La cucina è il teatro della vita
- Autore: Vittorio Vaccaro
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giraldi Editore
- Anno di pubblicazione: 2024
La cucina, per il nostro autore, è il teatro della vita, e se ci si sofferma a riflettere lo è anche per noi: un libro per chi ama le storie vere.
È il racconto del suo vissuto, l’educazione dei figli, la separazione, la famiglia allargata, la Sicilia, narrato insieme alla preparazione di una deliziosa ricetta, al centro della cucina, nel luogo dove si mangia, si ride, si piange: un vero e proprio teatro.
“La cucina per me è il luogo della casa più importante, è un luogo a sé, un palcoscenico sul quale la vita di una famiglia passa, scorre inesorabile, dove si studia, ci si confronta, si progetta, si litiga, si fa l’amore, ci si nutre, si cresce, ci si separa, si fa la pace. Un teatro della vita! ”
I suoi ricordi, delicati e pieni di sensibilità, hanno fatto riaffiorare i miei, di quando preparavo gustosi piatti, degli affetti cari intorno a me, delle risate, dei botti con il tappo del vino, e dell’amore e della felicità nello stare insieme; un’immagine che ogni volta che ci penso mi commuove profondamente.
La cucina è il teatro della vita (Giraldi, 2024), esordio letterario di Vittorio Vaccaro, è nato dalla passione nel cucinare, tante sono le ricette classiche e appetitose che si trovano all’interno, e dall’amore profondo per la donna della sua vita, con la quale ha conosciuto la generosità d’animo e la bellezza della sua famiglia allargata.
“Il sapore del cibo è sempre sorprendente”, scrive nella prefazione al libro Annamaria Bernardini de Pace, e alla fine della cena ammiri quest’uomo come mai altri, per il suo coraggio, la capacità di cambiare, la voglia di creare, la generosità di nutrire la fantasia dell’anima, la naturalezza nel raccontare.
Vittorio Vaccaro, siciliano d’origine e milanese d’adozione, è regista teatrale, conduttore, attore e chef per passione. Ha lasciato, scrive, l’isola giovanissimo appena diciottenne, ma sotto le sue scarpe ha ancora quella terra della quale conserva il profumo e la magia.
Una lettura piacevole, intima, accogliente e tra una ricetta e l’altra, riflessioni, racconti e anedotti del suo percorso personale e lavorativo.
Come uno dei tanti ricordi della sua infanzia felice, quando i genitori lavoravano senza sosta nel loro laboratorio di rosticceria, con gesti abili nel preparare arancine, sfogliate ripiene di formaggi, calzoni fritti, cannoli alla ricotta.
La sua compagna di solitudine era la sorella Melina, si tenevano compagnia nell’attesa che i genitori abbassassero le saracinesche e si potesse così tornare a casa.
“ Svenivamo sul sedile posteriore, il tempo di arrivare a casa, a volte però, a turno, mio padre per quel breve tratto ci prendeva in braccio. I suoi vestiti erano impregnati di mille odori...”
E la bocciatura al secondo anno delle superiori: come avrebbe reagito suo padre?
Adesso ti metti due stracci addosso e vieni a lavorare con me.
L’insegnamento migliore che si potesse ricevere. Dalla paura alla stima per il padre, per la sua vita semplice ma laboriosa.
Ha cominciato a viaggiare che era poco più di un adolescente. Una insegnante aveva intuito il suo talento e lo aveva iscritto a un corso annuale a Milano, certa che avrebbe valorizzato le sue inclinazioni. Così ebbe inizio la sua carriera e la cucina rimaneva la sua passione non svelata.
Una sua verità è che gli piace mangiare; quando non ci si alzava da tavola se non si finiva di mangiare quello che si aveva nel piatto.
Giù in Sicilia torna a sentirsi di nuovo figlio e:
Godere della tavola, dei piatti e dei profumi con i quali è cresciuto.
Il ricordo, poi, del pane caldo da Anna la bottegaia, croccante, con la voglia di ripieno di patè di olive, prosciutto cotto, provolone: la sua merenda ancora oggi.
Preparare da mangiare per qualcuno è un atto di amore, donare sé stessi, il nostro tempo, e il nostro lavoro. Un papà che cucina dona calore e sicurezza; il cibo è felicità e condivisione e il nostro autore è un papà molto affettuoso.
Racconta di come ha affrontato gli impegni senza dissapori della sua famiglia allargata: dopo aver compreso i propri errori e avendo la fortuna di avere accanto la persona giusta. Una separazione non facile, e il ricordo della sofferenza, della tristezza nei momenti dopo cena, nel sentirsi inadeguato con i sensi di colpa il fine settimana quando aveva con sé la figlia Giulia.
Soffrivo, ero triste, depresso, impaurito.
In quanto padre, ci racconta, di aver saputo ridurre le distanze tra lui e la figlia tredicenne, senza giudicare, come avviene solitamente, ma comprendendo ad esempio la musica che ascolta, o il cibo che più ama: saper stare accanto restando presenti nel presente. E cosa dire della buonissima ricetta della “crema povera” a cornice del racconto che pretendere che un figlio legga equivale dirgli di lavarsi i denti prima di andare a dormire.
Ci vuole il “coraggio di cambiare la situazione”, ci ricorda l’autore, e poi perché a fronte di un matrimonio fallimentare non si dovrebbe desiderare di essere nuovamente felici?
Saper contare sulle proprie forze nel fare una scelta, perché per qualsiasi cambiamento è richiesto sacrificio, a volte dolore e sconfitta.
La cucina è il teatro della vita
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