Il tesoro di Sant’Ippazio
- Autore: Alberto Colangiulo
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
Tutto ha inizio la sera del 14 agosto. In un paese del Sud Italia, in un paese del Salento la folla di fedeli è radunata sul sagrato in attesa dell’uscita della statua di Sant’Agata dalla Chiesa. La folla dei fedeli si prepara a vivere con sentita devozione la processione della santa patrona.
É, quindi, un giorno di festa, e la gente del paese è tutta lì ad aspettare che don Gino, il parroco, accompagni fuori dalla chiesa la patrona per la santa processione.
Come tradizione, la chiesa periferica di Sant’Ippazio, santo protettore della virilità maschile, è chiusa. Vasco e Riccardo, due vivaci quattordicenni, possono finalmente “spiare” la Maria.
“Dicevano che la Maria era diventata allegra. Che a casa sua entravano uomini che uscivano dopo un po’. Non prima di un’ora. Si diceva, ma nessuno aveva visto. La Maria era sola; suo marito sera emigrato da giovane in Svizzera, se l’era sposata in paese e se n’era ripartito[…] Non aveva figli la Maria. Dicevano che era diventata allegra. Ormai tutti lo dicevano. Era bella la Maria. E più si chiacchierava di lei, più diventava bella e rivoltava i sensi” (pag. 7)
Quella era la serata perfetta! La chiesa di Sant’Ippazio, il cui lato lungo era baciato dalla casa della Maria, era chiusa, la villa lì vicino disabitata e abbandonata.
Nessuno avrebbe scoperto i due amici che si preparavano a vivere la loro prima piccante sortita!
La serata, però, che nell’immaginario dei due giovanissimi protagonisti si presentava come la serata perfetta, non è poi così perfetta.
Ed ecco che la folla aspetta sul sagrato la santa che non esce dalla Chiesa. Il parroco don Gino non è nel luogo in cui dovrebbe essere. La Chiesa di Sant’Ippazio è aperta e lì dentro c’è qualcuno che non dovrebbe esserci. Vasco e Riccardo, detto Fischio, possono finalmente spiare la Maria, ma i loro occhi vedono ciò che mai avrebbero pensato di vedere.
Qualcuno è uscito dalla Chiesa di Sant’Ippazio, dove viene trovato anche il corpo ferito di don Gino. I due ragazzi hanno visto qualcosa, ma restano in silenzio. Nessuno dei due sa che cosa ha visto l’altro e non si fanno domande. Vanno veloci sul loro motorino che li riporta alla vita di due “bravi ragazzi”, che trascorrono le serate nella piazza, insieme ai coetanei, loro amici.
La gente che, come ogni anno, si trova radunata intorno alla santa protettrice, abbandona la piazza abbellita dalle luminarie e si riunisce attorno al parroco ferito, nella periferica chiesa di Sant’Ippazio.
Un evento che sconvolge la tranquillità del piccolo paese del Sud, di un piccolo paese del Salento, descritto con ricchezza tale di particolari, che sembra essere un qualsiasi paese, non solo del Sud e del Salento, ma anche di qualche altro angolo dello stivale italico.
Un evento di cronaca che arriva inaspettato, insieme al caldo e allo scirocco che sono, invece, immancabili e puntuali. D’altronde il quindici d’agosto non può non fare caldo e se lo scirocco perdura da giorni, ti ci si appiccica tutto. Tutto ti resta incollato.
E lo sa bene il maresciallo Gerardi, da poco giunto dal Lazio nella stazione assegnatagli, e che si trova, non solo a capo dell’indagine sulla quale deve far luce per scoprire quanto è accaduto a don Gino, ma anche a entrare appieno nella vita, nell’atmosfera, nei profumi e nei sapori di questa terra per lui completamente nuova.
Mentre l’inchiesta lo porta nella villa disabitata, avvolta dal mistero, come il tesoro di Sant’Ippazio, che nessuno osa nominare per la leggenda di morte che lo avvolge, il giovane maresciallo, coadiuvato da due singolari appuntati, Nardi e Verzin, scopre le credenze e le superstizioni dei suoi nuovi compaesani, che non fanno, ad esempio, il bagno al mare nel giorno di Ferragosto, perché
“A ogni Madonna da Serrafìa, ’nu cristianu u mare porta via!”.
Assapora il buon caffè in ghiaccio con latte di mandorla e, accompagnato dal gioviale Verzin, vince la reticenza che la gente del paese dimostra nei suoi riguardi, ultimo arrivato, e con l’intuito e il ragionamento e con la silenziosa, ma preziosa ed efficiente collaborazione dell’appuntato Nardi, uomo da poco sposato che sembra nascondere un segreto, riesce a risolvere il caso e a fare chiarezza sull’intricato mistero.
Un finale sorprendente al quale il lettore arriva con la stessa ansia con cui il giovane maresciallo vuole risolvere il caso, prima del ritorno del suo superiore, dopo essere stato rapito da pagine scritte con tale semplice perizia, da essere impregnate di vita vera.
Per Colangiulo, infatti, l’indagine sembra essere solo un pretesto per dare vita a un’epoca, quella degli anni Ottanta, quando per le strade scorrazzavano i motorini Ciao e in radio risuonava il tormentone dei “bravi ragazzi”, colonna sonora anche di questa storia.
É un pretesto per raccontare un po’ la vita di caserma e i rapporti che si creano sul posto di lavoro, dove si incontra il tipo amichevole e chiacchierone, ma anche quello riservato e silenzioso.
Ma è, forse, soprattutto il pretesto per raccontare la vita di due adolescenti degli anni Ottanta che, come quelli di ogni tempo e luogo, vivono con sincerità il sentimento d’amicizia e sono combattuti fra il desiderio di diventare presto grandi e quello di continuare ad essere ragazzi il più a lungo possibile.
Fischio e Vasco sono amici. Sono amici per la pelle, fino al giorno in cui un evento che, potrebbe essere a loro estraneo, entra nella loro vita e cambia il loro punto di vista. Non si scambiano confidenze, vogliono far finta di non aver visto nulla, ma ciascuno di loro, nel suo silenzio, scopre e vive il nuovo essere che sta nascendo in se stesso. L’autore riesce a far percorrere quei piccoli passi che portano i due ragazzi a entrare in un’età più grande, nella quale ci si prende principalmente le proprie responsabilità, si scopre una nuova dimensione dell’amicizia e si vive finalmente l’emozione della prima rasatura, con la paura di tagliarsi e quella sensazione davvero strana di fresco sulla pelle nuda libera dai peli.
Un giallo. Un romanzo di formazione. Un libro in cui risuonano tante voci, dove la sensibilità dell’autore e la sua grande capacità di indagare nelle profondità delle pieghe dell’anima e dell’esistenza riescono a dare luce e spessore a ogni personaggio e a regalare a se stesso, per i suoi quarant’anni, ma soprattutto ai lettori, un tesoro di... libro, in cui si respira tutta la freschezza della tramontana.
Il tesoro di Sant'Ippazio
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