La gatta che amava le acciughe
- Autore: Detlef Bluhm
- Genere: Amanti degli animali
- Casa editrice: Corbaccio
E’ certamente piacevole alternare ogni tanto una lettura “leggera” a libri più impegnativi. Specialmente per i forti lettori, è un modo per rallentare l’impegno, per far riposare la mente e permettere alle informazioni acquisite ed alle sensazioni provate nella lettura precedente di “sedimentare”, senza venire subito spodestate da notizie ed impressioni altrettanto forti.
Ma attenzione: non sempre quella che all’apparenza è una lettura leggera, magari anche un tantino superficiale, risulta poi essere tale. Succede, come già con il precedente “Impronte di gatto”, anche con questo secondo libro che Detlef Bluhm ha dedicato ai gatti, creature amate da molti e oggetto di una vasta quanto articolata letteratura.
Dalle note di copertina veniamo informati che quello che abbiamo fra le mani non è un romanzo, ma una raccolta di notizie che hanno per oggetto i gatti. Curiose, tristi, divertenti, tragiche, sbalorditive, tutte comunque riportate da giornali o siti internet, con la fonte scrupolosamente citata in calce alla notizia stessa. Da lì l’autore sviluppa poi un commento, arricchendolo con altri aneddoti e notizie sempre inerenti all’argomento. Chi però si aspettasse uno zibaldone di “esperienze vissute” raccontate da padroni di gatti entusiasti, ciascuno convinto di vivere (non possedere, per carità) con il gatto più bello, simpatico ed intelligente del mondo, rimarrebbe estremamente deluso (o sollevato, secondo i casi). Si tratta di veri e propri fatti di cronaca, chiaramente con un occhio particolare a quelli avvenuti in Germania, paese di origine dell’autore.
Detlef Bluhm è certamente un grande amante dei gatti, ma davanti a certe notizie incredibili tira fuori una cospicua dose di scetticismo, che lo spinge a verificare con cura le fonti e a cercare le prove di tutto quello che riporta. Da ciò risulta un atteggiamento estremamente equilibrato, che permette all’autore di frenare l’entusiasmo, esagerato e a volte cieco, dei fan accaniti di gatti e mici, ma allo stesso tempo di presentare, a chi ancora fosse diffidente nei loro confronti, tutta l’originalità e la bellezza interiore di questi animali.
Partendo dai gatti via via protagonisti delle varie notizie, Bluhm effettua piccole incursioni nella letteratura, nella storia, nella cronaca, senza tuttavia mai divagare e rimanendo fedele all’argomento felino. Insieme all’autore facciamo quindi capolino nella vita della scrittrice Patricia Highsmith; apprendiamo che, prima che la Rolls Royce ideasse la sua tipica statuetta (a proposito, sapevate che si chiama Spirit of Ecstasy ed è soprannominata Emily?), erano statuette di gatti a decorare i radiatori delle auto più esclusive; leggiamo nelle parole degli stessi attori le avventure di alcuni veri e propri “gatti da palcoscenico”; e veniamo informati del fatto che i gatti, oltre a trasformarsi in intrepidi salvatori dei loro padroni, possono anche essere perfidi e chiuderli nel terrazzo in una notte gelida…
L’ultimo dei brevi capitoli è dedicato alla purtroppo ancora diffusa piaga della crudeltà verso gli animali in generale ed i gatti in particolare: una chiusura non facile ma necessaria, perché questo flagello non viene mai ricordato abbastanza e mai è sufficiente l’informazione.
Nel complesso, un libro non pesante ma certamente interessante, e non solo per chi ama i gatti. Una lettura gradevole ma non frivola, consigliabile per chi desiderasse svagare la mente senza però occuparla con banali futilità.
La gatta che amava le acciughe. Storie curiose di gatti insoliti
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