Io sono un uomo
- Autore: Marie Nimier
- Genere: Romanzi erotici
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2014
“Io sono comunista!” ripeteva a mo’ di mantra l’onorevole Apicella di “Palombella rossa” mentre il suo mondo andava a rotoli. Se mi si passa la traslazione, “sono ultra-figo” sembrerebbe autoconvincersi a ogni pagina Alexis, mattatore assoluto e io-narrante di “Io sono un uomo” (Gremese, 2014), romanzo post-erotico e simil-sessista che fosse stato vergato da un autore maschio sai che gragnola di polemiche. A firmarlo risulta invece la deliziosa (nel senso dell’approccio narrativo) Marie Nimier, calatasi d’emblée nei “panni di lui”, sciorinandone (sbertucciandone?) il corollario classico di vagheggiamenti sessuali: fantasie lubriche da abbordaggio da strada, proiezioni erettili da possibili menage à trois, amplessi aerobici (più idealizzati che consumati), priapismi pre-sindrome bipolare, declinazioni-tornasole di un complesso edipico mai superato (il maschio ama in fondo solo e sempre la sua mamma). Insomma, Marie Nimier maltratta come si deve il suo bel protagonista – un macho-man tanto attraente quanto egotico-narcisista - ma lo fa, in fondo, senza malanimo, con delicatezza, rendendocelo alla fine più maldestro che antipatico, più irrisolto che odioso.
L’universo interiore di Alexis Leriche è eviscerato dal focus genitale (per il protagonista di questo romanzo il sesso è un’ossessione) ma con un entomologia mai volgare e fine a se stessa, piuttosto come sintomo di una nevrosi e di una rabbia repressa, di fragilità inesplicita. La trama è presto liofilizzata: Alexis Leriche viene su aitante ma si vergogna del padre (macellaio fallito), capace di lasciare moglie & figli per mettere su famiglia con la giovane amante. Alexis sa bene di piacere alle donne e sfrutta il suo ascendente con la vecchia fiamma Delphine, chiedendole di finanziargli un’agenzia di casting vocale. I presupposti per gettarsi alle spalle stenti e traumi infantili e ritenersi finalmente arrivato ci sarebbero tutti ma la (psico)patologia incombe e vuole che l’approccio di Alexis agli affari di cuore e alle cose della vita rimanga rimuginante, vagamente paranoico, proprio del collerico represso che ambirebbe al controllo esclusivo di tutto e tutti quanto non riesce nemmeno a controllare se stesso. Idem con le performance sessuali, vissute come mezzo esclusivo di affermazione e di dominio sulle partner.
Alexis è mosso da una perenne ansia di rivalsa, tanto forte quanto il desiderio di dimostrare al mondo la sua alterità rispetto alla figura paterna. Ne scaturisce un romanzo di scavo interiore, cucito addosso al catalogo delle irrisolutezze del suo protagonista, restituito senza accondiscendenza ma con sorprendente capacità di adesione. Un romanzo borderline (un po’ come la caratura psicologica di Alexis), sull’asse antinomica di trasgressione e disperazione, ossessione virile e debolezza. Un tour de force identificativo per l’ottima Marie Nimier, tra le autrici più capaci della nuova narrativa francese. Il romanzo, pubblicato da Gremese a febbraio 2014, è tradotto da Stefano Andrea Cresti.
Io sono un uomo
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