Il suono e l’inchiostro

Cantautori, saggisti, poeti a confronto.
Forse bisognerebbe chiamarla, una volta per sempre, “canzone di qualità”, per mettere i paletti e distinguerla dall’altra, quella commerciale, pop, che punta tutto sulla scorrevolezza; forse, azzardando di più, bisognerebbe chiamarla “poesia in musica”, perchè il confine che separa i testi dei cantautori da quelli dei poeti conclamati (quelli da pagina scritta, per intenderci), in molti casi è sottile; o forse – meglio - bisognerebbe fregarsene delle etichette (e ancora di più delle disquisizioni fine a se stesse) e assumere la “canzone d’autore” per ciò che rappresenta di fatto: un’espressione artistica fra le tante, dotata di dignità e autonomia proprie. Proprio sul discrimine dialettico canzone d’autore/poesia - sulle diverse teorie sulle quali esso poggia - si fonda "Il suono e l’inchiostro" (curato dal Centro Studi Fabrizio De Andrè per Chiarelettere), poderoso excursus a più voci (studiosi, giornalisti, poeti, cantautori) tra meandri teorici, modi e forme, in cui le due arti convergono e/o divergono tra loro. Nel decennale della morte di De Andrè (senza tema di smentita, il più poeta tra i cantautori) un’indagine definitiva per la qualità e la quantità degli interventi (Roberto Vecchioni, Teresa De Sio, Aldo Nove, Samuele Bersani, Elisa Biagini, Enrico Ruggeri, Salvatore Niffoi, David Riondino, tra i tanti); un’indagine sui rapporti tra musica e parole: il suono e l’inchiostro, appunto. Un viaggio pregnante al ritmo e nel ritmo dell’Italia contemporanea: quello dato dai versi della poesia ufficiale e dalle canzoni nella loro espressione più autentica, connubio inscindibile di strofe e armonia.

“Noi dai cantautori abbiamo traslato, copiato, alluso, parodiato, tradotto e, soprattutto, cantato, per dire in privato, con parole rubate, cose che a pensarle non sono mai chiare"

scrive (benissimo) Marco Paolini nella sua introduzione. E aldilà di tutto - questioni di lana caprina, atteggiamenti snobistici, teoria e prassi, accademismi, vicinanze e iati - vorrà pur dire qualcosa, no?