

L’Italia di Nobile
- Autore: Mark Piesing
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2024
Un comandante abbandona la nave per ultimo. Il generale Umberto Nobile non si era attenuto alla tradizione marinara (sancito anche dall’art. 303 del Codice della navigazione, dal 1942), prestata all’Aeronautica e questo pesava come un macigno negli ambienti e nelle famiglie militari. Il biasimo serpeggiava anche molti decenni dopo quel fatidico 23 giugno 1928. Ero bambino ma lo avvertivo perfino io, e mi ha sempre accompagnato il dubbio che avrebbe dovuto opporre un netto rifiuto alla proposta di lasciare per primo la Tenda Rossa. Ora, mi ha spinto a leggere avidamente il libro recentissimo del giornalista inglese Mark Piesing, L’Italia di Nobile. L’età d’oro del dirigibile e la nascita dell’aviazione moderna, pubblicato da Corbaccio, in vista del 140° anniversario della nascita del trasvolatore (1885-1978), nella traduzione di Paolo Brovelli (novembre 2024, collana Saggi, 400 pagine), con un inserto centrale d’immagini in bianco e nero.
Ho scritto non a caso di avere divorato l’ampio saggio, perchè Piesing tratta come un romanzo questa storia vera e per qualcuno dura, che sente sua in modo appassionato. Una vicenda anche mortale e non per pochi. Tra le diciassette vittime, innanzitutto i sei dell’equipaggio, trascinati via sull’involucro alleggerito del dirigibile e dispersi per sempre il 25 maggio 1928, oltre al capo operaio Vincenzo Pomella, deceduto nell’impatto sul pack. Poi l’esploratore e meteorologo svedese trentaduenne Finn Malmgren, morto di stenti accompagnando due ufficiali di Marina nel tentativo di raggiungere a piedi i soccorsi, partendo dalla Tenda Rossa (i capitani di corvetta Mariano e Zappi vennero salvati dal rompighiaccio Krassin, poco prima che la stessa nave russa riuscisse a rintracciare gli altri superstiti, alla deriva sul pack mobile, il 12 luglio). Vanno aggiunti ben nove soccorritori a bordo di due aerei: il Latham che imbarcava anche l’esploratore norvegese Roald Amundsen e l’idrovolante Marina II, pilotato da Pierluigi Penzo, precipitato al rientro dalle operazioni.
“L’Italia di Nobile” del titolo è per un verso il nome del dirigibile N-4 semirigido, usato per la spedizione del 1928. Per un altro, è la nazione fascista in cui il generale rientrò il 31 luglio 1928, accolto alla stazione di Roma da 200 mila persone plaudenti, ma da un regime schierato contro di lui, con in testa il collega in Aviazione Italo Balbo, che alimentava con la sua ostilità anche quella norvegese e della stampa mondiale, nei confronti del generale dirigibilista. Fin dal rientro di Nobile sulla nave appoggio Città di Milano, nelle isole Svalbard, il comandante Romagna aveva comunicato via radio che non si conoscevano le ragioni dell’essere stato prelevato dalla banchisa per primo. Sono le parole, riprese nel comunicato ufficiale dai suoi nemici a Roma, che distrussero la reputazione del trasvolatore. Risentito per l’avversione dei vertici nazionali, chiese d’essere ricevuto da Mussolini e osò alzare la voce col duce. Fu l’ultima volta che s’incontrarono.
L’autore inglese è dalla parte del generale e ha tenuto fortemente a scrivere la storia di Nobile e dei suoi amici e nemici, delle loro imprese e dei velivoli coprotagonisti, al tramonto dei tempi d’oro dell’esplorazione artica (molti pensavano che, oltre i ghiacci e le nebbie del Polo Nord, si celasse un continente perduto). In quella fase, i piloti avevano preso il posto degli esploratori polari e i dirigibili e gli aeroplani si davano battaglia sui cieli dell’Artico, contendendosi il futuro dell’aviazione. È anche la storia di alcune donne, come la milionaria Louise Boyd, finora mai cooptate nella narrazione dei fatti.
Umberto Nobile, questo l’arco della sua esistenza: genio, ingegnere aeronautico specializzato in dirigibili, aeronauta, esploratore artico, membro del partito fascista, oppositore di Mussolini, forse persino spia sovietica, sempre accompagnato dalla cagnetta Titina. Volò due volte da Roma alle Svalbard per raggiungere il Polo a bordo di dirigibili grandi come un jumbo-jet, ma più leggeri dell’aria, che lui stesso aveva progettato e costruito. Capostipite di queste macchine volanti è stato il Norge, primo anche a sorvolare il tetto del mondo, dalla Norvegia all’Alaska, nel 1926. Fu di pubblico dominio la contesa con il pari grado nella spedizione Amundsen, su chi dovesse arrogarsi il merito dell’impresa.
Nonostante i cattivi presagi, Nobile decise di tornare al Polo e di mettervi piede per primo, calandosi dal dirigibile. Si cacciò nei guai, come abbiamo visto, e la vicenda finì sui giornali di tutto il mondo. La sorte di molti dei suoi uomini è tuttora avvolta nel mistero; ci fu chi parlò “persino di cannibalismo, senza che nessuno l’abbia mai davvero smentito”. Il trattamento al ritorno a Roma venne paragonato dai sostenitori alla persecuzione di Alfred Dreyfus da parte del governo francese, alla fine del 1800.
Il 24 maggio 1928, di prima mattina, aveva lasciato da cinquantaquattro ore la Baia del Re, alle Svalbard, e Nobile, con il suo equipaggio di sedici uomini (più Titina), aveva lottato per due giorni e notti contro bufere, nebbia, neve e ghiaccio, sul dirigibile da lui progettato e costruito. Non aveva nominato un comandante in seconda ed era esausto, tanto da avere allucinazioni. Quando il grande N-4 Italia raggiunge il Polo Nord, tutti esultano e il morale torna alto, ma che delusione nel constatare l’impossibilità di fare atterrare una squadra. Il vento è troppo forte, disancorerebbe il dirigibile. A 140 metri, lasciano cadere la bandiera italiana sul Polo, più il gonfalone di Milano e la croce affidata da Pio XI.
Poco dopo, si consuma la tragedia. “Siamo pesanti”. La gigantesca aeronave scende verso la distesa ghiacciata. La banchisa è sempre più vicina. “Portiamolo su!”. Tutti i motori sono a piena potenza, ma il gigante del cielo non riesce a invertire la caduta. La coda del dirigibile è a pochi metri dal suolo, a 800 chilometri da qualsiasi speranza di salvezza.

L'Italia di Nobile. L'età d'oro del dirigibile e la nascita dell'aviazione moderna
Amazon.it: 27,55 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’Italia di Nobile
Lascia il tuo commento