In pieno Ottocento lo slancio della società borghese trova una singolare resistenza, non priva di contraddizioni, da parte degli artisti che - nei Paesi dove la spinta tecnica, culturale, scientifica, è più forte - scelsero la strada dell’opposizione radicale.
L’artista non riconosce il pragmatismo imprenditoriale, la fiducia nella scienza, il nuovo paesaggio industriale e urbano, la logica di mercato che assoggetta anche l’arte. Il risultato è una frattura senza precedenti tra artista e società.
È in questo scenario dal respiro europeo che nel nostro Paese matura un po’ tardivamente l’avanguardia mancata della Scapigliatura.
Scapigliatura: cos’è e come nasce?
Il termine Scapigliatura si impone nel corso degli anni Cinquanta dell’Ottocento come libera traduzione di bohème, letteralmente “vita da zingari”, in relazione all’esistenza disordinata, anticonformista, autodistruttiva degli artisti parigini descritti da Henry Murger (1822-1861) in Scènes de la vie de bohème.
A questa raccolta di quadretti ambientati nel Quartiere latino della capitale francese si ispirarono Giacomo Puccini e Ruggero Leoncavallo, senza contare i plurimi adattamenti cinematografici dai tempi del muto fino al musical “Rent” diretto da Jonathan Larson nel 1996.
Link affiliato
L’aspirante omologo italiano è il romanzo di Cletto Arrighi La scapigliatura e il 6 febbraio (Un dramma di famiglia), romanzo contemporaneo edito nel 1862 e abitato da giovani outsider milanesi: quelli alla deriva, privi di un centro di gravità, turbolenti, più destruens che costruens anche sul piano dei risultati compositivi.
Il romanzo infatti rappresenta la loro vita sullo sfondo di una rivolta operaia. Come spesso accade in letteratura, il campo semantico di questa definizione si dilata per includere lato sensu tutte le esperienze di scrittori e artisti insoddisfatti nel nuovo orizzonte postunitario. Gli stessi storici della letteratura lo adottarono per designare le forme di ribellione agli equilibri culturali dominanti tra il 1860 e il 1870.
La Scapigliatura non si tradusse in un gruppo organizzato, ma in una catena di contatti tra giovani scrittori che vedevano in Giuseppe Rovani il loro maestro.
Gli obiettivi dei principali esponenti rimasero una dichiarazione di intenti o presero forma in esiti disomogenei che occorre analizzare caso per caso. Quanti di loro si impegnarono in una letteratura di consumo, osteggiata a parole, alimentando la nascente editoria milanese? Chi riuscì davvero a sganciarsi dal totem manzoniano? Come inserire nello stesso milieu scapigliato un esteta alla Boito o alla Dossi?
Al netto delle valutazioni complessive, la critica individua nel tentativo di sprovincializzare la nostra cultura, guardando a Baudelaire, Hoffmann, Edgar Allan Poe, il suo principale punto di forza.
Nessuno attuò una vera rivoluzione, quella che parte dall’interno scardinando il linguaggio, fatta eccezione per la ricerca espressionista di Dossi.
La Scapigliatura: gli obiettivi
Gli obiettivi dichiarati li riassumiamo così:
- Contro il romanticismo languido e superficiale di Prati e Aleardi che rappresentano l’ultima frangia poetica del nostro Romanticismo;
- Contro una letteratura didascalica, dal moralismo manzoniano o alla De Amicis tanto per intenderci;
- Contro la bellezza classica: il bello si salda all’orrendo sia sul piano dei contenuti narrativi e poetici sia su quello biografico. Gli scapigliati vivono alla giornata minati da alcol, droghe, malattie, incuranti di sé, con atteggiamenti provocatori per impressionare i benpensanti;
- Rifiuto dell’ottimismo in nome di una realtà frantumata e contraddittoria, in continua trasformazione, insidiata da male e da caos. Questo aspetto dimostra quanto la Scapigliatura funga da ponte tra Romanticismo dark, che meno attecchì da noi, e sensibilità decadente in fieri. Lo testimoniano l’attrazione per il mistero, il funereo, il caos, l’abnorme e il patologico. Avete presente il personaggio di Fosca?
- Contro l’ufficialità della poesia propria del Risorgimento e il modello di poeta vate;
- L’interesse per la malattia, il fantastico, casi strani, bizzarri, inquietanti.
Gli esponenti principali della Scapigliatura
Vi proponiamo i camei degli esponenti principali: Rovani, Tarchetti, Praga, Boito, Dossi, Camerana e Faldella.
La Scapigliatura in area milanese
Giuseppe Rovani (1818-1874) giornalista, critico d’arte e musica, condusse una vita disordinata segnata da alcol e debiti. Pare sia stata la giovanissima moglie a mandarlo definitivamente in rovina, con spese pazze e una gestione domestica irresponsabile. Poi ci mise lo zampino la politica. Infatti perde l’impiego presso la biblioteca di Brera, dopo essersi arruolato come volontario in difesa della Repubblica Romana. E i suoi guai non finirono qui. Avverso al romanzo storico del primo Ottocento, propone romanzi di ambiente contemporaneo.
Il suo nome è legato a Cento anni apparso a puntate sulla “Gazzetta di Milano” dal 1857 al 1864, prima di essere pubblicato a sue spese.
