La comunista che amava il tango. Cristina Casati Stampa di Soncino
- Autore: Massimo Novelli
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2024
La comunista che amava il tango (Mursia Editore, 2024) è la storia della Contessa Rossa Cristina Casati Stampa di Soncino, strappata all’oblio dal giornalista e scrittore torinese Massimo Novelli, firma de “la Repubblica” e del “Fatto quotidiano”.
Poche tracce sono rimaste sulla sua vita, e quel poco che c’era è stato cancellato alla sua morte nel 1953 dal secondo marito Wogan Philipps, barone Milford: foto, diari, lettere e disegni gettati nelle acque del fiume Churn in Inghilterra. Nonostante le poche informazioni a disposizione, Novelli ha cercato e scavato con professionalità e dedizione tra archivi, libri di memorie e articoli di giornali internazionali, un lavoro pregevole che ha portato alla luce la vita di una nobildonna illuminata e libera pensatrice.
Le pagine di questo libro restituiscono dignità e rilievo a una donna di inizio Novecento, scrive Elena Panzera nella prefazione al libro, capace di tracciare da sola la propria traiettoria esistenziale e politica. La Contessa Rossa è stata una protagonista della storia degli anni Venti e Trenta, amava ballare il tango e divenne una militante comunista. La vediamo ritratta in copertina in tutta la sua figura, alta, snella, carnagione pallida, enormi occhi scuri e un elegante caschetto, con la grazia di un’allodola e di una farfalla. Dei suoi grandi occhi se ne invaghì Charlie Chaplin nel loro incontro in America; le ricordavano quelli di Virginia Cherrill, la fioraia cieca di Luci della città.
Unica figlia del marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, il nome Cristina le venne dato in onore di Cristina Trivulzio di Belgioiosa, milanese e aristocratica come lei, patriota e scrittrice che si batté per l’Unità d’Italia. Fin da piccola fu mandata a studiare in collegio, lontana da una madre, Luisa, la divina marchesa per essere stata l’amante di Gabriele D’Annunzio, anaffettiva, che si divideva tra soggiorni a Roma e Parigi, e da un padre alle prese costantemente con le battute di caccia.
A Londra si iscrisse all’Oxford University; la politica le era lontana, la guerra era finita da poco e si aveva voglia di folleggiare per dimenticarne gli orrori. Cristina entrò in contatto con l’ambiente studentesco progressista, successivamente aderì al Partito comunista britannico e l’agenzia di controspionaggio di Sua Maestà, l’M15, iniziò a sorvegliarla per anni.
Fu a Londra che conobbe il tango, popolare e diffuso in tutto il mondo, dalla fama di una danza peccaminosa: Vittorio Emanuele III lo aveva bandito dai balli di corte al Quirinale e la Chiesa cattolica minacciava di scomunicare chi lo avesse ballato. Dopo aver conosciuto il giovane affascinante Jake Hastings, che piaceva alla donne e amava dipingere, i due non si separarono più. Entrambi erano uniti dall’amore per l’arte e dall’avere in comune rapporti difficili con i genitori.
Dopo aver celebrato in gran segreto il matrimonio civile, vissero inizialmente in Australia, dove Cristina divenne una celebre creatrice di moda. Ma come era accaduto a Londra, dopo un anno la loro vita stava di nuovo cambiando. Partiranno per gli Stati Uniti facendo una sosta nella Polinesia francese, nei posti dove aveva vissuto Paul Gauguin. Il nome Moorea venne dato alla loro figlia in ricordo di quell’isola paradiso naturale. Cristina saprà affrontare i suoi problemi matrimoniali: le relazioni extra coniugali del marito non le impediranno di rimanergli accanto. E l’amicizia con Diego Rivera nel cui studio lavorava Jack le permise di conoscere Frida e la loro fu una calda amicizia.
Il rapporto con Frida l’aveva fatta crescere non solo dal punto di vista politico. Istintiva e passionale quanto lei, con idee di estrema sinistra che erano una seconda pelle, la pittrice era un esempio straordinario di donna emancipata.
Cristina conobbe una faccia dell’America sempre in festa tra fiumi di alcol e cibi raffinati, la lost generation americana dei romanzi di F.S. Fitzgerald, e l’altra affamata dalla crisi e dalla povertà.
I contatti con il Partito comunista britannico si intensificarono, era profondo il suo bisogno di lottare contro un mondo ingiusto: il nazismo trionfava in Germania, il Duce aggrediva l’Etiopia, la Repubblica spagnola veniva attaccata con l’appoggio di Mussolini e Hitler ed era iniziata la persecuzione e lo sterminio degli ebrei.
La nostra gentildonna si trasformò in una farfalla rossa che ballava il tango, sfidava la Gestapo e schivava le pallottole.
Dal Brasile, dove i servizi segreti britannici la perseguitarono attraverso il capo della polizia Muller, il torturatore di Vargas, chiamato alla ricerca dei comunisti inglesi, alla guerra di Spagna, dove entrò a far parte dello Spanish Medical Aid Committee, Cristina era sempre pronta a battersi per i suoi ideali con la medesima passione.
L’impegno politico le aveva fatto dimenticare la crisi con il marito e i loro contrasti anche politici. A Valencia conobbe Wogan Philipps, che divenne il suo secondo marito, anche lui volontario sulle ambulanze. Il loro incontro fu felice: Wogan, come Cristina, aveva scelto di stare con gli ultimi, gli sfruttati e gli umiliati. La vita della nostra partigiana continuerà nella Milano del dopoguerra e nel grande fermento intellettuale e politico del tempo.
Cristina partecipava insieme agli illustri poeti e romanzieri del nostro Novecento, da Vittorini a Gatto, da Buzzati a Quasimodo, alle attività del Partito Comunista.
Lavorò fino a quando le forze non l’abbandonarono, aggredita da un male incurabile.
Così poco è rimasto di lei, di una splendida donna dal grande animo libero, dagli occhi senza pregiudizi, dal desiderio profondo di poter cambiare il mondo sfidando le convenzioni sociali e politiche del suo tempo: un silenzio tombale è caduto su di lei, sulla sua esistenza. Citazioni, frammenti di articoli, tutto qui, niente d’altro, scrive Massimo Novelli:
niente di niente per una comunista che aveva ballato il tango.
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