L’attesa dell’attesa
- Autore: Mino Pica
Un gatto nero sfugge - a chi a che cosa? - e nel farlo sfiora la realtà,
la capovolge, la shakera, generando mondi possibili alterati e inquieti,
entrando nei quali il lettore dovrà necessariamente scendere a patti con
l’autore fidandosi totalmente di lui, facendosi trasportare per mano e
sospendendo inevitabilmente ogni giudizio.
Il romanzo d’esordio di Mino Pica narra una storia che lungi dall’essere un semplice viaggio alla
ricerca di se stessi, appare piuttosto come una finzione verbale pensata
per porre delle domande assai più che per offrire delle risposte. Un
edificio scritturale complesso, un puzzle apparentemente impazzito nel
quale l’autore, attraverso un metodico proiettarsi tra i propri
pensieri, innalza geometrie perfettamente incastonabili così da
raccontare una storia intima nel modo più oggettivo possibile.
È un
libro che narra di sentimenti, senza mai essere sentimentale. Assomiglia a
un lungo film, dove al posto delle immagini ci sono le parole e i tempi
verbali imperfetto, futuro anteriore, condizionale funzionano da motore
delle vicende, fanno viaggiare nel tempo e nello spazio una storia
perfettamente immobile. La grande capacità del narratore è qui: ha
inventato una lingua per dipanare una storia-che-non-c’è. Il
protagonista purifica i nostri sentimenti attraverso la messa a nudo dei
propri. Ci invita a tuffarci come in un caleidoscopio nel vuoto di una
generazione, con conseguente liberazione finale, realizzata nel
disinteresse di quale tempo sia reale, concreto e storico lasciando che
tutto passi via, con il suo carico di speranze mai davvero perdute.
Presentazione del libro di Miranda Biondi (Direttrice Editoriale di
Giovane Holden Edizioni)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’attesa dell’attesa
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