Il valzer dell’impiccato
- Autore: Jeffery Deaver
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2017
Per l’ultima – solo in ordine cronologico – indagine di Lincoln Rhyme e Amelia Sachs, “Il valzer dell’impiccato” (Rizzoli, 2017), il noto scrittore americano Jeffery Deaver non solo ha scelto un inconsueto scenario italiano, ma ha inserito una dedica all’amico Giorgio Faletti e un particolare ringraziamento al musicista, scrittore e traduttore Seba Pezzani, come a voler confermare il suo forte legame con il nostro Paese e con i suoi tanti e affezionati lettori.
Dopo molte avventure, che lo hanno reso famoso grazie ai metodi investigativi basati sulle prove forensi, Lincoln Rhyme è alle prese con una decisione che riguarda la sfera personale: alla vigilia del proprio matrimonio con Amelia, decidere la meta del viaggio di nozze.
La Groenlandia sembrerebbe essere al primo posto – per via di una ragione professionale, più che per il suo romanticismo –, quando un nuovo caso si presenta all’attenzione del famoso criminologo tetraplegico, quasi del tutto paralizzato – la chirurgia e l’esercizio quotidiano gli hanno restituito infatti la capacità di muovere braccio e mano destri.
Si tratta di un rapimento avvenuto nell’Upper East Side: un uomo ne ha afferrato un altro, coprendogli la testa con un cappuccio e lo ha ficcato nel portabagagli di un’auto, lasciando sulla scena come firma un cappio fatto con una corda di violoncello in budello. Unica testimone, una bambina di nove anni.
Poco dopo viene pubblicato in rete un video con un uomo in ombra, bendato e con la testa di lato, perché un cappio gli tira il collo verso l’alto; mani e piedi legati, in piedi su una cassa di legno. Alla scena, già di per sé raccapricciante, è abbinata una colonna sonora altrettanto sinistra: frammenti di rantoli umani registrati e usati come base ritmica per la melodia eseguita ad una tastiera, il valzer Il bel Danubio blu. Tre interminabili minuti di rantoli e musica a firma de ©Il Compositore.
Trovare la vittima prima che venga uccisa diventa la sola priorità: il profilo steso e gli indizi raccolti da Amelia, portano a un vecchio capannone di New York dove, per fortuna, il macabro rituale inscenato non è stato ancora completato.
La stessa firma – un cappio abbandonato sul luogo di un rapimento avvenuto nella periferia di Napoli – convince Rhyme e Amelia, accompagnati dal fedele assistente Thom Reston, a trasferirsi in Italia per condividere le informazioni in loro possesso. Al caso stanno già lavorando l’ispettore Massimo Rossi della Polizia, coadiuvato dall’affascinante Daniela Canton, da Giacomo Schiller e dal vice ispettore Silvio De Carlo; a questi si aggiungono Dante Spiro, capo della procura di Napoli, severo, modaiolo, “demoniaco” e con ambizioni politiche e, infine, Ercole Benelli, guardia forestale, che viene reclutato nella squadra investigativa perché pare essere il più informato e il più intraprendente, anche se spesso si dimostra impacciato e inadeguato. Beatrice Renza è invece l’agente dalla Scientifica assegnato al caso del Compositore, donna difficile, ma dotata di una grande intelligenza, nonché di un certo fascino.
Giunti in una Napoli frenetica, ma familiare, almeno per quanto riguarda l’ambiente della questura, Lincoln e Amelia devono affrontare una serie di problemi pratici che l’ispettore Rossi sottopone alla loro attenzione e il procuratore Dante Spiro conferma: innanzitutto non tutti i coinvolti nel caso parlano un inglese comprensibile; Napoli non è una città molto accessibile ai disabili come Rhyme; soprattutto, una collaborazione – consulenza o assistenza – sarebbe del tutto irregolare. Ma le deduzioni tratte dal criminologo dopo una semplice veloce occhiata alla lavagna dove sono state elencante le prove raccolte e il profilo del “sosco”, spingono Rossi e Spiro a cambiare idea e, pur con una forte riluttanza e imponendo diverse restrizioni al loro campo di azione, ad accettare l’aiuto degli americani.
Giunti dunque ad un compromesso che permette loro di partecipare attivamente alle indagini – Sachs deve comunque trasgredire o aggirare le norme – Rhyme e Amelia si trovano alle prese con due casi: oltre al ritrovamento delle vittime del Compositore – come si scoprirà, si tratta di immigrati – devono infatti cercare di far luce sulla vicenda di un giovane studente americano accusato di stupro.
Conducendo indagini non sempre autorizzate, fra spericolate corse in auto in mezzo al traffico, ricerche tra i profughi del Campo di Accoglienza di Capodichino, nei vicoli e nei cunicoli del sottosuolo di Napoli; pranzi e spuntini a base di prodotti tipici della cucina partenopea; false piste, depistaggi, servizi segreti alternativi, attentati da sventare, presunti terroristi, gli immancabili colpi di scena e le rivelazioni più sorprendenti in puro stile Jeffery Deaver, si giungerà a ciò che solamente conta per Lincoln Rhyme: la verità.
Più che mai ispirato all’attualità, a situazioni tragicamente note – legate soprattutto al terrorismo di matrice islamica ed all’arrivo ed alla gestione, in Italia, di immigrati, clandestini e non –, “Il valzer dell’impiccato” di Jeffery Deaver testimonia una conoscenza approfondita della nostra realtà, inserita però in un contesto internazionale di trame politiche e di complotti che, siamo portati a credere, potrebbero non essere solo il frutto della fervida immaginazione dell’autore.
Certo, non manca qualche stereotipo e vengono quasi del tutto ignorati i problemi del capoluogo campano (dallo smaltimento dei rifiuti alla mancanza di lavoro, fino all’emergenza reati e criminalità), ma il ritratto che emerge è quello di una città dinamica, moderna, ricca di storia e di bellezze naturali.
Inoltre, l’efficace collaborazione fra americani e italiani sortisce anche effetti divertenti, soprattutto quando viene coinvolta la guardia forestale – e spesso “capro espiatorio” – Ercole Benelli, più preparato a smascherare frodi alimentari e particolarmente preso di mira dal procuratore Dante Spiro.
Potrebbe persino sorprendere il lettore italiano l’immagine del nostro Paese visto con occhi stranieri, che risulta essere più che lusinghiera: non solo viene apprezzato cibo e vino – ci avrebbe sorpreso il contrario –, ma anche l’inglese, parlato con sfumature che vanno da
“un forte accento, ma comprensibile”
a un
“accento pesante, ma grammatica e sintassi perfetti”
fino a
“un inglese perfetto con giusto un accenno di inflessione”.
Soprattutto, viene riconosciuto il valore, il rigore e l’efficacia dei nostri metodi di indagine, anche perché – non è certo un caso – basati, in un gioco di rimandi letterari, sui manuali dello stesso Lyncoln Rhyme (anche se purtroppo non sono ancora tradotti nella nostra lingua).
Nel finale, si profila un cambiamento importante per la coppia americana: non solo una proposta lavorativa che permetterebbe loro di affrontare una serie di sfide tutte nuove, ma soprattutto un viaggio, con tappa a Milano, verso il lago di Como, per un matrimonio in puro stile “vip”, in un contesto certamente più romantico della Groenlandia!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il valzer dell’impiccato
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