Pavel Friedman non era un bambino (morì in campo di concentramento all’età di 23 anni), ma tutti pensano che lo fosse: forse perché sono soprattutto i bambini, oggi, a leggere le sue parole. La poesia di Friedman, intitolata La farfalla, compare spesso nelle antologie scolastiche delle scuole elementari ed è diventata una lettura imprescindibile per la Giornata della memoria.
Si tratta di una poesia dolente e malinconica, ma non tragica, che riesce a simboleggiare la libertà e l’agonia della sua perdita attraverso un battito d’ali.
La poesia fu scritta su un pezzo di carta volante nel campo di concentramento di Theresienstadt, appartenente alla città fortezza di Terezín. L’autore di quei versi, Pavel Friedman, all’epoca aveva ventuno anni e viveva recluso nel ghetto già da sette settimane. Il suo arrivo era stato registrato il 26 aprile 1942; nel mese di giugno scrisse la poesia.
Il 29 settembre del 1944 Pavel Friedman fu deportato nel campo di concentramento di Auschwitz e da allora si perdono le sue tracce. Forse adesso anche lui canta nel vento, insieme ad altre milioni di anime ridotte in fumo dall’odio razzista.
Di Pavel rimane, però, quel brandello di foglio, una piccola poesia volante come una farfalla: è il suo messaggio. I versi di Friedman furono ritrovati e donati al museo ebraico di Praga. In seguito la sua poesia ritrovata, che recava il titolo The Butterfly ossia La farfalla, fu inclusa nell’antologia I Never Saw Another Butterfly, pubblicata da Hana Volavková e Jiří Weil nel 1959.
Da allora è diventata la poesia simbolo della Giornata della Memoria nelle antologie per l’infanzia.
Scopriamone testo, analisi e commento.
La farfalla di Pavel Friedman: testo
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!L’ultima
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
La farfalla di Pavel Friedman: analisi e commento
La farfalla, che si libra leggera nell’aria e danza tra i fiori, è considera la metafora più tradizionale della libertà. Il giovane Friedman decide di fondare la propria lirica su questa contraddizione: la libertà rappresentata dalla farfalla, che in un chiaro riferimento cromatico viene descritta “gialla” come la luce del sole, e la prigionia degli ebrei costretti nel ghetto. La dicotomia libertà/prigionia è la chiave di lettura fondante dell’intera poesia.
Ciò che Pavel vede nella prigionia di Terezín è assimilabile a un’allucinazione, una visione, un sogno lucido. Alla farfalla gialla come “una lacrima di sole” (da notare che anche il sole piange nel ghetto) viene accostato un aggettivo preciso, definitivo: è l’ultima. Non ce ne saranno altre. In questa parola “ultima” si può cogliere un doloroso presagio: il destino di prigionia e morte è rappresentato dalla farfalla che vola via, come l’ultima speranza.
L’atmosfera angosciosa del ghetto è invece rappresentata dall’albero ombroso del castagno, che viene accostato a un candelabro bianco. Con il volo della farfalla sembra andarsene la primavera, la luce e la promessa stessa di un futuro possibile.
Pavel Friedman conclude la sua poesia con una frase lapidaria che sancisce l’opposizione ineludibile tra prigionia e libertà:
Le farfalle non vivono nel ghetto.
Il battito d’ali fugace della farfalla sembra svanire portando con sé la luce del giorno e consegnare così il mondo alle tenebre dell’odio. Ma Pavel quell’ultima visione di speranza l’ha salvata, racchiudendo il suo battuto d’ali palpitante in una poesia che oggi consegna a piene mani ai bambini perché nella loro vita possano scorgere sempre quella farfalla gialla, che è l’immagine più pura della libertà.
Della farfalla gialla che sorvola il filo spinato ha parlato anche la senatrice Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, nel discorso tenuto al Parlamento europeo:
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La poesia di Pavel Friedman ispirò l’installazione Butterfly Project dell’Olocausto Museum di Houston, in Texas. In occasione della mostra furono realizzate un milione e mezzo di farfalle di carta: una per ogni bambino morto nell’immane tragedia della Shoah. Farfalle fragili come poesie, come quel brandello di foglio ritrovato nel ghetto di Terezín.
Per non dimenticare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La farfalla” di Pavel Friedman: una poesia per la Giornata della Memoria
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poesia molto bella per la giornata della memoria