L’arte della seta a Catanzaro tra il Mezzogiorno e l’Europa nel Sei e Settecento
- Autore: Amedeo Toraldo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rubbettino
- Anno di pubblicazione: 2015
Catanzaro, dalla sua fondazione bizantina, crebbe imperniando la sua economia sulla gelsi-bachicoltura, filatura e tessitura della seta. “L’arte della seta a Catanzaro tra il Mezzogiorno e l’Europa nel Sei e Settecento” (Rubbettino, 2015), libro di Amedeo Toraldo aggiunge informazioni sui processi produttivi, commerciali ed economici del ‘600 -‘700, con riferimento al mercato europeo. La documentazione archivistica è inedita e, se il ritrovamento più importante è quello dello Statuto dell’Arte della seta del 1718 (in appendice), non meno significativa è la documentazione sulle esportazioni dei tessuti nel ‘600 che raggiungevano territori extra-regionali. Dalla ricerca si evidenzia:
“Vengono quantificati i volumi di drappi esportati fuori dai confini calabresi negli anni di grande fioritura dell’arte della seta nel capoluogo della Calabria Ultra, ovvero nei primi decenni del XVII secolo, sui quali fino a ora non si disponeva neppure di una stima. E, soprattutto, risultano eclatanti i dati sulle esportazioni concernenti la seconda metà del ‘600 che attestano, dopo la nota flessione degli anni ’40, una fase di espansione del mercato che determina il ristabilirsi o quasi del livello di produzione e commercializzazione delle tessiture di Catanzaro raggiunti all’inizio del secolo, rendimenti che, fino a oggi, erano stati esclusi”
Lo statuto ritrovato, poi, è una vera e propria miniera di informazioni perché, puntualizzando tutti gli aspetti che riguardano la produzione della seta, dalla cura che bisognava avere nei confronti del bozzolo, la cui integrità doveva essere sottoposta alle visite ispettive, seguiva nella precisazione dei vari processi produttivi: quello della filatura, della coloritura e della tessitura, con una quantità e qualità di prodotti che andavano dai diversi tipi di velluti alle passamanerie (ben venticinque qualità di drappi e cinque di passamanerie). Nello statuto si precisavano anche le caratteristiche delle tecniche e delle tecnologie, con un’assillante attenzione alla qualità del prodotto che andava controllato minuziosamente prima che fosse apposto il timbro della città di Catanzaro. Perché tutto fosse perfetto, nello Statuto si puntualizzavano anche le caratteristiche dei lavoranti e si prescriveva, ad esempio, che non si occupassero aiutanti di età sotto i quattro anni e che le botteghe dovessero essere aperte sulla pubblica via. È davvero interessante la lettura attenta che compie l’autore e il testo dello statuto del 1718 apre a un mondo produttivo che, pur rimarcando ingiustizie e differenze tra le posizioni dei mercanti, dei produttori e quella dei lavoranti (che non potevano senza preavviso lasciare il lavoro e, viceversa, potevano essere licenziati all’istante), apre un varco alla conoscenza su un mondo produttivo che coinvolgeva quasi per intero la compagine sociale catanzarese, in cui le donne avevano un ruolo attivo. La produzione serica dava identità e prestigio e la città, con i suoi consolati e i suoi Statuti, le sue strutture di difesa e controllo del prodotto, si è, nel tempo, guadagnata e confermata fama e reputazione. Conoscere la storia non dovrebbe servire solo a vagheggiare un passato glorioso, ma a insegnare che solo dalla qualità e attenzione al prodotto si riesce ad ottenere un riconoscimento su un mercato che oggi, ancor più di allora, richiede qualità.
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