L’altra valle
- Autore: Scott Alexander Howard
- Genere: Fantasy
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2024
L’altra valle di Scott Alexander Howard (Mercurio Books, 2024, traduzione di Veronica La Peccerella) è un romanzo fantasy-fantascientifico, distopico con profonde implicazioni etiche e filosofiche.
Tratta infatti uno dei temi più cari a questo genere, uno di quegli argomenti che aprono la strada a grandi domande esistenziali: il viaggio nello spazio tempo.
Ma per trattare un tema così inflazionato bisogna essere una penna di straordinario fascino e in questo Howard si rivela una piacevole scoperta, porta infatti il suo bagaglio di studi filosofici a servizio della sua narrazione e ci regala uno sguardo totalmente originale sul tema.
La trama colpisce già dalle sue premesse: Odile è una ragazza di sedici anni che vive in una città molto particolare. Quella che viene chiamata la Valle esiste in infinite ripetizioni nel tempo a est e ovest. Odile abita nel suo presente ma a est è presente la stessa Valle vent’anni nel futuro, a ovest è presente un’identica Valle vent’anni nel passato. E così via, con la distanza spaziale aumenta quella temporale. Dunque qui entra in gioco lo spazio tempo, visitare passato e futuro infatti è possibile attraversando fisicamente i confini tra i territori. Nessuna macchina, nessun scienziato dai folli capelli bianchi che urla grande Giove!, ma come qualsiasi appassionato del genere sa, il viaggio nel tempo comporta una serie di pericolosità e dubbi morali che lo rendono complesso e infatti in questa realtà esiste un Consiglio, dove Odile spera di entrare a lavorare, che regolamenta le sue attività. Visitare le valli è possibile, ma solo a determinate condizioni, e solo queste regole ferree, rigide, rendono possibile non cadere nel caos, ma allo stesso tempo realizzano la condizione distopica di cui parlavo sopra. Per le persone è possibile visitare cari scomparsi nel passato, ad esempio, ma solo dopo aver affrontato un complesso iter burocratico e rigorosamente mascherati, con cautela, per non provocare valanghe di conseguenze nella terra in cui si trovano.
La vita di Odile viene completamente sconvolta quando, per errore, identifica due di questi viaggiatori dello spazio-tempo nella sua Valle: sono i genitori di un suo caro amico che, quindi, in futuro potrebbe non esserci più.
Questo è un libro costruito con sapienza filosofica, eccelle dunque nel discorso sui viaggi spazio temporali, ma anche nel worldbuilding che li rende possibili, ma lascia in qualche modo indietro — se così si può dire — il veicolare l’emozione. Ma niente è fatto per caso.
La possibilità del viaggio così come concepita da Howard pone i quesiti classici del genere: cosa succede se incontro me stessa nel passato? Cosa succede se cambio qualcosa? Sarebbe altrettanto pericoloso se lo facessi nel futuro? E così via.
Ma essendo la possibilità del viaggio nello spazio-tempo così istituzionalizzata, introdotta all’interno di una società che già di per sé ha delle regole, trasforma i problemi e i dubbi morali in una rete fitta di regole che creano la distopia.
Il Consiglio e la gendarmeria sono molto rigidi nel gestire le richieste e creano una sorta di clima del terrore per scoraggiare gli incidenti che possono spazzare via intere valli. Odile frequenta i corsi per far parte del consiglio e insieme è partecipe dell’incidente di aver visto due viaggiatori quindi porta con sé il lettore all’interno delle sue riflessioni, su cosa sia giusto e su cosa sia sbagliato, su quando si debba avere pietà e quando vietare con forza per evitare conseguenze, su cosa possa causare anche solo uno sguardo e su quanto bene possa fare invece anche solo salutare un caro da lontano, senza che lui lo sappia.
Allo stesso tempo però Odile è un personaggio molto particolare: è una ragazza molto riservata, così tanto da risultare, a volte, distaccata e facendo quindi percepire al lettore alcuni avvenimenti emotivamente pesanti con una sorta di filtro. Il lettore fruisce degli avvenimenti della sua vita attraverso i suoi occhi, ma il suo sguardo è come se fosse molto lontano, freddo, disilluso, come se la vita lo avesse perennemente traumatizzato e condannato ai confini dell’apatia. Ed è per questo che l’emotività passa in secondo piano e l’aggiunta dei sentimenti è lasciata all’empatia di chi legge.
Odile, però, è figlia della sua storia e non è difficile immaginare come un contesto simile — aggiungendo anche il suo difficile contesto famigliare — possa produrre una visione simile sul mondo. Odile, quindi, è una protagonista perfetta per la sua storia che può accompagnare solo un lettore disposto ad accettare che questo non è un libro di grandi manifestazioni di sentimento, anche se le emozioni ci sono e colpiscono forte lì dove devono.
L’altra valle è uno splendido romanzo d’esordio che tiene il lettore incollato alle pagine, ma anche a sé stesso. Chiudendo l’ultima pagina è infatti impossibile non porsi La domanda cardine della storia: se avessi la possibilità di salutare un caro scomparso o di vedere il futuro di qualcuno, qualcuno che magari non è ancora nato, da chi andrei?
E al lettore non resta che augurare, dunque, buona lettura e buona nostalgia.
L'altra valle
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