Io so... come hanno ucciso Pasolini. Storia di un’amicizia e di un omicidio
- Autore: Pino Pelosi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2011
Il libro di Pino Pelosi, scritto in collaborazione con Alessandro Olivieri e Federico Bruno, riapre un capitolo buio della nostra storia, uno dei tanti, troppi, di questo Paese dai mille e passa misteri: l’omicidio di Pier Paolo Pasolini, avvenuto la notte del 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia.
Intellettuale e coscienza critica di un’Italia affetta dal solito malcostume politico e dallo stragismo impunito, Pasolini rappresentò un fastidio per qualcuno, in quanto uomo libero non al servizio del potere, una voce critica, fuori dal coro, del conformismo piccolo borghese e della società consumistica. Quella notte venne massacrato quasi sicuramente da più assassini. Pino Pelosi, allora diciassettenne, un tipico "ragazzo di vita" della periferia romana, appartatosi con lui, pagò per tutti con una condanna a quasi dieci anni di reclusione.
Ma Pino, battezzato "la rana" da un giornalista per via degli occhi pestati dalle botte prese dai carabinieri al momento dell’arresto, pur conoscendo gli autori del delitto non parlò, addossandosi per intero la colpa del delitto. Chiara la minaccia incombente su lui e la famiglia che lo avrebbe colpito senza pietà se avesse parlato.
Adesso, dopo quasi quarant’anni, il Pelosi di mezz’età decide di raccontare la verità di quella notte all’Idroscalo, con un resoconto sulle ultime settimane da lui trascorse in compagnia delle scrittore prima dell’omicidio.
Al di là dell’aspetto "scandalistico" legato alla nota omosessualità di Pasolini - negli anni Settanta essere gay rappresentava un marchio di infamia assai più opprimente rispetto ad oggi - e l’ambigua relazione con il ragazzo, affiora comunque un autentico rapporto di amicizia tra Pelosi e il poeta, con mangiate nelle osterie più caratteristiche della Roma di quegli anni e parentesi spensierate in cui Pasolini si svestiva dei panni del serioso intellettuale per lasciarsi andare, talvolta, ad allegre scorrazzate in auto, a momenti di gioco e di evasione innocenti. Ma Pasolini dava noia, costituiva una spina nel fianco per qualcuno molto in alto, e andava tolto di mezzo.
Fu deciso non solo di eliminarlo fisicamente, ma anche di infangarne la memoria per gli anni a venire, collegandone la morte a una vicenda di rapporti omosessuali con l’intento di impedire alle indagini di arrivare ai veri responsabili.
Il racconto è interessante e tra le righe si intuisce assai di più di quanto si legga. Purtroppo, chi si aspetti rivelazioni clamorose o sconvolgenti rimarrà deluso: a parte l’accento siciliano degli aggressori udito da Pelosi - i sospetti degli inquirenti caddero su alcuni noti esponenti della malavita romana, dediti al traffico di stupefacenti -, il caso, rivisitato e rivissuto in queste pagine, rimane, per dinamica e movente, avvolto nel mistero: in sostanza, ha pagato soltanto Pelosi, comunque partecipe in qualche misura al delitto, mentre zero assoluto si è saputo su complici e mandanti.
Il libro va letto e interpretato soprattutto tenendo presente il contesto culturale, politico e sociale di allora.
La brutale fine di Pasolini non è stata soltanto un tragico caso di cronaca nera rimasto irrisolto, bensì un omicidio dai contorni indecifrabili e ambigui, con cui da quel momento il Paese intero avrebbe dovuto confrontarsi, con responsabilità ben oltre a quelle attribuibili ad un adolescente: "un delitto italiano", come il titolo del film di Marco Tullio Giordana del 1995.
A mio avviso, una testimonianza stimolante, tutta da leggere, adatta forse a un pubblico di nicchia, per conoscere meglio la personalità dell’uomo Pasolini.
Io so... come hanno ucciso Pasolini. Storia di un'amicizia e di un omicidio
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