La Brigata «Bologna»
- Autore: Carlo Felice Prencipe
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2017
Piangevano in tanti, ufficiali e soldati, per la rabbia e l’impotenza della resa agli austrotedeschi, dopo il brillamento anticipato del ponte di Pinzano, l’ultimo sul Tagliamento, che avevano difeso coraggiosamente per tre giorni, in pochi, contro la travolgente avanzata nemica da Caporetto. Erano uomini di un reparto ancora organico, ai quali è dedicato un volume, “La Brigata «Bologna». Il 40° Reggimento Fanteria, dal Carso alla battaglia del Monte Ragogna 1917”. Un loro superiore, il maggiore Carlo Felice Prencipe, vi ricostruisce quella resistenza, tanto utile al nostro esercito in difficoltà. A cento anni dai combattimenti, il libro è apparso in prima edizione nella collana Testimonianze tra cronaca e storia, della casa editrice Mursia, (maggio 2017, pp. 226, euro 17,00).
Il merito si deve al pronipote dell’autore, che nei cassoni militari custoditi negli scantinati ha ritrovato gli appunti, redatti poco dopo gli eventi dall’allora comandante del II° battaglione dell’unità di fanteria, che in coppia col gemello 39° costituiva quella Brigata, di stanza a Napoli nei quartieri di pace.
Pugliese, garganico per la precisione (nato a Monte Sant’Angelo nel 1874 e morto a Torino nel 1960), Carlo Felice Prencipe era uno di quegli ufficiali di carriera partito dalla gavetta e transitato dai ruoli truppa, come avveniva per i ragazzi delle famiglie borghesi. Il padre era un valente orafo.
Militare esemplare, combattente coraggioso, Carlo Felice Prencipe aveva meritato una medaglia d’argento al valor militare, nella battaglia della Bainsizza e nel 1920 si vide riconoscere la benemerenza dell’Ordine militare di Savoia, proprio per la sua condotta a Ragogna, a fine ottobre del 1917. L’eroica resistenza della Bologna si consumò infatti sulle modeste alture che proteggevano uno dei ponti sul Tagliamento, attraversamento obbligato dal territorio di Udine alle pianure friulana e veneta.
Mario Prencipe spiega di aver voluto dare dignità attraverso il bisnonno a tutti gli uomini di quella brigata, che non arretrarono, difendendo il fiume per consentire a due intere armate italiane di arretrare sulla linea del Piave.
“È il racconto di un anno di guerra di un ufficiale dell’Esercito e del suo reggimento, dalla bolgia del Carso nei primi mesi del 1917 alla difesa a oltranza di quell’ultimo ponte sul Tagliamento. Ed è la storia dell’accanita lotta della Brigata Bologna, schierata sulle colline del Monte Ragogna, difeso per tre giorni dagli assalti furibondi dei tedeschi che volevano invadere la pianura friulana”.
Il memoriale si basa su manoscritti e appunti, elaborati durante la prigionia in Germania e integrati nei primi anni del dopoguerra al ritorno da Rastatt, Augustabad e Cellelager. In parte, furono compilati ad uso delle commissioni militari d’inchiesta che interrogavano gli ufficiali tornati dai campi di concentramento. Negli anni Trenta, il materiale fu ripreso, ampliato e risente di alcune pubblicazioni dell’epoca per quanto riguarda le scelte del Comando Supremo italiano, lo sfondamento di Caporetto e la ritirata. È arricchito da mappe, cartine, documenti originali e immagini, tratte dall’archivio personale.
Dopo la rotta rovinosa dall’Isonzo, si ricordano ben pochi combattimenti valorosi delle truppe italiane: uno di questi è la battaglia difensiva sostenuta dai fanti della Brigata Bologna sul Monte Ragogna tra il 30 ottobre e il 1 novembre 1917, precisa nella prefazione il direttore dell’Archivio dello Stato Maggiore
Esercito, col. Filippo Cappellano.
Il sacrificio degli oltre 5.000 fanti del 39° e 40° reggimento sulla sponda sinistra del Tagliamento, serviva a dare il tempo alle truppe ancora salde della terza e quarta armata di ritirarsi e consolidarsi sul Grappa e sul Piave. C’era anche da dimostrare al nemico, imbaldanzito dalla facile vittoria, che restavano italiani decisi a combattere, inducendolo così ad avanzare con prudenza.
Davanti ad avversari superiori per forza e armamento, con scarse munizioni, senza il sostegno dell’artiglieria o quasi, schierata su posizioni rilevate ma prive di reticolati e trincee, la Bologna combatté con valore. Pochissimi, seicento, si salvarono dalla morte o dalla cattura, prima che il ponte di Pinzano venisse fatto saltare per ordine superiore. Ma il sacrificio della Brigata non venne però riconosciuto sul momento, né dopo il conflitto. Era stato lodato invece dal severo comandante del Corpo d’Armata Speciale, maggior generale Antonino Di Giorgio, commosso al ricordo
“di coloro che stettero fermi al loro posto di dovere e disperazione, mentre attorno defluiva, come orrenda cloaca, la folla dei 200.000 sbandati senz’armi. I modesti eroi del dovere della Brigata Bologna dovettero aprirsi il passo a viva forza, marciando contro corrente, fra la vile folla ributtante, dalla quale partivano perfino imprecazioni e grida di traditore al loro indirizzo”.
Nelle ultime pagine del maggiore, le fasi della cattura, ad opera di un sottufficiale tedesco, dopo che in varie circostanze Carlo Felice Prencipe si era sottratto, con le buone o le cattive, cercando di attraversare il Tagliamento per riunirsi alle truppe italiane. Solo nel gennaio 1919 tornò dalla prigionia, nel corso della quale aveva tentato la fuga a più riprese.
La Brigata «Bologna»: Il 40° Reggimento Fanteria, dal Carso alla battaglia del Monte Ragogna. 1917
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