L’abbandonatrice
- Autore: Stefano Bonazzi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fernandel
- Anno di pubblicazione: 2017
Potrei cominciare, caro amico lettore, raccontandoti che tutto inizia il giorno dell’inaugurazione della mostra fotografica di Davide Miriani, in arte Damir. Che proprio quando sta per “tagliare il nastro”, riceve una telefonata: Sofia, di cui aveva perso le tracce anni prima, si è tolta la vita. E potresti pensare che io abbia fatto spoiler, ma sbaglieresti perché è da qui che prende il via la narrazione, con un prologo che sin dalle prime battute rivela il talento di uno scrittore che ha il coraggio di affrontare con sincerità e schiettezza temi importanti, forti.
In un romanzo in cui lo scrittore non si limita a usare la penna, a scegliere le parole. Nella sua bellissima seconda fatica letteraria Stefano Bonazzi suona le note di un pianoforte, affidato alle dita lunghe e affusolate di Oscar. E se gli ottantotto tasti, fra bianchi e neri non bastano, lo scrittore ferrarese compone la colonna sonora di questo lungo racconto anche suonando le note blu, quelle più intime, quelle in grado di raccontare l’anima. E incide, Stefano, non solo le parole sulla carta, ma, imitando l’arte pirografa di Sofia, che con maestria dà vita alle sue creature anche sul legno d’acero (il più difficile da padroneggiare), anche il dolore sulla pelle, mentre lo indaga, lo trova, lo sente e lo fa sentire.
E ancora, l’autore fotografa. Ferma un’immagine, rende eterno un momento, una sensazione, un’emozione. E parla anche attraverso quello scatto, voce di città, come Bologna o Londra, di vite taciute, di silenzi lunghi e forse mai rotti.
Stefano Bonazzi nel suo libro "L’abbandonatrice" usa persino i colori, dipinge con il bianco le pareti dell’abbandono e della solitudine; con il blu, il colore che sprofonda senza fine e mai stanca, la malinconia.
E mentre sto per salutarti, amico lettore, non ti dirò che “L’abbandonatrice” , edito da Fernandel, è la storia di Davide, Sofia e Oscar. Non ti dirò che è un concerto di voci che si alterna in una narrazione che ti colpisce e nello stesso tempo ti accarezza. Non ti dirò che l’autore di Ferrara, dopo il prologo, da grande regista della storia, riavvolge il nastro e con la sua sensibile macchina da presa racconta gli abbandoni, ma anche e soprattutto la vita di chi abbandona, per giocare d’anticipo e battere sul tempo la grande paura di essere a sua volta o forse ancora abbandonato. Impreziosendo il racconto, che si sviluppa in due tempi, "State lontani da me" e "Le note blu", senza pausa per i pop corn, di preziosi cammei.
Non ti dirò altro, perché le mie parole non riusciranno a farti provare quello che sentirai, vivrai leggendo questo indimenticabile romanzo. E quando ti troverai nelle sue pagine sarai coinvolto a un punto tale che, giunto alla fine, proverai un forte senso di nostalgia e la voglia di leggerlo ancora. Per poi scoprire a una seconda lettura, com’è capitato a me, di trovarlo ancora più bello; e darai ragione, come ho fatto anch’io, a chi ha scritto che “L’abbandonatrice” è un libro che fa bene all’anima.
L'abbandonatrice
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