Il venditore d’ossa di Benares
- Autore: Terry Tarnoff
- Categoria: Narrativa Straniera
Sebbene non possa definirsi un capolavoro, né tantomeno uno scritto imprescindibile, "Il venditore d’ossa di Benares" ha il pregio di lasciarsi leggere tutto d’un fiato e di coinvolgere tanto chi ha vissuto quell’epoca esaltante e controversa che sono stati gli anni Settanta, quanto le giovani generazioni desiderose di conoscerla.
L’opera, scritta con l’ausilio della tecnica del flashback, è fortemente autobiografica e racconta i vagabondaggi del giovane Terry, un renitente alla leva che abbandona gli Stati Uniti per non essere invischiato nell’inferno del Viet-Nam. Dal 1971 al 1974 egli viaggia incessantemente, in Europa, Africa e Asia, per sfuggire alla guerra e soprattutto per ritrovare se stesso, nella convinzione che l’amore possa essere la risposta universale ai dubbi che lo assillano.
Il romanzo, scritto in prima persona, non è altro che il diario di quegli anni avventurosi on the road, spesso sregolati e al limite della legalità, eppure fonte di inestimabili tesori di conoscenza e valori. Ad avviso dell’autore, il viaggio non è una linea retta: è un percorso accidentato, che procede con giravolte, una linea curva che non torna mai indietro ma che cerca sempre di andare oltre, perché ogni meta provvisoria non è che un nuovo punto di partenza. Il viaggio è tuttavia un percorso con stadi ben definiti: l’Europa, punto di partenza, è la culla della decadenza, l’Africa è un passaggio intermedio che insegna a sopravvivere, l’India, infine, rappresenta un possibile ma non definitivo traguardo, il luogo dove ritrovare la spiritualità e l’ascetismo che gli occidentali hanno smarrito. E proprio in India il giovane Terry fa l’incontro che gli cambierà la vita, quello con l’inquietante e misero venditore d’ossa di Benares, il quale ne distrugge le certezze per poi ricompattarle in una nuova consapevolezza, in una innovativa visione che intende l’esistenza umana, con le sue glorie e le sue miserie, quale elemento infinitesimale dell’universo, che in esso si perde e si confonde.
Tarnoff descrive senza falsi pudori ogni esperienza vissuta, compreso il suo complicato rapporto con le droghe; in questo senso l’opera contiene due viaggi paralleli: quello fisico e il trip mentale. La scrittura è agevole, le vicende narrate sono interessanti, avvincono e commuovono il lettore. Credo che il pregio più grande di quest’opera sia il suo “respiro universale”: essa narra le vicende, le abitudini e i pensieri di uomini e donne diversi per condizione, razza e cultura, ognuno dei quali tuttavia portatore di una propria personale scintilla di umanità, che resta universale, irriducibile ad unità eppure eguale in ognuno.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il venditore d’ossa di Benares
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