La commedia dei cantautori italiani
- Autore: Guido Michelone
- Genere: Musica
- Anno di pubblicazione: 2012
La canzone d’autore è una categoria dello spirito, un genere a sé, in cui il “come-canto-cosa” segna lo scarto dalla popular music. Cantautore - come aggettivo - oggi è da assumersi in diversa accezione. Dopo quella originaria di alterità/peso specifico musicali, col tempo e nel tempo il termine è stato strumentalizzato, liofilizzato, striminzito di senso, frainteso, appiccicato a chiunque abbia la faccia tosta di belare (se non di ragliare) dentro a un microfono. Cantautore è un grande significante (?) di nulla: vuol dire tutto e niente. Ci mancava, adesso, che qualcuno mandasse pure all’inferno il povero cantautore, anzi, meglio: ce li spedisse in gruppo all’altro mondo, sulle orme semi-serie, semi-critiche, semi-fiction, della Commedia dantesca.
Si intitola pressappoco così - “La commedia dei cantautori italiani” (effequ, 2012) - il libro che Guido Michelone dedica agli iscritti di ieri e di oggi all’esclusivo club cantautorale. A voler fare il purista, tra queste pagine, gli imbucati sarebbero pure tanti (da Bongusto a Arbore, da Celentano ad Avitabile, a un drappello di sconosciuti o quasi, vedi Margot e Enzo Del Re: chi sono costoro?), ma ho appena detto che la locuzione è ormai svilita di senso, e dunque amen, e vado avanti con ordine, evitando di prestarmi al gioco degli assenti e dei giudizi di valore, soggettivi & opinabili come sempre. Vi basti sapere che la penna sapido-pungente di Michelone non teme la lesa maestà, relegando alla pena sulfurea dei gironi infernali gente del calibro di Baglioni, Dalla, Ruggeri, Rossi e Fossati; e nel limbo purgatoriale, fra gli altri, i re Mida Battiato e Ligabue. Sono in tutto novantanove gli incontri ravvicinati con altrettanti epigoni della scena canora italiana, rappresi e ripresi tra vizi privati e pubbliche virtù, tra demonio e santità, di volta in volta con affetto, rimbrotto, ironia. A guidarci in questo viaggio oltretombale (il cantautorato come “fenomeno” è morto e sepolto, e andrebbe dunque storicizzato), uno scrittore alquanto sui generis, alias Lazslo Kovacs (in vece di Dante), accompagnato da presso da tal Cecco Angiolieri redivivo & miss Francis Nudella (invece di Virgilio e Beatrice).
Mi fermo qui. Chi è che se la spassa in Paradiso, dite? Non lo rivelerei nemmeno sotto tortura: se la curiosità vi divora (e se amate le canzoni d’autore) andate a comprarvi questo libro: il prezzo e accessibile, come anche il suo taglio saggistico-narrativo. Quanto ai parametri di valutazione - e al copioso elenco dei sommersi e dei salvati - torno a dire: non entro nel merito. Non fosse altro perché le sentenze di Dio sono insindacabili e a (ri)discuterle hai tutto da rimetterci (com’è che si chiamava quell’angelo ribelle? Lucifero?).
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La commedia dei cantautori italiani
Lascia il tuo commento