La Milano nera
- Autore: Giorgio Scerbanenco
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
“La Milano nera” è una quadrilogia che raccoglie i romanzi di Giorgio Scerbanenco che vedono protagonista Duca Lamberti, medico radiato dall’Ordine, che collabora ufficiosamente con le forze dell’ordine per risolvere intricati casi di cronaca nera, affondando come un bisturi la lama gelida della sua singolare intelligenza nel corpo malato di una società che ostenta un benessere di facciata e agonizza nella più cruda violenza.
Perché rileggerli tutti insieme? A Giorgio Scerbanenco, scrittore ancora in gran parte misconosciuto, è toccato forse scontare il contrappasso dei precursori, dei lampadofori: aver illuminato per primo sentieri impervi e sconosciuti che altri dopo percorreranno con maggior decisione. Le sue storie prefigurano con decenni di anticipo il pulp, la crudezza e il vuoto morale delle short stories dei Cannibali.
Vi è in Giorgio Scerbanenco, come del resto nei giallisti di razza, una sapienza enciclopedica, da antichi compilatori di erbari, lapidari, bestiari, e senza esibizioni, parlando del più e del meno. Ma la tinta più autentica delle storie di Giorgio Scerbanenco è un’altra.
“Era una passeggiatrice, ma ci vedeva poco”.
Sembra l’incipit di una canzone di Enzo Jannacci. Stesso paesaggio livido, essiccato da un suonare demenziale su cui luccicano sinistri, sparsi qua e la, i cocci aguzzi di un umorismo disperato, che conserva l’aspetto straziante dell’incompiutezza. Come certe case rimaste senza intonaco, o le carcasse di automobili dalla vernice parzialmente scrostata. Un sentimento creaturale vibra nelle più umili parole scelte con amorevole cautela, ma qualcosa di imprevedibile ne interrompe la fioritura; una gelata precoce, una violenza stolida, l’assenza di intelligenza che la maschera sensibile della furberia amplifica in furia animalesca. L’anima resta dunque a macerarsi come il fiore inviscato nella melma; formando un grumo indistinguibile dal corpo in rovina. Senza ghiacciare nelle acque gelide in cui la riflessione trascolora nell’arido nulla, e dove i ragionatori pirandelliani trovano lo spazio nutritivo della follia, e in essa una dannazione o una redenzione.
Le vite dei personaggi di Giorgio Scerbanenco restano sospese a un millimetro appena dalla follia, non presentono il vuoto perché vi sono ormai del tutto consustanziate; il vuoto le persuade, le custodisce nutrendole con il terrore ancestrale del sangue, delle promesse perdute.
Ecco dunque che il loro è un movimento senza ritorno, de-lirante: lo sconfinamento nella materia informe, alla terra, alla polvere, al fuoco. Così li vediamo bruciare sotto una pira di fogliame e rifiuti come la gigantessa Donatella Berzaghi (“I milanesi ammazzano il sabato”) o come un Ercole nel mezzo di un bivio fatale, sospesi nell’illusione di scegliersi un destino, senza più distinguere il colpo di pistola dal fatale colpo di dadi.
“O si ha pazienza, o si uccide” (Duca Lamberti, “Venere privata”)
E loro uccidono.
La Milano nera - Giorgio Scerbanenco
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