Il suono sacro di Arjiam
- Autore: Daniela Lojarro
- Anno di pubblicazione: 2009
La cantante lirica Daniela Lojarro, ora scrittrice all’esordio, ci presenta personalmente il Suo primo libro "Il suono sacro di Arjiam", un romanzo fantasy edito da Edigiò nel 2009.
- «Il suono sacro di Arjiam» è il titolo del fantasy che Lei ha scritto. Ci vorrebbe
parlare di questo mondo, spiegarci come è nato e che cosa ha in sé di speciale, di
unico?
Dalle letture di testi di studiosi quali Marius Schneider (etno-musicologo), René Guénon
(esperto di simboli nelle tradizioni sacre), Robert Graves (studioso di miti greci, ebraici, e
celtici), Joseph Cambell (studioso della mitologia e del pensiero religioso), Ernst Chladni
(fisico tedesco contemporaneo di Mozart famoso per i suoi studi sulla velocità del suono
attraverso i gas e sugli effetti dell’onda acustica sulla materia) ho potuto constatare come
miti, tradizioni religiose e speculazioni cosmogoniche di civiltà in ogni angolo del pianeta
individuino nell’elemento vibratorio acustico il sostrato di tutti i fenomeni dell’universo: il
Suono è la sostanza originaria di tutte le cose.
Per esempio, nella tradizione cristiana troviamo «All’inizio c’era il Verbo» (Vangelo di S.
Giovanni); per la tradizione degli Uitoto della foresta sudamericana «All’inizio la Parola
diede origine al Padre».
Il termine usato, «Parola», non rende adeguatamente il senso, perché s’intende un suono
che precede qualsiasi parola articolata, determinata e legata a un concetto logico. E,
infatti, gli egiziani avevano aggirato il problema individuando nel «grido o risata» del dio
Thot l’origine dell’universo. La tradizione che più di tutte mi ha colpito, però, è quella che
troviamo riportata nelle Upanishad.
All’inizio c’era il nulla poiché tutto era ravvolto nella morte; questa, desiderando un corpo,
si mise a cantare: dalla sillaba mistica nacque il cosmo e dalle nozze del suono con il tempo
scaturì la musica.
Quest’ultima immagine, in particolare, è per me non solo bella ma estremamente
significativa: il canto della morte è l’atto creativo da cui si sprigiona la vita; la dimora della
morte è la tenebra della notte o, secondo altre tradizioni, la caverna, la bocca, la cavità
colma dell’acqua del sonno o del sogno (cioè l’inconscio) che tutto inghiotte per risputarlo in
forma ringiovanita.
Questo è esattamente il tema che ho cercato di sviluppare parlando del Suono
Sacro: un’Unità che concilia in Sé Morte e Vita, Suono e Silenzio, Luce e Oscurità.
Per questo motivo, ho scelto di rappresentare visivamente il Suono Sacro con il simbolo
dell’Uroburo: il serpente che si morde la coda indica, infatti, il continuo rigenerarsi della
vita, l’eternità, l’unione degli opposti all’interno della totalità.
Stabilito il Suono come Principio, per me è stato poi naturale pensare alla voce umana come
mezzo privilegiato per comunicare con il Sovrannaturale. Nel racconto, l’apprendimento del
canto svolge un ruolo d’iniziazione, durante il quale l’uomo compie un cammino evolutivo
interiore alla ricerca dell’equilibrio fra sentimento, pensiero e azione (che nel racconto sono
simboleggiati da cuore, anima e mente); raggiunta questa armonia, l’iniziato può entrare in
sintonia con la vibrazione che anima il mondo, cioè con il Suono Sacro.
Avendo delineato un mondo dove la vibrazione sonora svolge un ruolo centrale, mi sono
trovata anche nella situazione di cercare e trovare una forma di scrittura che mettesse in
evidenza le infinite sfumature della voce e i loro effetti sulle emozioni, sul corpo e sul sistema
nervoso.
