

L’isola delle Erinni. Fantastoria
- Autore: Carlo Rizzi
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Tutto deve cambiare, per desiderare che tutto torni come prima. Non è per parafrasare Tomasi di Lampedusa, ma viene in mente dopo aver letto l’attraente intreccio di fantascienza, socialità capovolta di genere e fantasessualità proposto dal maremmano Carlo Rizzi nel romanzo L’isola delle Erinni. Fantastoria, per Pathos Edizioni (Torino, luglio 2024, 244 pagine).
L’inventiva profusa e l’originalità dell’ambientazione ci fanno dire che il romanzo somiglia tanto all’autore e alla sua vita, più di ottant’anni di tante cose. La biografia lo vuole nato all’inizio della Seconda Guerra mondiale, “destinato, come un’ogiva impazzita, a compiere orbite anomale”. Esistenza irregolare, mestieri e attività dissonanti (calciatore e agente di commercio, redattore freelance e direttore di cantieri, editor e funzionario immobiliare). Non c’è dubbio che abbiano regalato esperienze a piene mani, fuori dall’ordinario, tanto da renderlo un esempio tipico di narratore non accademico. Da Milano partiva per varie parti del mondo, spesso le più disagiate, per contribuire alla costruzione di porti, dighe, ciminiere, villaggi e grattacieli. Non da molto si è ristabilito in Maremma, chiudendo il cerchio. Ha scritto libri per bambini e alunni di scuola media, racconti, romanzi (Come una città di frontiera, nel 2022 e I Maestri giramondo, nel 2023, fermandoci a Pathos Edizioni).
Che per l’isola del titolo s’intendesse una Milano del 2049, non si sarebbe mai immaginato. È successo quello che ci si aspetterebbe da un conflitto nucleare. Stavolta, però, in aggiunta al territorio devastato, lo scenario è soprattutto eversivamente fantapolitico: è una società civile inaspettata quella sopravvissuta, una comunità molto scomoda e poco rassicurante per noi maschietti.
Milano: un’isola nel nulla, anticipa Rizzi nel prologo. La periferia è il confine invalicabile, la regione non c’è più, resa un’area selvatica, venefica, da cui stare lontani. Ci si è ristretti nel centro abitato, si vive come in un’isola circondata da un territorio radioattivo e patogeno. Nella prima metà del secolo, la guerra mondiale più catastrofica, distruttiva e insensata ha scatenato in due settimane tutte, ma proprio tutte, le armi. Del mondo è rimasto poco, forse sacche come Milano, rese appena vivibili da massicci interventi di decontaminazione. Il genere Alfa l’ha fatta grossa: gli uomini hanno quasi cancellato città ed ecosistema. Le donne si sono ribellate contro di loro, in quanto responsabili del conflitto.
Tremate le streghe sono arrivate, ma c’è poco da contare che questo conduca a situazioni piccanti, magari ad alto tasso erotico: il sesso è stato abolito, anche quello riservato alla moltiplicazione della specie. Nell’enclave di sopravvissuti, circondata dal nulla, il potere è passato alla schiacciante maggioranza femminile, sui pochi uomini non caduti al fronte. Hanno messo i maschi in condizioni d’inferiorità, vietando di prendere decisioni, di occupare cariche pubbliche, di esercitare professioni. Servono solo come personale di fatica o tecnico. Quelli non contaminati da radiazioni sono obbligati a passare settimanalmente dalla banca del seme: la riproduzione resta esclusivamente artificiale. La fecondazione in vitro viene realizzata in laboratorio da specialiste: ovuli sani per ottenere embrioni sani da impiantare in uteri sani.
La sessualità è praticata solo dalle donne, omosessuale ovviamente, ed è proibitissima soltanto per gli uomini. Non è ammessa la minima relazione amorosa con una donna. Nessun contatto. I bambini non hanno padre e madre, appartengono a questa collettività malaticcia, qualche centinaio di migliaia di individui (per lo più donne), ammassati in poche miglia quadrate. Lo spazio è l’ossessione degli amministratori (donne naturalmente): non è mai abbastanza. Per questo, ogni individuo sterile è superfluo e viene soppresso: solo se di genere maschile, s’intende, perchè le donne sono intoccabili. La vita dei maschi non vale molto, toccare i sessant’anni è un primato. Basta un sospetto di eresia, un’accusa di associazione eversiva, un errore commesso secondo la giudice, per essere condannati senza appello alla “riduzione”. Un fumo denso e scuro esce continuamente dalla ciminiera dell’inceneritore.
Il protagonista di questa storia di resistenza di genere, sovvertita rispetto ad oggi, è Marco, ha circa trent’anni. Nato prima, conserva ricordi solo del dopo. La bomba è esplosa nel 2025, aveva quattro anni, giocava in cantina e questo lo ha salvato. Suo padre, morto nell’esplosione come la madre, l’aveva trasformata in un rifugio atomico attrezzato. Tirato fuori una squadra addetta alla decontaminazione, era troppo piccolo quando le donne hanno preso il potere. Il giorno che se n’è reso conto, la posizione di preminenza era consolidata, incontrovertibile.
Lavora come ispettore urbanistico presso il Distretto di polizia ed è lui, in un giro d’ispezione, a salvare una donna da un impensabile stupro. Sorprende l’aggressore mascherato nel compiere la violenza, ma non riesce a fermare la fuga. Marco ha fatto in tempo a cogliere un lampo negli occhi scuri, mentre quello gettava addosso alla vittima sconvolta un fiore di stoffa, dai petali gialli. Sembra giovane, rapido, atletico. Lo chiamano il killer del crisantemo, uccide strangolando, dopo avere violentato.
Marco ha salvato la donna, questa volta. Scopre ch’è un’artista, una pianista. Fa di tutto per incontrarla. Angela gli dà del lei, non del tu. Strano.
Facciamola breve, Marco s’innamora e fa di tutto per avvicinarla, a rischio della vita.
In “Fahreneit 451”, i resistenti al rogo dei libri mandano a memoria la grande letteratura, qui imparano invece a tornare a dire “ti amo”. Questa bella lettura di fantagenere sorprenderà, piacevolmente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’isola delle Erinni. Fantastoria
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