Tra i poeti più amati, letti e citati nell’era di Internet figura senza dubbio l’americano Charles Bukowski. Le sue parole sono il nuovo fenomeno dell’epoca social, si trovano sminuzzate, frammentate e citate in ogni dove, talvolta poste come didascalie sotto le fotografie più inverosimili. Le sue poesie ora sono come il prezzemolo, si trovano dappertutto, per stare in tema di frasi fatte.
Tutti citano Bukowski, ragion per cui al mondo cosiddetto “letterario” il poeta americano appare un po’ indigesto: è ormai ritenuto il poeta degli analfabeti, dal momento che tutti lo citano ma nessuno lo ha davvero letto.
Dobbiamo, però, spezzare una lancia a favore di Charles Bukowski e della sua letterarietà tanto vituperata, ricordando che non è solo il poeta dei “social” e dei “cioccolatini”.
Vi proponiamo la lettura di L’hai amata, vero? (You loved her, didn’t you? nell’originale inglese, Ndr) una lirica che ha il ritmo serrato di una prosa e ci propone una curiosa analisi dello sfaccettato animo femminile, una dimensione a sé stante in continua tempesta, che talvolta appare indecifrabile alle donne stesse.
La lirica di Bukowski ha il pregio della parola-verità: nella sua poesia l’autore ci propone una riflessione universale, narrando l’amore nei suoi aspetti più crudi e provocatori. Con un linguaggio prosastico l’autore fa emergere la complessità dell’animo altrui e, in particolare, l’inafferrabilità della donna amata che appare come un essere sfuggente, mutevole, incostante. L’hai amata, vero? fu ispirata dalla relazione tumultuosa con Jane Cooney Baker, che soffriva di crisi maniaco-compulsive, ma fu la sola donna che Bukowski abbia amato davvero.
Scopriamo testo e analisi della poesia e qualche curiosità sulla donna amata da Charles Bukowski.
“L’hai amata, vero?” di Charles Bukowski: testo
“L’hai amata, vero?”
Lui sospirò
“Come posso risponderti? Lei era matta.”Sì passò la mano tra i capelli
“Dio se era tutta matta, ogni giorno era una donna diversa
Una volta intraprendente, l’altra impacciata.
Una volta esuberante, l’altra timida. Insicura e decisa.
Dolce e arrogante.
Era mille donne lei, ma il profumo era sempre lo stesso
Inconfondibile
Era quella la mia unica certezza.
Mi sorrideva sapeva di fregarmi con quel sorriso
Quando sorrideva io non capivo più nulla
Non sapevo più parlare né pensare
Niente, zero
C’era all’improvviso solo lei
Era matta, tutta matta
A volte piangeva
Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio
Lei no
Lei si innervosiva
Non so dove si trova adesso ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni
Era matta tutta matta
Ma l’ho amata da impazzire.
“L’hai amata, vero?” di Charles Bukowski: testo originale
"You loved her, didn’t you?"
He sighed:
"How can I answer you? She was crazy."He ran his hand through his hair.
"God if she was completely crazy. Every day she was a different woman
One moment enterprising, the next awkward.
One moment exuberant, the other timid. Insecure and determined.
Sweet and arrogant.
She was a thousand women, but the perfume was always the same
Unmistakable.
It was my only certainty.
She smiled at me, she knew how to get me with that smile
When she smiled I couldn’t understand anything anymore,
I did not know how to speak or think anymore
Nothing, zero.
All of a sudden there was only her.
She was crazy, completely crazy.
Sometimes she cried.
They say that in that case women just want a hug,
She does not.
She gets nervous.
I do not know where she is now, but I bet she is still looking for dreams.
She was crazy, completely crazy.
But I loved her madly."
“L’hai amata, vero?” di Charles Bukowski: analisi e commento
La poesia di Bukowski è costruita su un dialogo e si fonda essenzialmente sui contrasti. Nel descrivere la donna amata al suo interlocutore il protagonista si serve di diverse espressioni in perfetta antitesi tra loro. Così facendo vengono messe in risalto luci e ombre dell’amore, l’incostanza tempestosa dello stesso sentimento.
