolge, viene rappresentata e concepita.
La storicizzazione del Novecento inizia con il Secolo Breve di Hobsbawm: decretandone la fine (seppur prematura, nel 1989, con la caduta del muro) è possibile prenderne le distanze e, quindi, farne un oggetto di studio. Anche se per molti versi ancora valida, della prospettiva di Hobsbawm, quella di uno storico che scrive assumendo dei vinti (perché comunista), vengono messi in luce anche i punti deboli: la convinzione di un avanzamento industriale uniforme (soprattutto nell’Ottocento), la tendenza all’Eurocentrismo e la preferenza per un approccio di "lunga durata" che poca importanza attribuisce a quegli eventi che, invece, hanno costellato lo scorso secolo di rotture tanto epocali quanto improvvise e impreviste.
Nel capitolo dedicato ai fascismi (Mosse, Sternhell, Gentile) viene individuata nella storia culturale una delle tendenze principali della storiografia contemporanea. Grazie allo studio degli uomini, delle idee, della cultura e delle autorappresentazioni è stato possibile mettere a fuoco alcune caratteristiche fondamentali dei fascismi, definiti non più per negazione ma letti come rivoluzioni di destra, ideologie, culture e visioni del mondo dotate di una propria autonomia.
L’analisi del nazismo introduce la parte principale del testo dove si intrecciano le tematiche dei totalitarismi e della Shoah, del biopotere e dell’esilio, fino al tema della memoria. Riguardo al nazismo, per molto tempo oggetto di rimozione da parte della ricerca storica, vengono contrapposte le differenti prospettive (Broszat e Friedlander) di chi ambisce a una storicizzazione oggettiva, perseguita indagando le condizioni sociali e la mentalità del popolo tedesco dal 1933 al 1945 e i suoi rapporti con il regime nazista e di chi, all’opposto, ritiene impossibile una comprensione di Auschwitz che prescinda dalla memoria delle vittime prescindendo, con l’assunzione di un fantomatico punto vista oggettivo, da ricordi personali, conoscenze acquisite e vincoli dell’ambiente sociale e culturale.
La prospettiva comparativa è la chiave di lettura privilegiata per lo studio dell’antisemitismo e della Shoah, divenuta negli ultimi anni oggetto di attenzione crescente e assurta a modello per la comprensione di altre violenze di cui è costellato il secolo armato. In tale evento spartiacque si fondono e si confondono ideologie e culture, pregiudizi sociali e temi della religione e della razza, razzismo biologico, darwinismo sociale, contrapposizioni politiche al liberalismo e al comunismo e afflati religiosi e apocalittici che trasformarono l’azione del Reich in una crociata.
Dopo un’inevitabile rimozione, tale evento tragico è tornato prepotentemente al centro del dibattito storiografico soprattutto grazie allo sguardo estraniato degli esuli ebraici (Arendt, Horkheimer, Adorno, Neumann) e alle loro analisi teoriche particolarmente feconde mentre, parallelamente, dopo il 1989, revisionismo e rimozione hanno investito sempre maggiormente la memoria operaia e l’antifascismo.
Anche se la memoria si è affermata prepotentemente, dopo il crollo del socialismo reale, quel che resta è, comunque, un mondo senza utopie; archiviato il principio speranza, resta un vacuo principio di responsabilità, affermatosi quando il futuro ha incominciato a fare paura ma troppo spesso ridotto a placito adattamento all’ordine esistente.
"Privato del suo orizzonte di attesa e delle sue utopie, il XX secolo diventa, se osservato retrospettivamente, un’epoca fatta esclusivamente di guerre, di totalitarismi e di genocidi. Una figura un tempo isolata e pudica si è imposta al centro della scena: la vittima"
Si tratta, tuttavia, di uno scenario malinconico: la scrittura della storia contribuisce a un uso politico del passato, indissolubilmente legato al presente anche se le lotte del presente faticano ad entrare in risonanza con gli eventi del passato per realizzare le speranze dei vinti:
"La memoria dei gulag ha cancellato quella delle rivoluzioni, la memoria della Shoah ha sostituito quella dell’antifascismo, la memoria dello schiavismo ha eclissato quella dell’anticolonialismo; sembra quasi che il ricordo delle vittime non possa coesistere con quello delle loro lotte, delle loro conquiste e delle loro sconfitte".
Il secolo armato. Interpretare le violenze del Novecento
Amazon.it: 19,00 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il secolo armato
Lascia il tuo commento