La canzone in cui viviamo
- Autore: Vincenzo Incenzo
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2011
“Strada facendo ha gridato viva l’Italia, quella dimenticata e quella da dimenticare. Ha aspettato l’anno che verrà, un’albachiara, si è toccata l’America, si è sentita splendida splendente. Non ha avuto paura di tirare un calcio di rigore e ha cercato ostinatamente un centro di gravità permanente (…) Ha urlato nelle risaie, ha girato nei solchi di un vinile, si è persa nei labirinti della rete”.
Il soggetto, dite? La canzone, secondo la vis poetica di Vincenzo Incenzo nel suo libro fresco di stampa per No Reply (“La canzone in cui viviamo”). Buona parte della musica che abbiamo attraversato, in cento(uno) “schede” di brani colonna sonora, tormentone, cantautorali di gran classe, di grana grossa zona pop music; per un’ideale play list tuttigusti che accontenta - o invece scontenta? - tanto l’intellettual-chic quanto la canonica casalinga di Voghera. Incenzo maneggia in prima persona parole e partiture (ha scritto per Dalla, Zero, Endrigo, PFM, Vanoni), sa benissimo di cosa scrive quando scrive di canzoni, regge in scioltezza la media distanza (oltre 200 pagine fitte) e accompagna sovente i suoi commenti musicali all’analisi sociale degli anni e i giorni che le hanno viste nascere (si parte da "Bella ciao" si arriva a "Controcultura" di Fabri Fibra). Il fatto che gli ultimi Zarrillo e Venditti siano - per chi scrive - da denuncia a piede libero e invece alberghino in suite di lusso tra le pagine di questo libro, non inficia sul giudizio complessivo (de gustibus, no?).
“La canzone in cui viviamo” va assunto come un compendio onesto, privo di prosopopea intellettuale, redatto con cuore e con cura, senza giocare al risparmio. Un libro che - a tratti - procede, quasi, a passo di romanzo, denso com’è di aneddoti, retroscena, incontri, amarcord, collaborazioni. Incenzo si appassiona allo specifico che tratta - si vede e si sente -, sconosce il finto aplomb del critico professionista, si sbilancia. Mastica da una vita versi e poesia, e a partire dall’incipit se ne giova, per colorare pastello un po’ della sua prosa migliore. Poi -saltando di palo in frasca e a ben leggere tra le righe - il volume aiuta anche a dissipare il dubbio (miope) che trattasi, in fondo, solo di canzonette. E nella fattispecie non posso che produrmi in sorrisi da spot (è una vita, se permettete, che predico sull’importanza dell’impatto sociale di una canzone) e applaudire con convinzione.
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Vincenzo Incenzo non è uno dei nomi più "immediati" che si possano leggere, di quelli, per intendersi, che evocano subito nel grande pubblico l’immagine di un viso familiare; eppure, chissà quante volte ciascuno di noi ha ripetuto a memoria parole da lui scritte, modulandole insieme alle note di qualche celebre melodia. Renato Zero, Antonello Venditti, Michele Zarrillo sono solo tre esempi fra i tanti che si potrebbero fare: autori di grandi musiche, che Incenzo ha saputo integrare, completare, esaltare con i suoi testi. Un paroliere, dunque, ma non solo: soprattutto qualcuno che sa svolgere il proprio ruolo con amore e dedizione, con metodo ma anche con spirito di adattamento, e che ha attraversato i più svariati generi musicali e le più molteplici esperienze in questo campo. Chiunque ami la musica in modo così profondo, presto o tardi sente l’esigenza di passare alla sua divulgazione: ecco, quindi, Incenzo accantonare temporaneamente la poesia dei suoi testi per calarsi nel ruolo di scrittore di un saggio. Un amore così intenso, però, non puo’ passare in secondo piano neppure se chi lo provi si trova a "salire in cattedra", e questo, nello tono della scrittura, si percepisce fortemente. Non si tratta, infatti, di una sorta di "lezione" scritta con piglio accademico, ma piuttosto di un viaggio attraverso quasi un secolo di storia italiana, che percorriamo tenuti per mano dall’autore ed "entrando", letteralmente, nelle parole di quelle canzoni che, come ci ricorda il semplice, eppure poetico e azzeccatissimo titolo, sono lo sfondo e l’ambiente di tutti i nostri giorni. Questa, in sintesi, l’idea di fondo del libro: raccontare la nostra storia partendo dal punto di vista più banale e quotidiano, quello di una strofa e di una sequenza di note che entrano nelle nostre orecchie e colpiscono il nostro immaginario al punto da uscire ripetutamente dalla nostra bocca, sottolineando i momenti del nostro vivere e i cambiamenti del nostro cammino, siano essi a livello personale o sociale. Nel contempo, però, l’autore analizza anche, sebbene, necessariamente, in modo non approfondito, le tecniche di scrittura, offrendoci, per ogni brano, oltre ad alcune brevi notizie di cronaca riferite al relativo periodo, anche alcuni accenni di teoria musicale che, soprattutto per i non professionisti, risultano interessanti e stimolano la voglia di approfondimento. Le canzoni scelte da Incenzo per questo progetto sono 100, e sono ovviamente frutto di preferenze personali e, per questo, opinabili. Non tutte le canzoni citate nel libro verranno immediatamente ricordate da tutti i lettori, e molti di noi lamenteranno l’assenza di brani ben più popolari, o comunque più importanti per la nostra storia personale: d’altronde, lo stesso Incenzo definisce la propria scelta come operata quasi "a caso", "per sorteggio", convenendo che, per rendere giustizia quantomeno ai principali autori di musica italiani, sarebbe stato necessario scrivere un’enciclopedia, dato il numero di gran lunga superiore di brani che valessero una citazione. Sicuramente, però, queste 100 canzoni costituiscono, se non altro, un validissimo "campione", in un certo senso un affresco che rappresenta l’evoluzione del costume nell’Italia dai primi anni del 900 ai primi anni del 2000. Attenzione, però: malgrado l’argomento "leggero", non è un libro scorrevole, anzi, richiede un certo impegno di lettura, e una certa concentrazione; sicuramente, però, ne vale la pena.