In riva al mare è il titolo della lirica XXVI del Libro II delle Rime Nuove, una delle più importanti e riuscite raccolte poetiche di Giosuè Carducci.
Il componimento affronta alcune delle tematiche più care all’artista toscano, ovvero quelle della natura e dell’inquietudine dell’animo.
Le 105 poesie che compongono le nove sezioni delle Rime Nuove, tutte realizzate fra il 1861 e il 1887, rappresentano la sintesi più armoniosa dell’intera produzione letteraria di Giosuè Carducci.
L’autore stesso le scelse seguendo criteri personali e di ricercatezza formale con l’intento di offrire un’immagine di sé che ne riflettesse l’evoluzione personale e artistica nell’ambito di un arco temporale piuttosto ampio, dalla giovinezza alla maturità, con risultati decisamente felici.
Vi si ritrovano i temi più cari al Carducci, che proprio nelle Rime Nuove la maggior parte della critica ravvisa come il più autentico e completo.
“In riva al mare” è una metafora sui moti del cuore e dell’anima in cui la natura, impetuosa e selvaggia, non si limita a costituire uno sfondo statico e freddo, ma partecipa ad essi fondendosi con l’umano. Analizziamo il testo dal punto di vista metrico, stilistico e critico.
“In riva al mare”: testo della poesia di Carducci
Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo
E di tempeste, o grande, a te non cede:
L’anima mia rugge ne’ flutti, e a tondo
Suoi brevi lidi e il picciol cielo fiede.Tra le sucide schiume anche da ’l fondo
Stride la rena: e qua e là si vede
Qualche cetaceo stupido ed immondo
Boccheggiar ritto dietro immonde prede.La ragion da le sue vedette algenti
Contempla e addita e conta ad una ad una
Onde e belve ed arene in van furenti:Come su questa solitaria duna
L’ire tue negre a gli autunnali venti
Inutil lampa illumina la luna.
Parafrasi
Tirreno, anche il mio cuore è un mare profondo
e come te, o grande, non si arrende alle tempeste:
la mia anima ruggisce fra le onde e
ferisce le piccole spiagge attorno e il pezzetto di cielo sopra di sé.
Tra le putride schiume (del mare) anche dal fondo si sente
il rumore graffiante della sabbia: e qua e là si vede
un qualunque sporco cetaceo
drizzarsi fuori dall’acqua dietro sporche prede.
Dalla sua fredda visuale la ragione
contempla, indica e conta ad una ad una
gli eventi, le negatività e i luoghi inutilmente furiosi:
così come su questa solitaria spiaggia
la luna illumina invano i tuoi moti
più profondi e i venti autunnali che ti sferzano.
“In riva al mare” di Carducci: metrica e figure retoriche
In riva al mare è un sonetto.
Tra le principali figure retoriche presenti nel testo evidenziamo:
- Tirreno, che segna l’inizio del componimento, è una personificazione: il poeta si rivolge al mare come se fosse un interlocutore in grado di ascoltarlo
- petto, al verso 1, è una metonimia
- l’intera ultima terzina, da "Come su questa solitaria duna..." è una similitudine.
Da notare inoltre, che la poesia stessa è una metafora nella quale il mare agitato e in tempesta corrisponde all’inquietudine interiore dell’autore/osservatore.
In riva al mare, le tematiche principali: il legame inscindibile con la Maremma
Quando Carducci riesce ad evitare quell’aura professorale e pedissequamente accademica che ne appanna buona parte della produzione letteraria abbandonandosi invece alle emozioni e ai sentimenti più genuini, allora sì, finalmente e senza ombra di dubbio, raggiunge vette altissime di poesia.
Gli accade spesso in Rime Nuove, dove confluiscono tutte le tematiche a lui più care, ma con una forte accentuazione di contenuti autobiografici ed intimistici rispetto a quelli, pur presenti, di carattere classicheggiante e politico.
Per quanto pure questi ultimi possiedano una propria valenza infatti, è nelle liriche di impronta personale che riscopriamo il Carducci spontaneo, vero, realmente e profondamente ispirato.
Come nel sonetto In riva al mare, contenuto nel Libro II della raccolta, un dialogo immaginario fra l’autore e il mare che, burrascoso, si distende davanti ai suoi occhi.
Ne scaturisce una bellissima metafora in cui l’elemento naturale e quello umano si accostano fino quasi a fondersi in un’immagine oltremodo suggestiva sul piano estetico e capace di suscitare nel lettore un’intensa emozione.
Le poderose ondate sollevate dal bruciante vento autunnale e l’acqua che violentemente sbatte a riva, sono lo specchio che riflette l’indole stessa del poeta, altrettanto tormentata, ma anche forte e temprata dalle vicissitudini e dai dolori della vita.
Lutti devastanti e delusioni cocenti hanno accentuato l’inquietudine caratteriale di Carducci, ma non ne hanno fiaccato lo spirito, che resta indomito sebbene ferito, combattivo seppur provato.
E non è un caso che davanti a sé non si trovino né un mare né un paesaggio qualsiasi, ma quelli dell’amata e mai dimenticata Toscana, la terra natale da cui si allontana per necessità ma dove lascia il cuore e la parte migliore di se stesso.
La natura, onnipresente nella produzione carducciana, è sempre quella aspra e selvaggia della Maremma, l’unica nella quale l’artista si identifica, da cui sente di trarre la propria forza vitale e che ricorda sempre con trasporto e nostalgia.
Anche perché quel mondo arcaico e rurale scandito da ritmi eterni ed immobili in cui è felicemente cresciuto, così diverso dall’ambiente borghese ed istituzionale nel quale si muove da adulto, professore e intellettuale di riferimento dell’Italia nascente, rappresenta la fanciullezza dalla quale non può e non vuole staccarsi.
Alla Maremma toscana e solo ad essa Carducci sente di appartenere e di assomigliare per motivi ancestrali, sentimentali e culturali.
Solo tornando nei luoghi del sé bambino, concretamente o mentalmente, riesce a placare quei tormenti dell’anima di fronte ai quali, come afferma negli ultimi versi di In riva al mare, la fredda ragione si arresta e nulla può fare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “In riva al mare” di Giosuè Carducci: testo, parafrasi e analisi della poesia
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