La cultura delle destre
- Autore: Gabriele Turi
- Genere: Politica ed economia
- Casa editrice: Bollati Boringhieri
- Anno di pubblicazione: 2013
La cultura delle destre: sicuramente un tema centrale per capire nello specifico gli ultimi vent’anni e in generale quanto accaduto, in campo culturale e non solo, dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi.
Gabriele Turi, che insegna Storia contemporanea all’Università di Firenze ed è direttore della rivista “Passato e presente”, affronta la questione di petto, senza giri di parole e ne ha per tutti. Il lettore non ha bisogno d’essere particolarmente avveduto per comprendere che con questo lavoro il Professore abbia voluto togliersi più di qualche sassolino dalla scarpa: contro colleghi, politici, professionisti del giornalismo e simili.
Superando il tono in alcuni casi decisamente saccente, il saggio rappresenta un’interessante, e in alcuni casi molto ben documentata, analisi di come, è questo il vero punto di partenza, venti anni di governo del centrodestra, capitanato da Berlusconi, abbiamo sviluppato una rincorsa all’edonismo, all’individualismo che la contrapposizione tra cultura cattolica da un lato e quella comunista dall’altro non avevano mai permesso di instaurarsi in Italia dove entrambe le culture avevano impregnato la società, al contrario, dei principi di solidarietà e della collettività.
A far data dal crollo del muro di Berlino queste due forze si incrinano e, nel caso di quella comunista, c’è una vera e propria sparizione dalla scena dopo anni di dominio. Ed è appunto di questa sconfitta inflitta dalla Storia che il centrodestra si nutre e, con un lavorio lento ma inesorabile, comincia ad affermarsi. Per farlo ha però bisogno di una base culturale che, a sentir i suoi teorici, non ha mai potuto instaurarsi a causa del predominio culturale della sinistra, ovvero dei comunisti che tra le altre cose non hanno mai avuto un ministro per la Pubblica Istruzione o la Cultura. Da qui però parte il centrodestra per affermarsi per contrapposizione a un mondo che di fatto, seppure esistito, non esiste più. Da qui parte la caccia ai comunisti che occupano la ribalta culturale del paese (quando gli eredi del partito comunista sono all’opposizione anche e soprattutto perché non hanno più un’élite intellettuale che li sostiene), la rivisitazione storica della Resistenza, del “sì ma però...”, la riscrittura dei testi di storia per la scuola e, dulcis in fundo, quasi a giustificare la propaganda di uno stile di vita certo non improntato alla morigeratezza dei costumi, un continuo richiamo alle origini cattoliche di uno Stato che, in Costituzione, si dichiara laico.
La cultura delle destre: Alla ricerca dell’egemonia culturale in Italia
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