L’ultimo treno per la libertà
- Autore: Meg Waite Clayton
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: HarperCollins
- Anno di pubblicazione: 2021
Kindertransport: nonostante il suono gutturale, per chi conosce il tedesco ha un significato tenero. Vuol dire trasporto di bambini e per due anni, dal 1938 al 1940, ha rappresentato la salvezza per diverse migliaia di minori del Centro Europa, in gran parte ebrei, sottratti prima alle rudezze tedesche e poi allo sterminio nazista. “Commovente”: è il giudizio condiviso dalla critica internazionale per il romanzo L’ultimo treno per la libertà di Meg Waite Clayton, settimo titolo della scrittrice americana, bestseller nel mondo anglosassone e in Olanda, tradotto in venti lingue e pubblicato a gennaio da HarperCollins Italia con la traduzione di Roberta Scarabelli (544 pagine).
Commovente, ma non è solo una storia di salvezza: sono pagine di lacrime, di separazione, di destini familiari cambiati spesso per sempre, di padri e madri sconsolati e di piccoli che hanno affrontato il futuro da soli.
Meg Waite Clayton aveva iniziato gli studi universitari nel Michigan convinta di uscire da Ann Arbor col camice da medico, ma si è ritrovata col tailleur blu professional dell’avvocato. Desiderava scrivere fin da bambina, ma dice di avere scoperto a sue spese che farlo è più difficile di quanto possa sembrare. Si è decisa solo a 32 anni ed era incinta del secondo figlio quando ha pubblicato il primo romanzo.
Anche Stephan Neuman sogna di fare il romanziere. Ha 15 anni, vive a Vienna nel 1936 con la famiglia. Stanno bene, conducono una vita agiata, sono ebrei ma non è mai stato un problema in Austria. Stravede per la nipote del vecchio barbiere, Zophie-Helene, una ragazzina cattolica sveglia e volitiva, appassionata di matematica e di teatro. Quello piace anche a Stephan, la matematica meno. Ha già una commedia nel cassetto e per Natale ha chiesto ai genitori una macchina da scrivere, lo strumento perfetto per un autore, sia pure in erba.
A marzo del 1936, l’Anschluss cambia la vita dei Neuman. L’annessione hitleriana dell’Austria crea la Grande Germania e fa irrompere nella pacifica vita del popolo austriaco le leggi razziali naziste, che introducono la discriminazione degli ebrei in ogni settore della vita pubblica. “È una legislazione adottata per amore, non per odio”, si legge nel ritaglio di un giornale viennese, proposto con altre riproduzioni tra un capitolo e l’altro del romanzo. Il commissario tedesco per la giustizia Hans Frank spiega che le leggi di Norimberga sono state varate a protezione della razza ariana, perché il nazismo ama il suo popolo, non perché odia gli ebrei. Aggiunge che il mondo le giudica troppo dure, ma non si è mai preoccupato quando erano gli ebrei a cacciare i tedeschi dalle loro case.
Promulgata nel settembre 1935, la raccolta di norme sulla nazionalità e la “purezza” tedesca revocò la cittadinanza a chi avesse sangue israelita e vietò i matrimoni con cittadini ariani o affini. Bastava avere anche solo tre nonni ebrei e non importava non essere osservanti o avere cambiato religione. Agli juden venivano negate cure mediche, anche ospedaliere. Via i docenti universitari dagli atenei e gli ufficiali dalle Forze Armate. Niente sconti per gli studenti: proibito sostenere esami. E non era ancora cominciato lo sterminio fisico, che verrà con la guerra.
Annessa alla Germania, anche l’Austria diventa territorio ostile per gli ebrei e il mondo sta a guardare, in piccola parte impotente, in qualche caso ostile, per lo più indifferente. Nei confinanti Paesi Bassi, metà della popolazione simpatizza per i nazisti e la maggior parte degli altri non vuole fare del regno di Guglielmina un ricettacolo di fuoriusciti. In Germania, un oscuro ma promettente esperto di questioni ebraiche del servizio di sicurezza delle SS, Adolf Eichmann, studia come sbarazzarsi degli ebrei austriaci, espellendoli. A Vienna, tutta la classe dei professionisti era composta da israeliti, che cacciati dalla loro patria sarebbero diventati poveri ma colti profughi. Occorreva evitare che le loro competenze potessero andare a beneficio dei Paesi più sviluppati e progettava di esiliarli solo in Africa o Sudamerica. Ma certo una soluzione andava trovata.
E qui si inserisce l’avventura di Tante Truus (Zia Truus), l’olandese Geertruida Truus Wijsmuller-Meijer, una cristiana che non è rimasta a guardare e con l’aiuto del marito e pochissimi altri ha salvato personalmente 1001 dei 10mila bambini e adolescenti fino ai 17 anni trasferiti con i kindertransport in Inghilterra, l’unico Stato che aveva accettato di farsi carico dell’onere umanitario. Negli Stati Uniti, un’opposizione antimigranti e antisemita aveva chiuso le frontiere ai piccoli, che per tre quarti erano ebrei e che nella maggior parte dei casi non hanno più rivisto i genitori, coinvolti nella “soluzione finale” trovata da Eichmann e dai nazisti.
I 10mila hanno poi raggiunto diversi stati del mondo, creato famiglie e in tanti si sono affermati, come il Premio Nobel 1998 per la chimica Walter Kohn, allora quindicenne viennese, come Stephan, il ragazzo ebreo che vuole fare lo scrittore.
Il romanzo segue il percorso di salvezza come meglio non si potrebbe, facendolo letteralmente vivere al lettore, che condivide i momenti di tensione di Truus, soprattutto quando a costo della libertà e della vita accompagna in treno bimbi senza documenti. Attraversa il confine tra la Germania e l’Olanda corrompendo le guardie tedesche di frontiera con regali e preziosi, finanche strass di nessun valore, spacciati per rubini.
Tante Truus volle incontrare anche Eichmann - come si legge nel romanzo - credeva di poterlo convincere.
L'ultimo treno per la libertà
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