Per quanto riguarda l’ambientazione, ho scelto architetture che amo e che conosco molto
bene: quelle del sud della Spagna o di certe zone della Sicilia, realizzate durante il periodo
della dominazione araba. Il tipo di società ricalca quella della Repubblica di Venezia con la
presenza di categorie artigianali e mercantili e di Famiglie nobili, che si suddividono più o
meno apertamente il potere. Ho cercato anche di proporre colori, stili di vita e descrizioni
di paesaggi mediterranei, evitando ogni accostamento al mondo celtico che mi piace ma
che non mi è familiare. Sono fiera di tutte le mie varie radici (sono nata a Torino, ma la
mia famiglia è di origine spagnola emigrata in Italia e stabilitasi dopo lungo peregrinare a
Napoli).
- Qual è la minaccia che incombe su Arjiam e chi sono gli eroi che lo dovranno
difendere?
Nel regno di Arjiam c’è un ordine iniziatico, l’Ordine dell’Uroburo. Questo Ordine pratica
una forma particolare di magia, detta Armonia, legata alla voce umana. Per mezzo della voce
l’iniziato, cioè il Magh, raggiunge uno stato di contemplazione. Durante la contemplazione,
entra in Armonia con alcune vibrazioni che compongono il Suono Sacro. Questa unione
permette al Magh di usare queste vibrazioni per risanare, per spostarsi nello spazio o per
vedere il futuro.
Il nobile Mazdraan, Primo Cavaliere del Re, viene a sapere dell’esistenza di un cristallo che
gli permetterebbe di dominare a suo piacimento tutte le vibrazioni che compongono lo spettro
sonoro del Suono Sacro. Mazdraan ama il potere sopra ogni cosa: è già l’uomo più potente
del regno ma l’idea di diventare l’arbitro e signore del mondo creato è una sfida alla quale
non sa resistere.
Il cammino di Fahryon, neofita dell’Ordine sapienziale dell’Uroburo, sembra incrociarsi
per caso con quello di Mazdraan, dell’anziano saggio Tyrnahan e di Uszrany, Cavaliere
dell’Ordine militare del Grifo. Durante la sua iniziazione ai misteri del Suono Sacro però,
Fahryon comprenderà il suo ruolo nella vicenda in cui si è trovata coinvolta e, dopo averlo
coscientemente scelto, riuscirà a trasformare le sue apparenti debolezze nell’arma vincente
per impedire che il Mondo precipiti nel caos.
La diversa formazione di questi due giovani permette lo sviluppo dell’azione su due piani:il
primo esoterico/fantastico, legato a Fahryon, che si articola in una serie di tappe iniziatiche
connesse al susseguirsi di equinozi e solstizi; il secondo, legato a Uszrany, si muovo piuttosto
nell’ambito epico/avventuroso. La figura di Mazdraan che, oltre a essere capo supremo
dell’Ordine del Grifo, è anche un iniziato dell’Ordine dell’Uroburo, spazia in entrambi
questi due ambiti collegandoli: è il personaggio che costringe gli altri ad agire, a riflettere,
a confrontarsi con se stessi, a compiere le loro scelte di vita per trovare la strada che li
condurrà a sconfiggerlo o a esserne sconfitti.
- Un’ultima domanda: in copertina, al contrario di quanto avviene per i romanzi
fantasy, non compaiono né draghi, né guerrieri, né castelli assiediati o spade. Perché?
La copertina è tratta da una serie di fotografie intitolate «Unterwasserpartituren» (Partiture
sott’acqua), realizzate da Charlotte Hug, compositrice, musicista e disegnatrice di Zurigo.
È un’artista famosa in ambito internazionale per le sue particolari installazioni presentate in
connubio con musiche da lei stessa composte o improvvisate. In questo caso, Charlotte ha
scritto la partitura su un trasparente e, mentre l’inchiostro era ancora fresco, lo ha immerso
nell’acqua messa in movimento dal suono della sua stessa viola. Ho trovato questa immagine
adattissima al mio testo: una forma di scrittura fatta vibrare da un suono tramite l’acqua,
l’elemento primordiale per eccellenza.
- Vedi anche: Daniela Lojarro: da cantante lirica a scrittrice
Fahryon. Il suono sacro di Arjiam. Parte prima
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il suono sacro di Arjiam
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