L’estate delle carogne
- Autore: Simon Johannin
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2024
Il potere della parola scritta, diceva Conrad, risiede nel far udire, far sentire e, prima ancora, far vedere. Questo e nulla di più.
Simon Johannin, autore francese, con il suo esordio L’estate delle carogne (Alter Ego, 2024, collana Specchi, trad. di Valentina Maini) vincitore del Gran Prix 2017, anno di pubblicazione in patria, va senza ombra di dubbio in questa direzione. Ci trasporta senza pietà verso e dentro un mondo “dove nessuno vince davvero” e se ne percepiscono suoni, odori, sensazioni anche quando fanno male, anche quando sono un pugno dritto sullo stomaco. Si va avanti nella lettura e si arriva alla fine senza accorgersene, in un vortice di parole e visioni, accompagnati da un ritmo e una voce che non lasciano scampo.
L’io narrante è quello di un ragazzo che cresce a La Fourriere “un posto che è da nessuna parte”. Un luogo rurale dove sangue e polvere si mischiano.
Ci sono tre case, la mia, quella di Jonas e della sua famiglia e quella della brutta stronza che ha investito il mio gatto, è suo il cane che abbiamo colpito con le pietre, viene solo ogni tanto, a fare le patate e a farmi incazzare
.
Le sue vacanze trascorrono a guardare con gli amici l’unica TV del paese a casa di una vecchia di nome Didi, “a caricare i rimorchi con balle di fieno e lacerandoci mani e cosce, e poi a ricaricarli con quelle che cadevano lungo il percorso”, a guardare il padre ammazzare un animale e a imparare a fare la stessa cosa, a partecipare a risse furibonde. Gli adulti – e non solo loro – si ubriacano e le donne urlano per niente, compresa sua madre che si lamenta per tutto, ma è gentile.
Le giornate sono incredibili e tuttavia sempre uguali a se stesse, in un tempo circolare e infinito.
Sembra che non accada mai nulla di diverso da questo. Invece il domani si affaccia, con tutte le sue incognite, il diventare grandi è ancora più difficile che rimanere adolescenti in un posto come La Fourriere.
“La vita è imbattibile come è la morte e non possiamo farci nulla”
dice il protagonista.
Colpisce ne L’estate delle carogne il linguaggio duro, spietato ma anche poetico, come a voler dire che c’è la luce, c’è la bellezza anche nel buio più impenetrabile.
Il sole si è screpolato in frammenti di luce arancione toccando le prime vette, sotto le foglie alcuni faggi ci sembravano quasi delle pelli di leopardo mentre guardavamo il fuoco gli occhi fissi sulle fiamme, poi la luce si è spenta e tutti se ne sono andati
.
Un romanzo di formazione e del suo contrario, nel quale tutti, esseri umani e animali, vanno incontro al loro destino insieme, come in un’Arca di Noè, in lotta perenne per la salvezza, di fronte al male.
L'estate delle carogne
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