In questa lirica di ambientazione pasquale, La domenica uliva, la poesia di Pier Paolo Pasolini si fa dialogo decisamente doloroso e sconsolante per l’oscurità che si sostituisce alla luce del Cristo.
L’idioma friulano, chiarisce in nota Pasolini:
Non è quello genuino, ma quello dolcemente intriso di veneto che si parla nella sponda destra del Tagliamento: inoltre non poche sono le violenze che gli ho usato per costringerlo ad un metro e a una dizione poetica.
Siamo nella seconda sezione di Poesie a Casarsa (1942) che reca in epigrafe versi di Ungaretti tratti da componimento La madre e il cui componimento d’apertura è intitolato La Domenica uliva che in dialetto friulano significa “Domenica degli ulivi”.
Scopriamone testo, analisi e commento.
La domenica uliva di Pasolini: testo e analisi
Il testo di Pasolini, felice connubio di poesia e oralità dialogante, è considerato come una soluzione drammaturgica di profonda spiritualità evocatrice della “lauda iacoponica”. C’è indubbiamente l’incisiva capacità di cogliere le tonalità teatrali modulate nella rappresentazione sacra della tradizione medioevale d’un figlio che parla con la propria madre.
È sottilmente malinconica la prima scena in cui il figlio guarda sgomento il vento che triste muore al di là dai cent’anni dal suo vivere cristiano.
Dà il senso di un disincanto, mentre struggente e delirante è la sua sommessa voce poetica: parola che tristemente e vanamente si perde nel nulla, perché a prevalere è il dolore del vivere e del conoscere.
FIGLIO
Etèrnea múr ju pai pràs scúrs la trista vós che jo sospìri. ‘A no si fèrme al sièl e’ al sighe, al vint rabiòus no và luntan. Dùcis lis sèris la sint che múr pai vècius múrs e pai pràs scúrs </quote> (Eterna muore per i prati oscuri la triste voce che io sospiro. Essa non si ferma al cielo che grida, al vento rabbioso non va lontano. Tutte le sere la sento che muore per le vecchie mura, per i prati oscuri). La madre, sotto le spoglie del fanciullo che reca l’ulivo, non cede alla sconfitta e afferma: <quote>Fi, la tó vôs no bàste a fati còme i pàris: jo soi jo soi tó màri, e, muàrte, ‘i vif tal tò sèn Par chìstu, chèl ch'jo
i dis,
fis, dis davòur di mè.
(Figlio, la tua voce non basta a farti uguale ai padri: io sono tua madre, e morta, io vivo nel tuo seno. Per questo, quello ch’io dico, Figlio, ripeti dietro di me).
Si fondono le voci di entrambi: il figlio ripete ciò la madre dice e nelle loro parole si raccoglie una preghiera che nasce dal momento più alto della solitudine. Non essendoci salvezza, l’energico volersi inchiodare sulla croce del Cristo è anelito ad un approdo di speranza:
Jo soi côme che tu mi às fat, Crist :
ciànt e plànt ‘a son ‘na róbe in tè.
Ta la tó crôs inclàudimi, Crist:
jo soi sènze rimèdi tò.
(Io sono come tu mi hai fatto, Cristo: canto e pianto sono una sola cosa in te. Sulla tua croce inchiodami, Cristo; io sono senza rimedio tuo).
Sull’orlo del silenzio; vana è la preghiera. Allora la voce del figlio afferma che è irrimediabile l’angoscia e che non c’è scampo allo sfacelo:
FIGLIO
‘A plûf un fûc
scûr tal mè sèn :
no l’è sorèli e no l’è lum.
Dis sènze clâr ‘a pàssin sèmpri, jo soi di ciâr, ciâr di frutìn.
S’a plûf un fûc scûr tal mè sèn, tu clàmis, Crist, E SÈNZE LUM.
(Piove un fuoco scuro nel mio petto : non è sole e non è luce. Giorni senza chiaro passano sempre, io sono di carne, carne di fanciullo. Se piove un fuoco scuro nel mio petto, tu chiami, Cristo, e senza luce).
La domenica dell’ulivo di Pasolini: commento
Fallisce la chiamata del Cristo che muta resta avvolta nell’oscurità. Sicché, l’esperienza del giovane Pasolini, benché abitato da elementi irrazionali sulla totalità dell’Essere, è il segno senza alcun rimedio della pena:
Cristo mi chiama, ma senza luce.
L’attrazione per la figura di Cristo non è che un vano e contraddittorio richiamo, venendo meno l’illuminazione come offerta di alternative.
Il mistero cristico convive in lui con l’ateismo e con l’adesione al marxismo, ma la condanna del vivere è assoluta, inevitabile, inconsolabile.
L’opposizione tra luce e buio si risolve così in una plumbea oscurità e fallisce anche il tentativo di comunicazione con la madre che per consolarlo cercava di ricondurlo nel sentiero della preghiera. È dalla complessità di questi motivi contrastanti che nel 1964 sarebbe nato il film Il Vangelo secondo Matteo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La domenica uliva” di Pier Paolo Pasolini: testo e analisi della poesia
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