La donna cantata da Bukowski non è una musa, né una femme fatale irraggiungibile: è una donna in carne ed ossa che tuttavia in questo ritratto ci appare aerea e incostante, un essere indefinibile e, di conseguenza, inafferrabile.
Del resto l’autore ci avverte sin da subito: “Lei è matta”. Ma ben presto scopriamo che questa “follia” non è una caratteristica negativa, anzi, sottende una personalità esplosiva e molto forte.
Nel descrivere la donna amata Bukowski dà voce alle molteplici sfumature dell’animo femminile, che è in perenne tempesta, capace di passare dal pianto al riso nell’arco di pochi istanti. L’incostanza che il poeta descrive è in realtà propria di ogni persona, perché nessuno - agli occhi di chi lo conosce bene - è davvero racchiudibile in un’unica forma, ma cambia e muta sempre a seconda di contesti e situazioni e, oltretutto, si evolve nel tempo.
Nella donna “insicura e decisa” descritta da Bukowski ci potremmo riconoscere tutti perché ciò che il poeta descrive sono le sfumature dell’animo che mutano, come onde, in base all’inclinazione della luce.
La bellezza delle persone che amiamo è data, in fondo, proprio da queste sfumature, da questa incostanza. Bukowski infine confessa di non poter racchiudere l’amata in una forma, in una personalità precisa, ma di amarne l’essenza.
Era mille donne lei, ma il profumo era sempre lo stesso
Nella conclusione ritorna l’aggettivo iniziale “matta”, l’unico che sembra corrispondere alla donna. L’autore se ne serve per rimarcare l’inafferrabilità di questa creatura aerea e appassionata fatta di “sogni”, ma nel finale vi accosta il suo amore affermando che, in perfetto accordo, lui la ama “follemente”. Tutto ciò che è profondo, a ben vedere, sconfina nella vertigine, nella follia, nell’assoluto e sembra spezzare qualsiasi argine costruito dal buonsenso.
But I loved her madly
Chi era la donna amata da Charles Bukowski?
A chi era dedicata la poesia L’hai amata, vero? Bukowski non l’ha scritto in calce al testo, ma analizzando la biografia dell’autore è possibile ricondurre la stesura di questa poesia agli anni della tumultuosa relazione con Jane Cooney Baker.
Jane e Charles Bukowski furono legati per più di dieci anni. Lei soffriva di crisi maniaco-compulsive che la spingevano a bere e a trovare rifugio nell’alcol. Infine sarà proprio l’alcolismo a ucciderla, nel 1962. La sua morte precoce traumatizzò Bukowski che, depresso, trovò sfogo nella scrittura per esplorare il baratro incomprensibile del dolore.
Nel poema intitolato For Jane: With All the Love I Had il poeta implora tutti gli Dei del mondo (dei ebraici, dei cristiani) di restituirgliela, infine la ricorda così:
Sei morta da 28 anni/ eppure mi ricordo di te/
più di tutti gli altri.
Bukowski parlava di Jane Cooney Baker come “dell’unica donna che abbia mai amato”. Diverse immagini li ritraggono insieme, abbracciati: nelle foto lei, eternamente giovane, ha una frangetta sbarazzina, gli occhi socchiusi e un sorriso radioso. Forse quello stesso sorriso descritto nella poesia L’hai amata, vero? che faceva scordare a Charles l’esistenza del mondo.
Dopo diverse relazioni tumultuose e infelici Bukowski ritrovò la pace accanto a Linda Lee Beighle, con cui trascorse i suoi ultimi anni di vita. Il ricordo di Jane, però, rimase indelebile: scrisse che lei non doveva mai morire “nel senso comune di morire”. Ancora oggi Jane Cooney Baker è considerata l’unica vera musa di Charles Bukowski.
leggi anche
Charles Bukowski: frasi e aforismi più belli
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “L’hai amata, vero?”: la poesia di Charles Bukowski che narra la complessità dell’animo femminile
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia Charles Bukowski Storia della letteratura
Lascia il tuo commento