Katherine
- Autore: Anya Seton
“Adieu, Katherine cara, adieu”. La tenue voce della piccola suora portinaia del convento di Sheppey nel Kent si perdeva attraverso la foschia di quell’alba inglese in un giorno di aprile della metà del XIV Secolo. La quindicenne Katherine de Roet scortata dalla madre priora Godeleva, da sorella Cecily e dallo scudiero della regina Long Will Finch, si apprestava a lasciare il convento dopo ben cinque anni di permanenza come pensionante. La giovane dai folti capelli rossi, pelle lattea e liscia era diretta alla corte di Windsor, dove la sorella Philippa era una delle damigelle della regina. La buona regina Philippa, moglie devota del re Edoardo III, era solita occuparsi sempre di bambini rimasti orfani, in particolare quelli come le giovani de Roet “dei cui padri condivideva la terra d’origine”.
Payne de Roet, araldo della corona inglese, morto in battaglia combattendo per Edoardo, proveniva dall’Hainaut, la ricca regione dei Paesi Bassi da cui era originaria la regina. Presso la corte dei Plantageneti che brillano come il sole a mezzogiorno con “il fascino radioso unito a una malinconia che scioglieva il cuore” Katherine aveva fatto breccia nel cuore di molti cavalieri. Anche il prode duca di Lancaster John di Gaunt, il più valoroso e anche il più bello dei figli del re sposato alla ricca Lady Blanche, aveva subito la fascinazione degli occhi grigi della giovane perché erano uguali a “quelli di una persona il cui ricordo evocava un dolore vivo in lui”. La vita di Katherine sarebbe stata segnata dal destino anche perché “dotata di una bellezza fuori dal comune” che ispirava “un amore appassionato e sensuale”. Andata in sposa all’“ariete sassone” Sir Hugh Swynford cavaliere di John of Gaunt, privo di grazie cortesi, soldato astuto e feroce e insofferente alle regole cavalleresche del leggendario Re Artù, il futuro della seducente Katherine sarebbe stato accanto al terzogenito di Edoardo, John, duca di Lancaster, conte di Richmond e Derby, di Lincoln e Leicester.
Il romanzo Katherine fu pubblicato per la prima volta nel 1954 e Saturday Review lo definisce “uno dei migliori romanzi storici mai scritti”. Nella Postfazione dell’edizione proposta nel 2012 da Superbeat, Philippa Gregory specifica che Anya Seton, autrice statunitense che amava l’Inghilterra (il padre era inglese), conosce perfettamente l’ambientazione del suo romanzo (da molti considerato il suo capolavoro) e la descrive con sicurezza e abilità. Leggere un libro poderoso come questo, frutto di un lavoro accurato di ricerche equivale a “una splendida avventura”, a un viaggio nell’Inghilterra del 1300, in un’epoca storica dominata da tensioni sociali, lotte per il potere mentre imperversa la terribile Peste Nera. Sullo sfondo l’occhio acuto di Geoffrey Chaucer, autore de I racconti di Canterbury (prima opera della letteratura inglese scritta in volgare), figlio di un commerciante di vini e cognato di Katherine descrive la società che lo circonda. L’epoca narrata dalla Seton risulta reale grazie anche alla figura della protagonista che riesce a mantenere intatta la propria identità nel maschilista mondo medievale. Tutto ciò rende il romanzo emozionante agli occhi delle donne del terzo millennio che vedono in Katherine “una fonte d’ispirazione, perché è una donna piena di coraggio e di autostima”.
“Foi vinquera” (=“La fede vincerà”) è scritto nella “spilletta d’argento con foglie e tralci di vite rozzamente intrecciati che reggevano un motto” che la regina dona a Katherine come regalo di nozze. Ci piace pensare che si tratti di fede in se stessa, nel proprio coraggio e nella propria autostima. Un messaggio quanto mai attuale.
Katherine
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