Non solo poesie d’amore, sono innumerevoli le poesie di Alda Merini dedicate alle donne da leggere in occasione dell’8 marzo (ma non solo). Una su tutte è l’Inno alla donna, una lirica prorompente che sembra fare perno sulla forza evocativa delle parole intessendo una visione assoluta e incantatoria nel femminile.
In questi versi la poetessa dei Navigli elogia la fragilità e la forza dell’essere donna in una poesia che sembra fare eco alla narrazione mitologica della nascita di Venere, la dea dell’amore, simbolo del femmineo per eccellenza, colei che racchiude in sé il concetto di eros e di bellezza in una formula inscindibile e salvifica.
L’inno alla donna di Alda Merini possiede la stessa potenza espressiva della Nascita di Venere di Botticelli (1476-1487): pone al centro la donna, sola e regina, che sembra sorgere dal centro originario del mondo. “Per te donna è sorto il mormorio dell’acqua” scrive Merini nella parte centrale della sua poesia e sembra richiamare il mito di Venere che sorge dalle acque e, come scrive Foscolo in A Zacinto, “fea quelle isole feconde col suo primo sorriso”.
La donna simbolo di fertilità ritorna come un tema quasi ossessivo nella poesia di Merini che non rinuncia mai al binomio donna-vita: solo all’essere femminile spetta infatti la capacità di generare, non poi così dissimile da un rito magico o da un incantesimo. La facoltà generativa della donna è anche all’origine della sua sofferenza, è il suo “scheletro d’amore” spaccato e lacerato dall’eterno rinnovarsi della vita. La donna cantata da Merini nel suo Inno sembra essere una “matrice d’amore”, l’origine stessa di tutte le creature del regno, proprio come la Dea Venere che nel dipinto di Botticelli rappresenta la primavera e, con essa, la forza primigenia e il rinnovamento della natura. Il femminile, in questa poesia, è l’epicentro della vita, proprio come nel celebre dipinto di Botticelli dove la protagonista occupa il centro e nasce da una conchiglia che ha la forma - generativa, appunto - di una vulva.
Alda Merini si definiva una “donna non addomesticabile” e, di fatto, non temeva di dire cose ritenute eticamente scorrette, ad esempio che:
La società è fatta per gli uomini e una donna intellettuale dà fastidio, anche se io penso che il nostro mondo, più che di uomini, sia fatto di cretini.
Il suo essere “dalla parte delle donne” deve venir concepito in questo modo, come una difesa delle reiette come lei, di chi si trovava ai margini della società e tuttavia aveva il coraggio - e l’ardore - di continuare a essere selvaticamente sé stesso.
Inno alla donna è un canto all’essere femminile che sconfina nella visione mitica e quasi “mistica”: la donna al contempo creatrice e generatrice.
Vediamone testo e significato.
“Inno alla donna” di Alda Merini: testo
Stupenda
immacolata fortuna
per te tutte le creature
del regno
si sono aperte
e tu sei diventata la regina
delle nostre ombre
per te gli uomini
hanno preso
innumerevoli voli
creato l’alveare del
pensiero
per te donna è sorto
il mormorio dell’acqua
unica grazia
e tremi per i tuoi
incantesimi
che sono nelle tue mani
e tu hai un sogno
per ogni estate
un figlio per ogni pianto
un sospetto d’amore
per ogni capello
ora sei donna
tutto un perdono
e così come vi abita
il pensiero divino
fiorirà in segreto
attorniato
dalla tua grazia.
“Inno alla donna” di Alda Merini: analisi e significato
Nell’Inno alla donna di Alda Merini possiamo cogliere uno stretto parallelismo con la nascita di Venere. Secondo il mito greco riportato nella Teogonia di Esiodo, Venere sorse dalle acque del mare; Omero invece afferma che nacque da una conchiglia e, infine, il poeta latino Ovidio ci narra che la Dea nacque dalla schiuma dell’oceano davanti alla costa marina dell’isola di Cipro.
A quest’ultima visione ovidiana sembra essere fedele anche la poetessa nella sua descrizione lirica.
Alla forza e alla fragilità che abitano l’essere femminile Alda Merini dedica l’ Inno alla donna in cui raggiunge uno dei suoi vertici lirici ed espressivi creando una sorta di immagine mitica e visionaria che tuttavia è metafora dello spirito della “donna comune” evocato dall’apostrofe: “Per te donna”.
La sostanza spirituale della donna evocata da Merini alla stregua di una Dea è il sogno, la capacità creatrice e generatrice data dall’amore. Questi sono i sibillini “incantesimi” di cui la donna è capace e, non a caso, qui ci viene presentata come una creatura ultraterrena stupenda e fatta unicamente di “grazia”.
Una donna è composta della sostanza primigenia di dolore (un figlio per ogni pianto, scrive Merini), di amore e perdono. Ne fuoriesce il ritratto di una creatura mitica e tuttavia ignara della sua forza, che continua a nascondere in sé la propria capacità generatrice come un segreto divino.
Forse dietro questo self-portrait inautentico si nascondeva, mascherandosi, Alda Merini stessa e il suo personale incantesimo era dato dalla forza generativa della poesia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Inno alla donna” di Alda Merini: una poesia per tutte le donne
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