La canzone dell’amore perduto è una famosa composizione del grande cantautore italiano Fabrizio De André pubblicata come singolo nel marzo del 1966, come lato A, nel 45 giri La canzone dell’amore perduto/La ballata dell’amore cieco (o della vanità), fu pubblicata lo stesso anno nell’album “Tutto Fabrizio De André”.
In questa canzone Faber racconta di un amore che appassisce, al contrario della forma più classica di canzone romantica, sceglie di cantare del momento più drammatico di una relazione amorosa.
Il brano riesce a sollevare le emozioni più commoventi nell’ascoltatore, grazie al testo dal forte impatto nostalgico che ripercorre gli stadi di un rapporto con grande efficacia poetica e per la musica distesa e malinconica che accompagna perfettamente la voce del nostro cantautore.
Leggiamo il testo della canzone per approfondire le sensazione e i significati che Fabrizio De André voleva comunicare.
La canzone dell’amore perduto di Fabrizio De André: testo del brano
Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole
Non ci lasceremo mai, mai e poi mai,vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto, amore, ad appassire le rose
così per noil’amore che strappa i capelli è perduto ormai,
non resta che qualche svogliata carezza
e un po’ di tenerezza.E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti al sole
di un aprile ormai lontano,
li rimpiangeraima sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.E sarà la prima che incontri per strada
che tu coprirai d’oro per un bacio mai dato,
per un amore nuovo.
“La canzone dell’amore perduto” di Fabrizio De André
“La canzone dell’amore perduto”: analisi del brano di De André
Come spesso succede con De André, anche questa canzone può essere estrapolata dalla forma musicale e rendere perfettamente la propria potenza emozionante anche come poesia.
Leggendo il testo, anche senza l’accompagnamento musicale, è possibile percepire tutte quelle emozioni che l’autore vuole trasmetterci.
La poesia, quindi, si apre con la romantica immagine dei fiori che sbocciano, come sbocciano gli amori che catturano le vittime innamorate in un’esplosione di vita. In questo contesto idilliaco vengono fatte le promesse d’amore che vedono tutte le coppie prima o poi:
Non ci lasceremo mai, mai e poi mai...
Solo un verso dopo, però, viene svelata la triste possibilità che attanaglia ogni romantico, la possibilità di disinnamorarsi, di perdere quel fuoco che arde dolcemente, o come dicono gli inglesi, di cadere fuori dall’amore, come se fosse un contenitore che ci tiene stretti ma al contempo è così labile e scivoloso.
Questo concetto De André lo sintetizza perfettamente cantando:
ma come fan presto, amore, ad appassire le rose così per noi
Attraverso una metafora ben congegnata, raffigura perfettamente l’amore che inizialmente “strappava i capelli” per l’intensità della passione che generava, ora perso, con solo qualche carezza svogliata, svuotata della matrice incandescente dell’amore, nonostante rimangano la tenerezza e l’affetto.
Si arriva quindi a quella fase della rottura sentimentale, quel dolore quieto ma costante che siede in fondo al cuore, quel periodo in cui fa più male la quotidianità senza l’amato che ogni altra cosa.
In questo senso l’autore scrive e canta:
E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti al sole
di un aprile ormai lontano,
li rimpiangerai
E appare nitida l’immagine archetipica e cinematografica dell’amore perduto, di coloro che hanno perso l’amore e guardano con nostalgia i fiori che appassiscono.
La canzone si chiude però con una nota positiva, quasi per ricordarci che anche se nei momenti di sofferenza non sembra possibile, si può sempre andare avanti, vivere ancora l’amore in tutte le sue forme, senza cedere mai al dolore.
Ascoltare questa canzone lascia sempre un turbinio di emozioni, partendo dall’accordo dei fiati iniziali che apre la via alla voce profonda di De André, che accompagna prima dolcemente l’ascoltatore, per poi aggiungere pathos all’arrivo degli archi. Chi ascolta viene coinvolto e condotto attraverso tutte le sue emozioni tra le parole che colpiscono ognuno nelle proprie vicende umane; i fiati, gli archi e infine la chitarra che aggiunge alla composizione un senso di nostalgia, come evocasse un lontano ricordo che lega tutte le esperienze dell’uomo.
Differenze fra “La canzone dell’amore perduto” e “La ballata dell’amore cieco”
La canzone dell’amore perduto viene pubblicata insieme a La ballata dell’amore cieco, un’altra grande canzone di De André che tratta il tema dell’amore. A differenza della canzone appena analizzata, La ballata dell’amore cieco rappresenta da un lato l’ossessione amorosa, quel tipo di amore non corrisposto che tuttavia non si indebolisce mai, anzi, sembra rafforzarsi proprio per l’impossibilità di esaudirsi.
Dall’altro tratta della vanità di chi viene adorato, di chi si trova in una posizione superiore e gode delle adulazioni e corteggiamenti dell’innamorato.
In questa canzone tragica l’innamorato si piega a tutte le volontà della corteggiata, fino a togliersi la vita, ma nonostante sembri un finale tragico per colui che ama, egli muore felice per aver seguito fino in fondo i voleri dell’amata, lei piange invece la perdita di ciò che alimentava la propria vanità.
Mentre ne La canzone dell’amore perduto De André descrive una situazione che capita quasi a tutti una volta nella vita, affrontando il tema del disinnamoramento e delle sue conseguenze dolorose, ne La ballata dell’amore cieco prende in oggetto una realtà più nascosta ma altrettanto interessante e la canta come in forma fiabesca, riuscendo a rappresentare un aspetto comportamentale legato all’ossessione amorosa, particolare e affascinante.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La canzone dell’amore perduto”: il brano di De André che affronta la fine di un rapporto amoroso
La musica di questa bellissima canzone non è di Faber. È un aria di Taleman della fine ’700. Ciò non toglie che sia mitica