Racconti fantastici
- Autore: Igino Ugo Tarchetti
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Edizioni Lindau
- Anno di pubblicazione: 2017
Le storie soprannaturali di Igino Ugo Tarchetti sono emblematiche dell’idea scapigliata di narrativa: il floruit è più o meno lo stesso, ma l’approccio teologico-provvidenziale di impronta manzoniana è oltrepassato per antitesi da tutto ciò che evoca climi grotteschi, ambiti malati, cimiteriali, angosciosi. In altre parole: a metà Ottocento la scapigliatura italiana punta lo guardo alle inquietudini che giungono da oltre-confine, attraverso i generi frequentati da Gérard de Nerval, Ernst Theodor Amadeus Hoffman, Edgar Allan Poe, con il valore aggiunto di possibili sotto-testi di pertinenza inconscia.
I “Racconti fantastici” di Igino Ugo Tarchetti (Lindau, 2017, collana Biblioteca di classici) rivelano tutto ciò con il nitore della propedeutica di genere. Sono racconti di tenebra e di follia, intrisi di suggestioni ossianiche, per dirla con le parole di Giovanni Tesio in postfazione, attraversati da
“sensazioni, percezioni, intuizioni, mondi segreti e misteriosi, stati grotteschi e morbosi, angosce e incubi, in cui si agitano – letterariamente disposti – i moti di quell’inconscio che sta ormai per esplorare scientificamente Freud” (p. 98).
Ne discende l’insistita frammentazione dei piani del reale, a un passo da una contagiosa dispercezione allucinatoria che induce il lettore a guardarsi alle spalle, sussultare a ogni refolo di vento, dubitare delle certezze acquisite, a volte persino della sua stessa sanità mentale. Prova ne siano il fobismo patologico che promana da La lettera U (Manoscritto d’un pazzo), quanto da Le leggende del castello nero, in cui il tema della reincarnazione sfocia nel classico racconto di fantasmi. Fantasmi che ritornano in chiave grottesca – ma non per questo priva dell’allure disturbante che ci vuole – in Un osso di morto e Uno spirito in un lampione.
Nemmeno fosse un predestinato, adeso alla vita da intellettuale romantico-déraciné che aveva scelto, Igino Ugo Tarchetti muore giovane (1839-1869), per tisi, a soli trent’anni: bastano e avanzano per farne un caposcuola febbrile, suggestionato e suggestionante, della scapigliatura. Senza ombra di dubbio, i suoi “Racconti fantastici” si collocano tra le letture più significative del genere.
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