La grande fortuna
- Autore: Olivia Manning
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2024
La Fazi Editore pubblica nella Collana “Le strade”, La grande fortuna (2024, titolo originale The Great Fortune, Introduzione di Rachel Cusk, traduzione di Velia Februari) di Olivia Manning (Portsmouth, 1908 – Ryde, 1980).
Si tratta del primo volume edito nel 1960 di una serie di libri sulla storia di Guy e Harriet Pringle, successivamente raccolti in due volumi: “La trilogia dei Balcani” e “La trilogia del Levante” della scrittrice, nominata nel 1976 comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico.
Una riscoperta letteraria da non perdere da parte della Casa editrice romana, protagonista una raffinata e elegante autrice inglese, ingiustamente dimenticata, la cui coinvolgente prosa cattura e seduce il lettore fin dalla prima pagina.
Al centro della narrazione le vicende matrimoniali di una giovane coppia di novelli sposi inglesi sullo sfondo della Seconda guerra mondiale, residenti in Romania, a Bucarest, la cosiddetta “Parigi dell’Est”, a causa del lavoro di lui.
Un racconto che conserva ancora tutta la sua freschezza nonostante sia stato scritto più di sessant’anni fa, e che ricalca la vita di Olivia Manning, la quale tra il 1938 e il 1946, visse in Romania, Grecia, Egitto e, in seguito, Palestina con il marito, il socialista R.D. “Reggie” Smith esonerato dall’obbligo di leva per problemi alla vista, e che quindi lavorava come docente per il British Council.
I Pringle erano sposati da meno di una settimana. Benché Harriet sostenesse di sapere tutto quello che c’era da sapere di Guy, ora iniziò a domandarsi se fosse davvero così.
Nell’autunno del 1939, Harriet e Guy Pringle a bordo dell’Orient Express varcavano la frontiera che li conduceva in Romania. Lui, docente di letteratura inglese e inguaribile socialista, amante della compagnia, lavorava per il dipartimento di Anglistica dell’Università di Bucarest, dove aveva già vissuto per un anno e aveva conosciuto e sposato Harriet nel corso delle vacanze estive. Lei, era rimasta segnata da un’infanzia infelice, a causa del divorzio dei genitori, cresciuta con una zia anaffettiva, tutte le speranze di amore, benessere e felicità, erano riposte in questo matrimonio. Quindi questo cuore impoverito, vuoto dell’amore che i genitori donano ai loro figli, rappresentava un vulnus per Harriet, segnata per sempre da questo abbandono.
“Io non ho genitori”.
Ecco come, capitolo dopo capitolo, la mancanza di affetto genitoriale di un’anonima ventunenne inglese assurge a metafora centrale della guerra, della migrazione, del cataclisma e della morte del vecchio mondo nell’Europa degli anni Quaranta. Harriet, tenace e combattiva eroina, determinata a salvare il proprio matrimonio, mentre soffiano sempre più impetuosi i venti di guerra, deve affrontare il fronte interno, consapevole della complessa mente del marito, che sente allontanarsi da lei, circondato da una vasta gamma di amici e conoscenti.
Bellissima la descrizione della Bucarest dei primi anni Quaranta del XX Secolo, città dai forti contrasti sociali, cuore dell’Europa orientale, minacciata dall’avanzata nazista.
… la disintegrazione della Polonia, la resa di Gdynia, la fuga del governo, l’avanzata tedesca su Varsavia, l’esodo dei rifugiati, me compreso. Le automobili mitragliate dall’alto, gli uomini, le donne e i bambini feriti e uccisi, i morti sepolti a lato della strada.
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