L’amore può succedere di Antonella Boralevi

Durante la settimana del Bookcity a Milano ho avuto il piacere di ascoltare e incontrare Antonella Boralevi, recentemente tornata in libreria con il romanzo L’amore può succedere (Baldini+Castoldi, 2024), evento moderato sapientemente dalla giornalista e conduttrice televisiva Sabrina Scampini, la quale ha saputo mettere in luce gli aspetti più profondi e intimi non solo della storia narrata ma anche della stessa autrice.

Strana sensazione. Ѐ strana la materia di cui sono fatti i sogni.

Sono pagine, quelle del romanzo, che si propongono come un dialogo spazio-temporale, una sorta di conversazione bidimensionale fra passato e presente, in quanto ruotano attorno a un’“osmosi” poetica che si instaura tra le vite di due donne apparentemente diverse, in quanto vissute in epoche e contesti differenti, ma accomunate nel profondo dallo stesso afflato di vita, dal medesimo respiro verso il mondo.

Ѐ come se una parte segreta di me, quella parte di cui voi e io abbiamo già parlato, sapesse già la risposta.

Come si evince dal titolo, la storia si prefigge l’intento di rivelare l’eterna verità sull’amore, quella celata da sempre ai nostri occhi e che non ci viene mai detta: l’amore è un sentimento che semplicemente può accadere, ci spetta per diritto, non dobbiamo meritarcelo.

Ma, lo sapete, è proprio quando non ti aspetti nulla che succede tutto.

Tra le due protagoniste, da una parte la contessina diciasettenne Clementina Mora, energica e gioiosa, intenta a debuttare nel 1827 al ballo d’Estate di Maria Luisa d’Asburgo-Lorena, all’epoca Granduchessa di Parma, e dall’altra la trentenne Elisabeth, orfana dell’amore della madre e di un uomo e assorbita dal vortice ripetitivo di una quotidianità newyorkese al contempo frenetica e solitaria, si instaura una sorta di trasmigrazione di anime, di identità, volta a rivelare il riflesso di un medesimo desiderio: per entrambe, la ricerca dell’amore, della passione, della dolcezza e tenerezza, della cura, di attenzioni.

Infrangere le regole. Seguire l’istinto. Eppure non mi vergogno.

Questo “passaggio di testimone”, che assumerà le sembianze tangibili di un oggetto ben specifico, avviene gradualmente in Elisabeth, attraverso l’inaspettata eredità ricevuta da una parente defunta che la porta a recarsi a Parma per saperne di più; una volta giunta nell’appartamento ereditato, si abbandona all’ascolto delle note di un valzer che la conducono presto in un’altra dimensione, quella passata, al contempo magica e dolorosa, appartenente a Clementina.

Aveva lo stesso spirito controcorrente, la stessa capacità di dirsi la verità.

Una prosa snella, lineare e scorrevole, tanto nelle parti dialogate quanto in quelle narrative e descrittive, uno stile accurato ma scevro di inutili virtuosismi, incisivo e lirico al punto giusto, incorniciano un ritratto di vita palpitante, dalle forme suggestive e dalle pennellate sgargianti, una tela che sembra invitare il lettore a osservarla meglio, più da vicino, rendendolo capace di cogliere dettagli e particolari in grado di gettare una luce - e una verità - su se stesso.