L’uomo sulla bicicletta blu
- Autore: Lars Gustafsson
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2015
I lettori adusi ai romanzi sbiechi di Lars Gustafsson sanno che a un certo punto, nel bel mezzo della storia, devi vedertela col pertubante, come se si partisse per la tangente: la bussola interiore impazzisce, Alice rompe lo specchio, passato e presente coincidono e le lancette degli orologi si impuntano di conseguenza, tipo destrieri davanti le magioni maledette nei film della Hammer. Lars Gustafsson sfrangia e ricompatta di continuo le sue trame (trame?): si parte da coordinate plausibili - ne “L’uomo sulla bicicletta blu” (Iperborea, 2015) un venditore porta a porta di utensili elettronici per cucina pedala per fuggire anche dal proprio fallimento - e si sfocia in un non-luogo metanarrativo, un microcosmo che-non-c’è dai contorni sfrangiati, affastellato di storie nella storia, rimandi borgesiani, simboli e foto virati seppia. Queste suggestioni se da un lato frastornano il lettore, dall’altro lo inchiodano alla pagina in forza a una malia sottile, riconducendolo al potere irretente di situazioni, personaggi, e persino contesti climatici-specchio dello stato d’animo del protagonista.
Ne “L’uomo sulla bicicletta blu” c’è un mondo che forse è andato avanti, a braccia aperte incontro a una modernità subita da Janne Friberg a dispetto di un mestiere che lo costringe a piazzare antesignani di robot da cucina a possibili acquirenti alquanto maldisposti. E c’è un mondo “altro”, parallelo, vagamente retrò, che fa a meno persino del Tempo (anzi rappresenta il degré zéro del Tempo), dove è possibile incrociare una vecchia baronessa che si prepara a morire e intanto assiste ai preparativi del suo banchetto funebre, un vecchio ritratto in cui Janne riconosce se stesso, un album di fotografie, una bambina e un cane. E ancora un capitano legato all’albero della sua nave come una sorta di vetero-Ulisse al cospetto delle sirene, due donne vestite come parole crociate e diverse altre meraviglie.
In ultima analisi, niente all’interno della vetusta dimora in cui Friberg si imbatte - pedalando contromano al senso stesso della propria vita in una Svezia, non a caso, autunnale - sembrerebbe andare per il verso consueto.
Onirismo, memoria, dimensione inconscia, dispercezione temporale e persino identitaria sono i fulcri tematici attorno ai quali ruota questo romanzo tanto insolito quanto elegante, prossimo ai sensi ultimi dell’esistenza, alla loro estrema fugacità, col dubbio (atroce) di essere noi stessi, in fondo, null’altro che attori involontari di un sogno. L’ottima traduzione dallo svedese è di Carmen Cima Giorgetti.
L'uomo sulla bicicletta blu
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