LTI. La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo
- Autore: Victor Klemperer
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Giuntina
- Anno di pubblicazione: 2018
Il potere delle parole, troppo spesso ancora sottovalutato, è in realtà molto più forte di quello della violenza, della quale può, anzi, costituire un efficace coadiuvante. Seducenti, persuasive, intimidatorie, le parole possono insinuarsi pian piano nella nostra vita quotidiana, “abituando” gentilmente ma fermamente i nostri pensieri a prendere strade diverse, oppure tuonare nelle nostre orecchie e nella nostra mente, colpendo la nostra anima. La lingua, però, non è fatta solo di parole: nel senso più ampio di comunicazione, essa comprende atteggiamenti, toni, comportamenti atti a rafforzarne il potere, siano essi naturali e perciò inconsapevoli, o, come nel caso di questo trattato, studiati a bella posta per operare un lavaggio del cervello su larga scala: su di un intero popolo.
Victor Klemperer, classe 1881, ebreo, figlio di un rabbino, fu studioso, filologo e docente. Come si può ben intuire, si trovò a vivere in prima persona la tragedia del nazismo, e soltanto l’avere sposato un’ariana, Eva Schlemmer, lo salvò dalla deportazione. Non, però, dall’emarginazione sociale, togliendogli via via ogni incarico e costringendolo a indossare la tristemente famosa stella gialla, a trasferirsi nelle “case degli ebrei” e, in seguito, alla fuga, durante il bombardamento di Dresda.
Tuttavia, Klemperer, pur essendo fermamente contrario al nazismo, percepiva se stesso non principalmente come ebreo, ma come tedesco. Questo suo senso di appartenenza al Paese non fece che aumentare il suo strazio nei confronti del regime e delle sofferenze che un numero incalcolabile di persone nelle sue stesse condizioni doveva patire, non avendo, come lui, il “salvagente” di un matrimonio misto. I suoi diari, dai quali nacque in seguito LTI. La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo (Giuntina, 2018, trad. Paola Buscaglione Candela), costituirono per lui un’ancora di salvezza alla quale attaccarsi nel mare tempestoso della politica sciagurata e della guerra: il raccontare ogni giorno, partendo dalle piccole cose, i cambiamenti nella vita sociale e pubblica, che via via invadevano anche quella privata, diventò missione e ragione di vita.
Come si è detto, però, la lingua non è fatta solo di parole: per questo sarebbe del tutto sbagliato aspettarsi, da questo volume, un semplice trattato linguistico. Lo è anche, con l’analisi delle parole più usate dai comunicatori del Reich, della loro origine, dei contesti nei quali venivano usate; ma, prendendo in considerazione la comunicazione in toto, Klemperer si occupa anche dei mezzi di comunicazione; del tono con il quale i discorsi pubblici venivano pronunciati (da Hitler in primis); delle varie iniziative atte a raggruppare il popolo sotto un’unica bandiera, quella della dittatura; finanche della comunicazione visuale. Parallelamente, però, all’aspetto pubblico, Klemperer, attraverso la narrazione di episodi della propria vita personale, esamina il cambiamento, talvolta radicale, di idee e comportamenti attraversato da persone a lui vicine per svariati motivi: colleghi di lavoro, amici di famiglia, vicini di casa, via via subdolamente conquistati dalla “nuova” ideologia e convertiti agli ideali nazisti. Dipinge così un quadro molto dettagliato di come la persuasione possa insinuarsi nelle masse, quasi come infiltrazioni di acqua in un terreno, trovandovi accoglienza nella disinformazione e in un seppur minimo tornaconto personale. Paradossalmente egli stesso, con la sua adesione al comunismo che vedeva come antagonista del fascismo, ne rimase in seguito vittima.
La conservazione dei diari di Klemperer si deve alla prima moglie, che li nascose a più riprese presso un’amica insospettabile. Alla seconda moglie Hadwig Kirchner va invece la gratitudine per la loro ampia diffusione. Oggi questi scritti, malgrado certe imprecisioni ben spiegate nelle note in calce al libro, costituiscono non solo un prezioso documento storico e un racconto, vibrante di dolore e passione, di una tragica esperienza personale, ma anche uno spunto di riflessione e un monito: per citare un saggista di altro genere, Vance Packard, in ogni aspetto della nostra vita possono nascondersi “i persuasori occulti”, e non sempre si occupano di pubblicità.
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Un libro perfetto per...
Non è un libro facilissimo, e ovviamente si legge meglio avendo qualche base di lingua tedesca, ma l’argomento trattato riguarda chiunque abbia voglia di pensare con la propria testa, basando sulla conoscenza della storia gli strumenti per affrontare l’attualità.
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