Da qualche giorno è disponibile in libreria “Solo la verità” (Novecento media, Milano 2015), il quarto romanzo di Michele Navarra che ha come protagonista l’avvocato romano Alessandro Gordiani. Michele Navarra è nato nel 1968 a Roma, dove vive e, da più di vent’anni, esercita la professione di avvocato penalista. Il suo esordio nella narrativa avviene nel 2007 con il romanzo “L’ultima occasione”, che vede la nascita del personaggio di Alessandro Gordiani. In seguito ha pubblicato “Per non aver commesso il fatto” (Giuffrè, Milano 2010), vincitore, tra gli altri, dei premi “Legal Drama Society” e “AlbingaUnum” e “Una questione di principio” (Giuffrè, Milano 2013), vincitore del Premio Città di Trieste – Festival del Cinema, Teatro e Letteratura.
Nel romanzo, dedicato alle figlie Valentina e Giorgia, "che continuano a essere le pagine più belle che abbia mai scritto”, l’autore racconta una storia cruda, attuale, commovente, che colpisce al cuore perché potrebbe capitare a ciascuno di noi. Anna e Luigi stanno per avere un figlio, anzi una figlia. Al termine di una gravidanza perfetta sta per nascere Stella, chiamata così perché
“di una stella avrebbe avuto la luminosità e la bellezza.”
Anna merita quegli spiccioli di felicità, perché troppo spesso la vita le si è accanita contro, vittima di una madre autoritaria e dispotica. Luigi è arrivato giusto in tempo per salvarla. Ma qualcosa andrà storto. Lorenzo Rovaglia, un giovane neonatologo dell’ospedale San Camillo di Roma, viene accusato di aver procurato gravi danni neurologici alla sua piccola paziente. Ha davvero sbagliato qualcosa? Oppure è il capro espiatorio ideale per porre rimedio a errori compiuti da altri?
“Adesso, non ti resta che trovarti un buon avvocato. Penserà l’ospedale a pagarlo, di questo almeno non dovrai preoccuparti”
È l’unica concessione che viene fatta al dottor Rovaglia, perché per il resto intorno a lui verrà fatta terra bruciata. Ad Alessandro Gordiani il delicato compito di difendere un giovane medico dal brillante futuro professionale pericolosamente in bilico. Ciò che colpisce del bravo avvocato è ancora una volta il suo disincanto tipicamente romano, unito a una straordinaria dedizione nel confronti del suo lavoro. Il lettore si domanda quindi se la personalità di Alessandro sia lo specchio di quella del suo autore.
- Avvocato Navarra, Gordiani le assomiglia un po’?
In parte sì, come credo sia normale. Quando ho cominciato a scrivere, ormai quasi dieci anni fa, forse mi somigliava di più. Oggi Alessandro somiglia più alla persona che vorrei essere piuttosto che a quella che sono realmente.
- “L’unica cosa imperfetta in natura è la razza umana”. Per quale motivo ha posto come esergo del volume la frase di Arthur Bloch tratta da La legge di Murphy?
Perché purtroppo le cose stanno esattamente così. Dietro questa frase, apparentemente scherzosa, si nasconde una verità assoluta. L’uomo, inteso come essere umano, è imperfetto, profondamente imperfetto, ad eccezione forse dei bambini, che sono, secondo me, l’ultima testimonianza di Dio sulla faccia della terra. E questa “imperfezione congenita” della razza umana porta gli uomini ad essere non voglio dire “sempre colpevoli” ma, in qualche modo, “mai del tutto innocenti”. Per questo motivo l’ho scelta come esergo del romanzo, perché, come chi avrà voglia di leggerlo capirà, alla fine della storia nessuno potrà dirsi veramente innocente.
- Elisa Sabelli viene descritta come “una vincitrice per diritto di nascita”. Si è divertito a tratteggiare il personaggio di questa donna potente, ricca e dispotica, che vuole entrare in politica,“una vera bastarda arrogante”, priva di umanità?
Qualcuno molto più bravo di me ha detto che la fortuna di un romanzo, più che ai personaggi positivi, si deve a quelli negativi. Alla loro forte caratterizzazione e alla verosimiglianza del loro essere “cattivi”. Elisa Sabelli è una persona come oggi purtroppo se ne vedono tante, spesso mascherate, ma non per questo meno violente e prevaricatrici. Il potere del denaro, dai tempi dei tempi, è sempre stato molto forte e ha consentito che tante ingiustizie potessero essere perpetrate impunemente.
-* Perché Gordiani viene assalito
“dal solito senso di angoscia che, senza eccezioni, lo attanagliava dopo il conferimento di un nuovo incarico professionale?”
Perché lui è fatto così. Ha paura di deludere le aspettative degli altri, di non essere adeguato, di fare scelte sbagliate che potrebbero distruggere il futuro della persona che si è affidata a lui. In questo devo dire che Alessandro Gordiani, ahimè, mi somiglia molto.
- Per la stesura della trama ha tratto ispirazione dalla realtà?
No, non c’è alcun riferimento a casi reali di cui mi sono occupato professionalmente. Tantissimi anni fa, più di trenta ormai, mi capitò di leggere un bel romanzo di un autore americano, Henry Denker, che trattava di un caso clinico simile a quello descritto nel mio romanzo. Naturalmente, le obsolete procedure mediche e diagnostiche descritte in quel libro oggi farebbero sorridere, tuttavia, da amante dei gialli giudiziari, la storia mi colpì molto. Molti anni dopo, in occasione della nascita di Valentina, la mia prima figlia, in ospedale ci comunicarono che la bimba aveva i valori della bilirubina e della tripsina leggermente superiori alla norma e che quindi sarebbe stato necessario procedere ad ulteriori accertamenti. Prima che i medici ci comunicassero che era tutto a posto e che avremmo potuto fare tranquillamente ritorno a casa, avevo cercato, scaricato da internet e studiato tutto ciò che ero riuscito a trovare sulle patologie collegate all’eccesso di tripsina e di bilirubina nel sangue dei neonati. Qualche anno più tardi, la lettura di quel vecchio romanzo e tutto quel materiale scaricato da internet mi hanno fornito lo spunto per scrivere “Solo la verità”.
- Anche questo romanzo, come i suoi precedenti, è pieno di citazioni letterarie e di frasi tratte da brani musicali. Possiamo considerare tutto ciò come un suo tratto distintivo?
Direi di no o almeno non credo che questo possa costituire un mio esclusivo tratto distintivo. Ognuno porta dentro di sé i libri e la musica che lo hanno accompagnato nella vita. Credo che sia in qualche misura normale per chi scrive trasferire questo “patrimonio culturale ed emotivo” nei propri romanzi. Inoltre, il riferimento a libri o canzoni consente alle volte di contestualizzare meglio determinate situazioni o determinate scelte narrative. In altre parole, si tratta di quella che il professor Ugo Vignuzzi ha recentemente definito “intertestualità letteraria”, dovuta in sostanza al desiderio dell’autore di coniugare la “tradizione linguistica consolidata” con la necessità di una “scrittura popolare” che non si allontani troppo dalla realtà che intende descrivere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Michele Navarra, autore di “Solo la verità”
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