Lirici della Scapigliatura
- Autore: Igino Ugo Tarchetti
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mondadori
Prende il nome di Scapigliatura quel movimento artistico sviluppatosi specie in Lombardia e Piemonte negli anni a cavallo dell’unificazione del Paese. Poeti, scrittori e pittori, di grande o modesto valore, espressero il loro disagio nei confronti della società del tempo, assumendo uno stile di vita sregolato, in conflitto con la morale borghese dominante, e producendo opere che, rompendo con la tradizione ottocentesca, si caratterizzavano per la loro modernità e originalità, tanto che tale movimento viene considerato come una delle poche avanguardie nate in Italia, sebbene ispirato anche da modelli stranieri.
L’antologia Lirici della Scapigliatura, curata da Gilberto Finzi (prima ed. 1965), raccoglie i versi e le prose poetiche di quindici autori scapigliati, dai più significativi ai meno noti.
Certamente il più importante poeta scapigliato è Emilio Praga, a cui questa antologia dedica molto spazio. Spesso definito come “il Baudelaire italiano”, Praga era un poeta che, pur non rinunciando a un lirismo tipicamente ottocentesco, inseriva nei suoi versi immagini forti, volte ad esprimere il disagio esistenziale di una generazione che si sentiva perduta a causa del fallimento dei grandi ideali unitari: “noi siamo i figli dei padri ammalati”, canta nel Preludio alla sua raccolta Penombre. Guidato a volte da nostalgie dell’infanzia (Il professore di greco e I re Magi), altre volte da una rabbia schietta e sincera contro le ipocrisie della sua epoca (All’amico), Praga vive anche il sentimento dell’amore con la consapevolezza della brevità e caducità delle cose, guidato com’è dalla ricerca di effimeri piaceri.
L’altro poeta a cui quest’antologia dedica un significativo spazio è Igino Ugo Tarchetti, più conosciuto come romanziere; egli riprende il tema della fugacità della vita e dell’amore, ma abbandona gli slanci rabbiosi di Praga, per inserire nei suoi versi elementi neri e orridi (“Quando bacio il tuo labbro profumato, o cara fanciulla, io non posso obliare che un bianco teschio vi è sotto celato”).
La raccolta si presenta molto variegata, proponendo autori più conosciuti (Arrigo Boito) e altri quasi sconosciuti (Ferdinando Fontana), alternando gli slanci polemici di Antonio Ghislanzoni (“geme dai folti strascichi del popolo la fame”) con le atmosfere quasi crepuscolari del giovanissimo Giulio Pinchetti (“Non son che un po’ di creta ora che non sento Amor; se non ho febbre in cor non son poeta”) e la prosa elegante di Carlo Dossi.
Un’opera fondamentale, ideale per avere una buona conoscenza della poetica di quel grande e coraggioso esperimento artistico che è stata la Scapigliatura.
LIRICI DELLA SCAPIGLIATURA.
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