La filosofia come cura di Moreno Montanari

L’heideggeriana angoscia esistenziale non è un malanno da eliminare ricorrendo a una terapia. L’angoscia, il vuoto, la paura della morte, l’incapacità di far fronte a rovesci e sofferenza, secondo Montanari, hanno un unico comune denominatore: l’inautenticità. Se prendessimo atto che il vuoto non è una mancanza di qualcosa e che l’angoscia è un’opportunità, ciò significherebbe che avremmo preso atto di ciò che siamo davvero, senza necessità di appoggiarci a definizioni esterne, valori superiori o altri sistemi di riferimento:

Come l’esperienza della meditazione e la filosofia di Hegel insegnano, sarà solo quando comprenderemo che la paura del negativo è dovuta alle erronee aspettative di una vita ideale (...) che potremo finalmente aprirci a ciò che ci turba (...), scoprire di avere la capacità di affrontarlo senza sentirci sopraffatti o perduti.

Ma noi, non conoscendoci, non ci fidiamo di noi stessi: ecco perché la caduta delle ideologie e la nietzscheiana morte di Dio ci mettono in crisi e così perdiamo l’opportunità di scegliere davvero, "preferendo" (ma il termine è improprio perché in queste condizioni non si prendono decisioni) la depressione, la paura, le scelte prese dagli altri.
La filosofia, intesa come cura di sé, come meditazione scevra da raggiri mediatici, è l’unica soluzione a questo stato di cose; ma attenzione: se il senso non è intrinseco alla realtà, se dobbiamo essere noi creatori di senso (per quanto storicizzato e passibile di confutazione), allora abbiamo sempre bisogno di meditare nel confronto con l’Altro.

Incuneandosi nel pensiero filosofico occidentale e orientale e spaziando nella psicologia del profondo, Montanari ci mostra come il male di vivere non a torto sia stato affrontato in più culture e tempi con un unico efficace mezzo: la consapevolezza.