Ilaria Giannini nasce nel 1982 a Pietrasanta, in provincia di Lucca. Si definisce giornalista per mestiere (collabora infatti col sito internet Intoscana.it) e scrittrice per passione. Ha pubblicato diversi racconti in antologie; l’ultimo, “Estate 1989”, è risultato tra i vincitori del primo concorso nazionale indetto da Las Vegas edizioni, aggiudicandosi la pubblicazione nell’antologia “Rien ne va plus” curata da Enrico Piscitelli. Da pochissimo è uscito nelle librerie il suo primo romanzo “Facciamo finta che sia per sempre” per la giovane casa editrice Intermezzi.
Ilaria, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Nicole, la protagonista del romanzo, è un personaggio molto complesso, angosciato, sfuggente. Mi fa pensare che sia questo il motivo per cui riesce a tenere incollate a sé le persone che conquista, il suo fascino, insomma. Qual è la tua idea di fascino?
Nicole ha il tipico fascino delle persone irrisolte e concentrate sui loro problemi: è il fascino che incanta durante l’adolescenza ma che a una persona adulta sembra (o dovrebbe sembrare) privo di consistenza. La mia idea di fascino è un mix di autoironia e intelligenza, non sopporto chi non si domanda niente ma neppure chi si prende troppo sul serio.
- Seconda chiacchiera: “Facciamo finta che sia per sempre”: lo dice Nicole a Paolo dopo aver fatto l’amore. Paolo è il suo primo ragazzo, quello che lei, a distanza di anni, non riesce a dimenticare. Davvero pensi che un amore così giovane, suppur sicuramente intensissimo, possa restare per sempre anche nel ricordo, o Nicole è solo il personaggio di un libro perché nella vita reale tutto passa, questione di tempo?
Nicole è l’esagerazione letteraria di un comportamento reale: la tendenza a mitizzare le storie e la felicità passata, quando il presente non ci soddisfa. Alla fine è più comodo rimpiangere un amore finito (in questo caso impossibile per antonomasia, dato che lui è morto) che impegnarsi in una relazione vera, ogni giorno. Nicole lo capirà alla fine del romanzo.
- Terza chiacchiera: Le pagine del tuo romanzo sembrano pervase da una sorta di rassegnazione a un destino che toglie a chi è felice. Come se la felicità fosse un bene troppo prezioso per goderne a lungo. Credi nell’amore eterno, inteso come eternamente felice?
La felicità è uno stato transitorio, fatti di attimi, momenti, niente di più. L’amore eterno è una concezione romantica pericolosa a cui aspirare: è un ideale e in quanto tale non combacerà mai con la realtà. Amare davvero è accettare i difetti e le differenze, non rincorrere un’intesa assoluta che non esiste.
- Quarta chiacchiera: La vita di Nicole a un certo punto si spezza, come il fiato, perché tutta la sua vita era Paolo. La vita di chi all’improvviso perde tutto, in pochi secondi per esempio. Mi viene in mente l’ultimo terremoto in Abruzzo. Nicole ha ricominciato a vivere, anche se con un vuoto incancellabile. Esiste sempre un motivo per ripartire secondo te?
Non oso neppure confrontarmi con un’enorme tragedia come quella dell’Abruzzo, comunque credo che la vita sia un dono troppo unico per non ripartire. Io non sono credente, ma ho vissuto la malattia e ho imparato che essere vivi, ogni secondo, è un vero miracolo di cui non ci rendiamo conto finchè non stiamo per perderlo.
Questa era l’ultima chiacchiera: quindi ti saluto e ti ringrazio per aver accettato il mio invito. Un grandissimo in bocca al lupo per il libro e per le prossime storie!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ilaria Giannini
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