La felicità che cercavo di Andrew Mark

Protagonista del romanzo La felicità che volevo di Andrew Mark (Frassinelli, 2002, trad. di A. Petrelli) è Ben, un medico che vive nella Grande Mela, una città magica e spietata al tempo stesso, la città che non dorme mai.
Però tutti, prima o poi, hanno bisogno di un po’ di riposo, di staccare la spina, come si suol dire.
Così il nostro decide di partire per un’amena località sperduta tra i monti, il luogo ideale per ritemprare corpo e spirito.
Durante il tragitto incrocerà un uomo in mezzo alla strada che gli chiede aiuto: Ben si ferma, afferra la sua borsa di medico e soccorre la persona in difficoltà.
Nei piccoli paesi, si sa, le notizie corrono veloci e in men che non si dica il nostro si ritroverà sommerso di richieste d’aiuto.
Tra tante persone volete che non ci sia una donna pronta a far breccia nel suo cuore?
Ecco infatti che sulla scena compare Annie e, assieme a lei, la figlioletta Julie.
Annie è l’unica a non avergli chiesto aiuto anche se, all’apparenza, sembrerebbe averne davvero bisogno. Aiuto morale, ovvio.
Forse anche sul lato sentimentale? E chi può dirlo?

Andrew Mark ci dona un libro che sa d’amore e di speranza, un gusto che non può non piacere. Certo, a volte qualche punta di amaro potrà lambire palato e cuore ma, si sa, la vita non è mai avara di sorprese.
Un libro che parlerà sottovoce, ma che comunque dirà cose profonde e importanti, pagine colme di speranza che scivoleranno frenetiche sotto il nostro sguardo.
Una storia dedicata a chi ama prendere in mano la propria vita, ma anche a chi ha deciso di lasciarla scivolare come sabbia fra le dita.
Le giornate possono sembrare a senso unico ma, se basta poco per rovinare tutto, può bastare anche meno per ritrovare quel sorriso che ci aiuta a vivere meglio. Un messaggio bellissimo, che non deve passare inascoltato.