Si tratta della cronaca di un secolo di vita milanese dal 1750 al 1849 ricostruita attraverso il racconto di un novantenne che chiama in causa eventi e personaggi di spicco del suo tempo. Un affresco ambizioso del “progresso dello spirito umano”, a detta dell’autore, che raramente trova un punto di equilibrio tra rievocazione storica e interventi riflessivi. Faticosa la lettura. Questa alternanza tra storia e soggettivismo ripropone paradossalmente la formula manzoniana da cui Rovani vorrebbe prendere le distanze.
Link affiliato
Igino Ugo Tarchetti (1839-1869) di umili origini, partecipò come militare alla repressione del brigantaggio nel Meridione poi, abbandonato l’esercito, visse miseramente a Milano minato dalla tisi. Tutta la sua vita è marcata da un timbro melanconico, cupo e disperato di ascendenza romantica. Scrisse poesie poco note, gli esiti più interessanti riguardano racconti su casi strani con un senso del macabro portato all’estremo. Bastano due titoli Un osso di morto e Storia di una gamba. Nel primo un disabile pieno di rancore verso il prossimo conserva l’arto amputato.
Nel secondo una voce senza nome evoca entità sovrannaturali durante una seduta spiritica. A parte l’antimilitarismo foriero di scandalo di Una nobile follia, il romanzo Fosca merita. La protagonista è una donna epilettica di singolare bruttezza e sensibilità nevrastenica che stabilisce un rapporto contorto e malato con un militare, emblema di salute ed energia.
Costui viene corroso da una fascinazione morbosa che alla fine gli preclude qualunque via di fuga e salvezza. La polarizzazione ombra-luce e derivati accomuna il romanzo alla lirica Dualismo di Arrigo Boito.
Emilio Praga (1839-1875), proveniente da una ricca famiglia di industriali, fu pittore, poeta, librettista. Viaggiò in Europa per completare la sua formazione artistica, ma il vizio del bere lo spinse a condurre una vita disordinata. Fu emulo di Baudelaire anche per l’abuso di stupefacenti. Di lui ricordiamo la raccolta poetica Penombre e il romanzo Memorie del presbiterio portato a termine dall’amico Roberto Sacchetti. Il figlio Marco diventerà commediografo verista, nonché uno dei fondatori della SIAE.
Link affiliato
Assai diversa da quella di Praga fu la vicenda intellettuale e umana del compagno delle sue prime battaglie scapigliate. Parliamo di Arrigo Boito (1842-1918). Figlio di un pittore veneto e di una contessa polacca, si trasferì da Padova a Milano per compiere studi di musica. Alternò attività musicale e letteraria, sfoderando una cultura eclettica e un’attitudine alla sperimentazione. Solo una manciata di esempi.
Scrive un poema narrativo polimetro, un adattamento musicale del Faust di Goethe. Dà il meglio di sé nella librettistica collaborando con Verdi per Otello e Falstaff.
Coltiva poesia e prosa proponendo il tema del dualismo nell’omonima lirica e ne L’alfiere nero. Ebbe un love affair con Eleonora Duse.
Chiude la cordata milanese Carlo Alberto Pisani Dossi (1849-1910). Con la Scapigliatura condivise la ribellione alle tradizionali forme letterarie elaborando un linguaggio originale, sottile, aggressivo, deformante apprezzato da Gadda. Nato a Pavia da una ricca famiglia, entrò presto in contatto con l’ambiente culturale meneghino dove incontrò il vecchio Rovani.
Pochi sanno che intraprese la carriera diplomatica lavorando a Roma presso il Ministero degli Esteri senza mai interrompere l’attività letteraria anzi successe il contrario. Dopo la pubblicazione di “Amori”- rievocazione evanescente di un ventaglio di donne amate - si concentrò esclusivamente sull’attività pubblica divenendo il principale collaboratore di Francesco Crispi e sottoscrivendo la sua politica nazionalistica e imperialistica. In realtà redasse una specie di zibaldone, un diario privato pubblicato a cura di Dante Isella nel 1964 col titolo di “Note azzurre” per la sfumatura della carta usata.
Si tratta di un magma di osservazioni disparate, acute e dissacranti. A seguire fu console in Colombia, ambasciatore ad Atene, in pensione si dedicò a collezionare oggetti artistici e archeologici di pregio. Si spense nella splendida villa Dossi Pisani presso Como, da lui fatta costruire secondo i dettami dell’eclettismo liberty.
Con Dossi la spinta ribelle e anticonformista che aveva animato la prima generazione scapigliata sembra sul viale del tramonto.
La Scapigliatura in area piemontese
Di una scapigliatura piemontese si può parlare a proposito delle iniziative di un gruppo che durante una visita di Praga e Boito a Torino creò un’associazione letteraria. L’occasione venne dalla rappresentazione di una commedia da loro scritta a più mani che fu un fiasco. Ricordiamo alla spicciolata:
- Giovanni Camerana, morto suicida dopo una carriera di magistrato e una vita nutrita di interessi artistici e letterari;
- Giovanni Faldella, giornalista, deputato, senatore passato da posizioni di sinistra a posizioni conservatrici. Espresse l’irregolarità scapigliata sul piano stilistico, in una versione minore di Dossi.
- Achille Giovanni Cagna scrive un piccolo capolavoro, pubblicato nel 1925: “Alpinisti ciabattoni” sulle disavventure di due bottegai in gita nei pressi del lago d’Orta. Non perdetevi questo divertissement fantozziano dalla verve inalterata.
Recensione del libro
Lirici della Scapigliatura
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La Scapigliatura in letteratura: una frattura tra artista e società
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Storia della letteratura Igino Ugo Tarchetti Arrigo Boito
Lascia il tuo commento